La Maddalena/1: percorsi comuni tra sanità militare e FNOMCeO

Si è concluso nella tarda mattinata di sabato il workshop su sanità civile e sanità militare organizzato da FNOMCeO e Federazione Regionale degli Ordini dei Medici della Sardegna. La prima giornata del convegno “La professione medica nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Dalla storia al futuro. Sanità Militare e società civile” si è sviluppata all’insegna dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con Agostino Sussarellu, Presidente della Federazione degli OMCeO della Sardegna e Presidente OMCeO di Sassari, che ha introdotto i lavori sottolineando l’importanza di tenere proprio alla Maddalena un convegno che punta a creare sinergie tra il mondo della sanità militare e quello della sanità civile, incastonata nel Ssn.

Sussarellu e Maurizio Benato, Vice-Presidente FNOMCeO hanno esordito spiegando che “il percorso è già avviato, si tratta di arrivare al risultato e questo convegno ha anche questa ambizione: pervenire al più presto alla Carta Etica per la Sanità militare e modifica al Codice deontologico per implemantare proprio il tema della sanità militare”. Sussarellu ha poi parlato della necessità di “un’integrazione tra i due mondi. Siamo in un luogo che ha avuto alti e bassi negli anni, a seconda di come si sono sviluppate le vicende che hanno coinvolto la sanità militare”.

Sergio Sabbatani, dirigente medico nel Policlinico Sant’Orsola e Malpighi di Bologna, ha rispercorso la storia dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con particolare riferimento alla figura di Giuseppe Garibaldi. A un chilometro dalla Maddalena, c’è Caprera. Forse anche per questo, forte è il legame in questa zona con il ricordo dell’eroe dei due mondi. E Sabbatani si è soffermato soprattutto sulle “ferite di Garibaldi” e su chi lo ha curato.

Duecento anni di sanità militare
E’ una storia lunga quella della sanità militare, una storia che dura da 200 anni, come hanno spiegato Antonella Arras e Patrizia Vigogna. Due secoli in cui si sono alternati periodi di pace e periodi di guerra, senza dimenticare che ancora oggi i medici militari italiani sono impegnati su teatri di guerra in diverse aree del mondo in importanti azioni di peace enforcing, di peace keeping e di peace building. E questi aspetti li hanno affrontati Antonio Santoro (Esercito); Pietro Tommaselli (Marina); Alberto Autore (Aeronautica); Vito Ferrara (Carabinieri).

La visione prospettica del passato è necessaria per capire il presente, vale a dire la condizione della sanità militare oggi che si è a un passo da un cambiamento importante: si parla di integrazione, di armonizzazione, di coordinamento di ruoli. Anche se militare, comunque il medico non può che identificarsi con il codice deontologico che individua come fondamento della medicina i principi di autonomia, indipendenza e libertà intellettuale.  Chi è medico e militare dovrà far convivere in sé i due aspetti della professione, e, in tal senso, l’integrazione è d’obbligo, un po’ come avviene, a livello generale, nei rapporti di collaborazione tra sanità militare e sanità civile in Sardegna – come ha rilevato Sussarellu  -un’esperienza che può essere d’esempio anche per altre aree del Paese dove insistono siti militari.

La prima giornata è servita proprio a inquadrare complessivamente il sistema di rapporti tra sanità militare e civile con altre relazioni di Eugenia Tognotti su “Medicina e sanità nel processo di unificazione. Vicende di personaggi, di eserciti e di popolazioni” e di Gennaro Bianchini e Carlo Randaccio su “Sanità militare e sanità civile. Integrazione di ruoli a tutela della salute”. Una giornata che fa da base alle prime conclusioni che saranno tratte domani quando si erntrerà nel merito delle premesse per una Carta etica del medico militare per poi mettere opinioni a confronto nella tavola rotonda finale su “Aspetti deontologici e aspetti di genere nell’evoluzione della sanità militare”.

Seconda giornata, tra codici e norme
Nella seconda giornata, è toccato a Daniele Rodriguez, Ordinario di Medicina legale a Padova, inquadrare il tema: “Dei 26 Codici deontologici esistenti, solo quello dei medici contempla specifici riferimenti al tema che qui trattiamo. Tutti i Codici affermano la tutela della salute in tempo di pace e in tempo di guerra, ed entrano in contrasto con le “ragioni” della guerra. Ma, per tutte le eventualità non previste, vale la clausola della coscienza. Esiste poi una disuniformità nel riconoscimento dei Codici da parte della legislazione italiana”. Luigi Lista, colonnello medico dello Stato Maggiore della Difesa ha compiuto un vasto excursus tra leggi e normative che governano la professione medica dei militari e il servizio sanitario militare: “Siamo in attesa – ha detto – del decreto del Ministero della Difesa su disposizioni tecniche applicative del Codice dell’Ordinamento militare”.
Marcello Giannuzzo, colonnello medico dell’Esercito ha sintetizzato: “Il medico militare ha da un lato il giuramento di Ippocrate, dall’altro il giuramento militare. E’ qui la criticità? La clausola di coscienza è l’unica risposta alle criticità. La carenza di fondi può alimentare comportamenti non etici, specialmente quando le richieste di prestazioni sono superiori alle reali disponibilità. Il circuito Etica militare-Etica medica può trovare la sintesi nell’Etica medica-militare. I medici militari chiedono l’Ecm e sono favorevoli alla Carta etica”.

