Tra i tanti interventi della Federazione sui media, per i nostri lettori mettiamo in primo piano la lettera che il presidente Amedeo Bianco – nell’impossibilità di partecipare e sentito il Comitato Centrale – ha inviato alla trasmissione “Pomeriggio 5”, andata in onda venerdì scorso, 13 novembre.
All’interno del programma – condotto da Barbara D’Urso – veniva trattato il caso del decesso di Andrea Bonanno, avvenuto all’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza e sul quale è ancora in corso il procedimento della Magistratura.
Ecco, di seguito, la lettera, che è stata letta nel corso della trasmissione.
Gentile Dottoressa Ragusa,
sono rammaricato di non potere accogliere il Suo cortese invito a causa di un improrogabile impegno istituzionale. Desidero, tuttavia, essere presente, seppure indirettamente, facendoLe pervenire alcune riflessioni che spero possano contribuire a fare chiarezza su una questione che tra le altre direttamente ci coinvolge e cioè sul ruolo dell’Ordine dei Medici nei casi di responsabilità professionale.
Non posso prescindere, in questo mio intervento, dalla premessa che l’obiettivo principale del medico è quello di fare il bene della persona malata!
La partecipazione al dolore di una famiglia – nel momento attuale di “questa” famiglia – non è una semplice manifestazione di formale solidarietà. La morte di un bambino è una tragedia immane, che fa male, sempre e soprattutto se il bambino muore inaspettatamente in ospedale, causando un dolore che non ha consolazione e non ammette spiegazioni razionali, moltiplicando angosciosi perché. Mi creda se Le dico che a questa angoscia non si sottrae neanche il medico, il quale viene colpito doppiamente, dal punto di vista umano e professionale, senza sfuggire peraltro a ripercussioni di carattere giuridico.
Infatti, in caso di responsabilità professionale, l’Ordine deve aprire obbligatoriamente un procedimento disciplinare nei confronti del medico, procedimento che però deve essere sospeso qualora il merito del rilievo deontologico coincida con il merito di un procedimento penale, sia in fase di indagine che del processo a conclusione del suo iter di merito (1 e 2 grado).
Nel caso specifico, quindi, il Presidente dell’Ordine provinciale di Cosenza ha giustamente rispettato quanto previsto dalla legge.
Va considerato inoltre che l’azione disciplinare può avere uno svolgimento indipendente rispetto a quello penale solo nei casi in cui c’è un’evidenza certa del profilo di colpa o questa è ammessa dallo stesso responsabile. Qualcuno sostiene, sbagliando, che se così è il ruolo disciplinare dell’Ordine sarebbe inutile o marginale, ma in realtà Le potrei citare casi rilevanti in cui l’unica pena afflittiva patita da un professionista sanzionato per colpa è stata la sospensione, comminata dall’Ordine, della sua libertà dell’esercizio della professione.
Per quanto riguarda il problema in generale degli eventi avversi in sanità, la Federazione Nazionale e gli Ordini dei medici provinciali sono da tempo impegnati nel sollecitare tutti coloro che portano responsabilità, compresi ovviamente i professionisti, a costruire e praticare modelli di organizzazione e gestione delle attività sanitarie, comportamenti professionali e culture della sicurezza e della qualità. Accertare la verità dei fatti è un atto di giustizia e di civiltà al quale non intendiamo sottrarci perché ogni giorno più volte nel giorno, portiamo la responsabilità di decidere sul bene più prezioso della persona: la sua salute e la sua vita. Anche per questo il dolore di questa e tutte le morti, al di là della presenza o meno di specifiche responsabilità, è per noi un monito a fare sempre più e meglio su questa strada.
IL PRESIDENTE FNOMCeO
Amedeo Bianco
Autore: Redazione FNOMCeO