La medicina di genere

L’evento ECM sulla Medicina di genere  svoltosi a Pescara lo scorso 4 febbraio, rientra nel
programma  delle iniziative della FNOMCeO per diffondere la cultura di
genere, è stato aperto da Maria Assunta Ceccagnoli, della Commissione
Medicina di Genere FNOMCeO, con una disamina del perché sia necessario
implementare la conoscenza della Medicina di Genere mediante la leva
della Formazione.

Annarita Frullini ha presentato la complessità della visione di genere, dove  occorre  far interagire ricerca di base, ricerca clinica, applicazioni pratiche, informazione e formazione, comunicazione e divulgazione.
“Per  formare sulla medicina di genere – ha detto – servono contenuti e metodologia. Mi piace pensare che la medicina di genere possa essere l’intelligenza connettiva capace di sostenersi e accrescersi attraverso la connessione con altri saperi, affidandosi a moltiplicazione dei campi di interesse piuttosto che alla loro somma.”
Valter Malorni, Istituto Superiore di Sanità del Centro di Riferimento di Medicina di Genere dell ‘ISS ha presentato le “ Nuove frontiere nella ricerca sulla medicina di genere”.
“Sappiamo tutti che le malattie cardiovascolari sono l’esempio paradigmatico di “gender differences” ma a  volte ignoriamo che vi è un dimorfismo sessuale nella prevalenza, nella gravità, nella presentazione clinica e nella risposta agli interventi terapeutici di numerose malattie. Vi è un dimorfismo sessuale nel cancro e  vi sono differenze sessuali nelle risposte immunitarie, sia  negli umani sia  in molte delle differenti specie animali. Anche le  infezioni virali presentano differenze di genere: hanno una maggiore intensità negli uomini e un outcome di malattia peggiore nelle donne. Oltre le differenze già note nei destini cellulari oggi si è scoperto che i linfociti hanno recettori di superficie,  oltre i recettori nucleari. Questi recettori di superficie possono  indurre autofagia,  attivando segnali intracellulari.  Di grande interesse è poi il riflettere sulle relazioni fra i cromosomi sessuali. Per evitare una sovra-espressione nella trascrizione dei geni presenti in entrami i cromosomi X si è documentato l’inattivazione casuale di un cromosoma X.  “La disattivazione viene a cessare dopo i 65 anni:  il mosaicismo che si era creato si riduce , si de-randomizza e la donna rischia overexperssion o downexpression”. Ha concluso Malorni : “Vi è un percorso parallelo fra la medicina di genere e la farmacogenomica, la medicina di precisione e quella personalizzata“.
Carlo Garufi direttore dell’Oncologia Medica della USL di Pescara ha affrontato il vasto argomento dell’oncologia vista in ottica di genere.“Se l’incidenza dei tumori è più elevata nel sesso maschile,  per le donne la sopravvivenza nei tumori è maggiore del 10%, con l’eccezione del carcinoma della vescica dove le donne hanno tumori più avanzati alla diagnosi e maggiore mortalità. L’immunoterapia sostituirà in molti casi la chemioterapia, già nei prossimi cinque anni, grazie allo studio dei cicli immunologici cellulari “.
Teresita Mazzei Coordinatrice Commissione Medicina di Genere FNOMCeO nel presentare alcuni dati del rapporto Osmed sull’Uso dei Farmaci in Italia 2015 ha ricordato che  le donne consumano più farmaci e che alle donne vengono prescritti più farmaci eccetto i cardiovascolari. Dal rapporto Osmed  vediamo come per le donne vi sia una prevalenza di uso di farmaci antineoplastici e immunomodulatori dai 40 fino a75 anni. Oltre i 75 anni vi è per uomini e donne la stessa prevalenza d’uso. Si fa riferimento a dati non ancora suddivisi nè per tipo patologia né per tipo di farmaco. A Mario Melazzini, Direttore Generale dell’Aifa, è stato chiesto -nei prossimi rapporti Osmed -di sottoclassificare la tipologia di farmaci e sopratutto il tipo di indicazioni. È possibile  farlo per tutti i settori. Si parte dai chemioterapici e questo sarà un grande aiuto per comprendere uso e consumo dei farmaci. In molte casistiche vediamo come, nel sesso femminile, a parità di trattamento, alla significativa maggiore tossicità  corrisponda una migliore risposta al trattamento e una maggiore  sopravvivenza.
Mazzei ha concluso ricordando la necessità che i nuovi farmaci oncologici considerino  il genere come una delle possibili varianti, sia in termini di efficacia e tossicità, perché “le differenze di genere, anche se parzialmente conosciute, sono profondamente sottovalutate nella pratica clinica.” 

Autore: Redazione FNOMCeO

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