Si può parlare di Carta etica condivisa?
Relazione congiunta Maurizio Benato, Presidente di Padova e Vice-Presidente FNOMCeO e Giacomo Mammana, generale medico all’Ospedale “Celio” di Roma, una relazione complessa per affrontare “una sfida complessa su più piani. La FNOMCeO ha affrontato tante tematiche che conducono verso una nuova professione. La sanità militare richiede un’esplorazione di tipo etico. La Carta etica è una cornice di riflessione generale, condivisa, le norme esistono già. Immaginiamo un servizio sanitario militare interforze che diventi una nicchia importante nel servizio sanitario nazionale. Il confronto è in atto tra FNOMCeO e Ministero della Difesa e la Carta etica risponderà ai criteri di trasparenza, revisione periodica e orizzonti di idealità e di principi”. I lavori di questa parte della giornata sono stati coordinati da Sergio Bovenga, Presidente dell’Ordine di Grosseto e Annarita Ecca, consigliere Ordine di Cagliari. La tavola rotonda finale è stata moderata da Luigi Arru, Presidente di Nuoro, e Federico Marmo, tenente generale medico e capo ufficio della sanità militare. E proprio Marmo ha introdotto i lavori conclusivi: “La sanità militare segue le stesse dinamiche del SSN, comunque è un pianeta complesso. La sanità militare ha pareti trasparenti, non nascondiamo nulla. Abbiamo numerose norme deontologiche, compreso il Codice di sanità militare, un tomo di 1200 pagine, in cui sono contemplati tanti aspetti che stiamo trattando oggi. La professione del medico militare è una vocazione, una scelta di vita. I militari – ha aggiunto Marmo – non lavorano, prestano servizio. E il senso del servizio ci accompagna nella nostra dimensione sociale dell’essere militari. Esiste anche un’etica della preparazione – ha concluso Marmo – e raccogliamo l’invito della FNOMCeO, perché il nostro primo comandamento è la centralità dell’uomo”.
Rosanna Cecchi, professore di Medicina legale alla Sapienza, Roma, ha auspicato “maggiore conoscenza reciproca tra medicina militare e medicina civile. Il Codice deontologico dei medici già comprende il passaggio sull’etica ma occorre sviluppare l’eticità della vita e della morte”, mentre Maurizio Balistrieri, docente di Bioetica a Torino, ha ricordato che “anche il Comitato nazionale di bioetica sta affrontando il tema della sanità militare, mentre al Celio si tiene un corso di bioetica militare. Occorrerà coordinare questi documenti e queste realtà per pervenire alla Carta etica della sanità militare”.Il Presidente OMCeO Ravenna e componente Consulta deontologica FNOMCeO, Stefano Falcinelli, ha affermato: “Noi poniamo al primo posto il bene dei pazienti, di coloro che soffrono. Occorre compiere una riflessione sui limiti della condizione dei militari in tempo di pace. Siamo per la libertà e l’indipendenza della professione e per i medici il Codice deontologico è unico”.

Donne, stellette e medicina
Entrando poi nel tema della medicina di genere e delle ripercussioni di questa sulla sanità militare, Rita Nonnis, Vice Presidente Ordine di Sassari e componente Osservatorio FNOMCeO della professione medica al femminile, ha ricordato, tra l’altro, che sono 78 le donne medici militari, pari al 5 per cento del totale e Alessandra Garofalo, capo servizio militare mari di Sardegna, ha precisato che “in dieci anni le donne militari sono aumentate progressivamente e sono oggi pari al 10 per cento di tutti gli impiegati nelle Forze armate. Nella Marina militare, lavorano sia a terra, sia a bordo delle navi con professionalità”. Secondo Mauro Barni, professore emerito di Medicina legale a Siena, “l’attuale Codice deontologico dei medici riguarda anche i medici militari”, i quali, afferma Rodriguez, “stanno tra l’incudine e il martello, tra regole militari e regole deontologiche. Occorre lavorare sulla Carta etica e sull’eticità delle norme”. E proprio il senso del lavoro comune sulla Carta etica è stato il tema su cui Amedeo Bianco, presidente della Federazione, ha sviluppato il suo intervento conclusivo.

Autore: Redazione FNOMCeO

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