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La medicina bersaglio e arma della guerra in Siria

Un attacco chimico con il sarin a Khan Shaykhun, in una delle zone ancora controllate dall’Isis, è costata la vita a più di settanta persone, per metà donne e bambini, e intossicato un centinaio di persone. Il sarin è un gas neurino che colpisce il sistema nervoso – rientra tra le armi chimiche vietate dalla Convenzione di Parigi del 1993, che è entrata in vigore nel 1997. Il colosso statunitense ha risposto con 59 missili contro la base di Assad, da cui sarebbe partito il primo raid di armi chimiche.

Se ne discuterà a lungo. Al discorso di Trump la risposta di Putin e di Assad. A seguire le repliche dei rappresentanti dei poteri politici mondiali e dei difensori della dignità umana. A ciascuno la propria interpretazione, a ciascuno il proprio giudizio. Ma il problema come aveva già denunciato il Lancet, poche settimane prima del precipitare degli eventi, è che la Siria soffre e il mondo sta a guardare (1).

Lo sguardo dell’autorevole rivista medico-scientifica era ed è sull’assistenza sanitaria che è – purtroppo – uno dei bersagli di guerra con attacchi deliberati e sistematici a ospedali e personale medico. La Commission on Syria istituita dal Lancet insieme all’American University of Beirut parla di militarizzazione delle cure sanitarie, che viola il principio internazionale di neutralità dalla Convenzione di Ginevra che vieta l’attacco, in caso di conflitti armati, nei confronti di scuole, beni civili e, soprattutto, strutture sanitarie. In Siria le operazioni sanitarie, i luoghi delle cura e dell’assistenza, nonché il personale nei conflitti armati non sono più zona neutrale ma un bersaglio di guerra. Inoltre, il governo siriano dopo l’esplosione della guerra civile aveva varato una legge che criminalizza le operazioni di soccorso alle milizie…continua a leggere

(a cura del Pensiero Scientifico Editore)

Autore: Redazione FNOMCeO

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