La salute dei bambini nel “Libro Bianco 2011”

Report n. 27/2012

LA SALUTE DEI BAMBINI – LIBRO BIANCO 2011

L’Italia non è un “Paese per bambini”, che sono pochi e anche tendenzialmente obesi. ma nonostante questo, comunque, in condizioni di salute complessivamente buone. E’ questo il quadro, non del tutto roseo, che emerge dal primo Libro bianco 2011.

La salute dei bambini, un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione pediatrica italiana fino a 18 anni di età, e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane ricevuta da questa importante fetta di popolazione, che rappresenta il futuro del Belpaese.

Pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma, in collaborazione con la Società italiana di pediatria (Sip), presieduta dal professor Alberto Ugazio, e coordinato dal professor Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il Libro Bianco mette in evidenza non pochi elementi di criticità.

La contrazione della spesa sociale per la maternità e la famiglia, sia a livello nazionale che locale, è forse uno dei più preoccupanti insieme a quello della denatalità e ai numerosi problemi che continuano a rendere non equa e scarsamente efficace l’assistenza socio-sanitaria ai bambini migranti.

Basti pensare che dal 1871 al 2009 la natalità si è quasi dimezzata (-74,25%) e attualmente si assesta al 9,5%, cioè nascono 9,5 bebè ogni 1000 abitanti, contro, solo per fare qualche esempio, 12,8% della Francia, 10,8% della Spagna, 12% della Svezia e 12,8% del Regno Unito. Il livello della fecondità è in lieve aumento grazie all’apporto delle donne straniere.

L’Italia ha un volto sempre più vecchio, infatti, sebbene la popolazione italiana dal 2001 al 2010 sia aumentata del 5,9%, tale incremento non ha interessato la fascia di età 0-18 anni che, invece, è diminuita del 2,64%. Questi dati confermano il rapido processo d’invecchiamento che si sta delineando nel nostro Paese. A livello territoriale, la percentuale maggiore di giovani under-18 anni (21,6%) si registra in Campania che, ormai da anni, detiene il record di regione “più giovane”. Valori elevati vengono riscontrati anche nella Provincia autonoma di Bolzano (21%), in Sicilia (20,2%) e in Puglia (19,6%). Al contrario, la Regione con la struttura per età meno sbilanciata verso la classe “giovane”, è la Liguria che presenta il dato più basso (14,6%) e che, da anni, risulta essere la regione “più vecchia”. Seguono il Friuli Venezia Giulia (15,7%), la Toscana (15,9%) e, a pari merito, il Piemonte e la Sardegna (16,1%).

In più, l’Italia è uno dei Paesi europei dove i livelli di fecondità totale, seppur in crescita, risultano tra i più contenuti. Nel 2008, è stato pari a 1,4 figli per donna. Tale valore, anche se in lieve aumento rispetto agli anni precedenti (+0,1 punti percentuali rispetto al 2000), risulta, comunque, inferiore al livello di sostituzione (circa 2,1 figli per donna) che garantirebbe il ricambio generazionale.

Dal Libro Bianco emerge chiaramente l’incremento delle nascite da cittadini stranieri, sia con uno che con entrambi i genitori stranieri, soprattutto a partire dall’anno 2003.

La quota più elevata è quella dei nati da madre straniera. Questo indicatore, che nel 1999 era pari a 5,4%, si attesta nel 2008 a 15,9%. Le regioni del Nord sono nel 2008 quelle con la più elevata incidenza di nati da almeno un genitore straniero. Al contrario, nelle regioni del Mezzogiorno la quota di nati con almeno un genitore straniero risulta non solo inferiore al dato nazionale, ma estremamente contenuta. Sono i romeni, la prima comunità per presenza (20,5%), a generare il più alto numero di nati tra gli stranieri (17,2%). Al secondo posto la comunità marocchina con il 16,9%. Segue la comunità albanese con il 12,6%.

I bambini più in linea sono quelli del Nord, quelli con più problemi di bilancia vivono nel Centro-Sud. Le regioni che presentano, nel 2010 i valori maggiori sono per il sovrappeso l’Abruzzo (28,3%) seguito dalla Campania (27,9%) e a pari merito da Molise e Basilicata (26,5%), mentre per l’obesità le regioni maggiormente interessate dal fenomeno sono la Campania (20,5%), la Calabria (15,4%) e il Molise (14,8%). Nelle Province Autonome, invece, si registrano i valori minori (sovrappeso PA di Bolzano 11,4%; obesità PA di Trento 3,5%). Dal confronto dei dati 2008-2010 si evidenzia nelle regioni Centro-settentrionali (a eccezione del Veneto che presenta una tendenza opposta dovuta alla notevole riduzione del numero di soggetti obesi che determina l’aumento dei soggetti in sovrappeso) una riduzione dei tassi di sovrappeso che oscilla tra il -17,9% del Friuli Venezia Giulia e il -1,5% del Piemonte. Gli incrementi, invece, riguardano il Meridione, tranne la Sicilia dove il trend e’ in diminuzione (-4,1%). La regione in cui si e’ registrato l’aumento più consistente è la Sardegna (+11,2%).

Per l’obesità tra 2008-2010 si registra una diminuzione nelle regioni Centro-meridionali, a eccezione della Toscana e della Basilicata (rispettivamente con +1,4% e +3,7%) e della Sicilia i cui valori risultano stabili. Tra le regioni del Nord, che presentano un trend in aumento, da evidenziare è la tendenza controcorrente del Veneto (-4,1%), ma soprattutto della Valle d’Aosta che presenta anche la maggiore riduzione in assoluto pari a -31,1%.

Roma 12/09/2012

Autore: Redazione FNOMCeO

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