• Home
  • News
  • La Fnomceo cambia casa: nel nuovo palazzo, un pezzo di storia

La Fnomceo cambia casa: nel nuovo palazzo, un pezzo di storia

Fascismo e comunismo, dittatura e democrazia, arte e letteratura: Villa Federzoni, che da pochi giorni ospita, ai primi piani, la sede della Fnomceo, è stata definita un vero “luogo della memoria, che intreccia un secolo di storia (e cronaca) nostrana”. A ricostruire i destini del palazzo, e le vicende dei tanti e diversi personaggi che vi abitarono o, per una ragione o per l’altra, soggiornarono nei saloni affrescati e percorsero lo scenografico scalone centrale, è stato, alcuni anni fa, Edoardo Sassi, in un articolo pubblicato su Il Corriere della Sera, dal titolo “Ricucci nel palazzo di Federzoni e Togliatti”.   Era infatti il 23 aprile 2006: il palazzo era stato, due anni prima, acquistato proprio da Stefano Ricucci, con l’intenzione di trasferirvi gli uffici della Magiste.

Ma facciamo un passo indietro. “L’immobile – si legge nell’articolo – fu la casa di proprietà di Luigi Federzoni, uomo politico, scrittore, più volte ministro e presidente del Senato durante il ventennio fascista. Ma anche ex residenza, nell’immediato dopoguerra, di Palmiro Togliatti e di sua moglie Rita Montagnana. Che divisero quelle stanze con alcune famiglie di sfollati”.

E fu sempre in quella casa che, il 25 luglio 1943, fu redatto il verbale della riunione del Gran Consiglio tenutasi la notte precedente, nella quale fu approvato l’”Ordine del Giorno Grandi” che decretò la caduta di Mussolini. Tra i firmatari, lo stesso Federzoni, oltre a Grandi, Bottai, Ciano, De Bono.

L’originale del documentoscritto con diverse macchine da scrivere e varie correzioni manoscritte – si trova oggi nell’archivio dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, di cui Federzoni fu presidente e che oggi conserva alcune delle sue carte – si legge nell’articolo. – Ma in quella concitata domenica fu scritto a più mani proprio nello studio dell’alto gerarca, al piano nobile del villino, poche ore prima dell’incontro del duce con il re e dell’arresto dello stesso Mussolini, in un clima crescente da stadio d’assedio”.

Nel 2013 fu rinvenuto, dal documentarista Fabio Toncelli, nel corso delle riprese per il suo “Mussolini 25 aprile ’43: la caduta” (trasmesso dalla Rai), un presunto verbale manoscritto della seduta, la cui autenticità è però stata messa in dubbio dagli storici. Vi si descrive un "clima incandescente, con aspri scontri verbali" e addirittura si parla di un gerarca che estrae la pistola. Di questa descrizione della seduta aveva già ricevuto notizia lo storico Renzo De Felice, che l’aveva riportata in una nota del suo volume "Mussolini: l’alleato", senza però riuscire a trovare ulteriori documenti a conferma.

Quel che è certo è invece che, in quelle stanze, passarono, tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, diversi letterati, politici, uomini d’arte e di cultura. Figlio di un letterato e uomo di lettere egli stesso, Federzoni intratteneva infatti rapporti di amicizia e di frequentazione con Gabriele D’Annunzio, Guglielmo Marconi, con il cardinal Montini, il futuro papa Paolo VI, con Umberto di Savoia, con gli scrittori “rondisti” Riccardo Bacchelli e Antonio Baldini. Indro Montanelli gli dedicò, nel 2000, una delle sue “Stanze” sul Corriere della Sera, ricordando un invito a pranzo a casa sua e l’offerta di collaborazione alla rivista “La nuova antologia” di cui Federzoni era allora direttore.

Durante l’occupazione tedesca, mentre Federzoni si era ritirato nel territorio dello Stato Vaticano –  tornato in Italia e assolto da tutti i processi legati ai suoi trascorsi fascisti, rientrò in possesso della casa solo nel 1956, ma non volle mai più abitarci –  il villino fu più volte saccheggiato. Divenne poi la residenza assegnata a Togliatti, “che in quel tempo, da ministro della Giustizia, promulgava la famosa amnistia nei confronti degli ex fascisti”.

Il Migliore non amava quella casa – ricorda Sassi – . Forse per via del suo passato, ma soprattutto perché preferiva (prima di trasferirsi definitivamente nella casa di Montesacro a Largo Arbe, acquistata dal partito) la celebre soffitta di Botteghe Oscure, dove in quegli stessi giorni viveva la sua storia d’amore con Nilde Iotti. […] Roma, da tempo, era ormai liberata. Via i tedeschi. Stava nascendo la giovane Repubblica Italiana”.

E stavano rinascendo anche gli Ordini dei Medici: fu proprio il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, a firmare, il 13 settembre del 1946, il Decreto Legislativo sulla “Ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie e per la disciplina dell’esercizio delle professioni stesse”. Una Legge che, oggi, sta per essere riformata. Mentre proprio da qui, dal cuore della Roma millenaria, la Fnomceo ha scelto di guardare al futuro.


Fonte
: “Ricucci nel palazzo di Federzoni e Togliatti” – 23 aprile 2006 – Edoardo sassi -Archivio Storico de Il Corriere della Sera.   

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.