Sabato
2 dicembre 2017, Teatro Municipale Romolo Valli, Sala degli Specchi, Reggio Emilia. Il convegno nazionale
organizzato dall’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Reggio Emilia insieme con
la Federazione Nazionale degli Ordini rappresenta realmente un’occasione
importante per contribuire a trasformare il panorama aggiornato delle
disuguaglianze di salute in Italia e a livello internazionale da notizia di
cronaca a materia di lavoro sulla quale impegnare il mondo della Sanità, della
Politica, della Formazione…
Gli effetti della crisi economica globale, che si avvicina alla durata record del decennio, hanno infatti acuito diseguaglianze in ambito economico e sociale sino quasi a conferire, oggi, un velleitario sapore prometeico alla definizione di salute dell’OMS del 1948. La salute, intesa come completo stato di benessere fisico, psichico e sociale, era in qualche modo la summa degli entusiasmi e delle speranze nate dalla lotta mondiale alla barbarie nazifascista, responsabile di una guerra il cui numero di morti (stimati in oltre 50 milioni) per la seconda volta (dopo quanto accaduto nella Prima Guerra Mondiale) erano stati più tra i civili che tra i militari. I bombardamenti, gli eccidi, i rastrellamenti, la notizia dell’esistenza dei campi di sterminio, la Resistenza in Italia… avevano trasformato la stessa concezione di guerra conferendole una dimensione angosciosa di quotidianità che lasciò poi il passo all’entusiasmo e alla fiducia nel futuro che si manifestò in tutto il mondo con un’esplosione demografica senza precedenti fino agli anni ’70.
Poi, crisi dopo crisi (dal 1974 ad oggi), le cause per cui la mortalità e la morbilità sono distribuite in modo non omogeneo tra i gruppi sociali in cui la popolazione è suddivisa sono diventate oggi delle conoscenze EB di cui si occupa in primo luogo l’Epidemiologia ma con le quali tutta la Medicina e la Sanità deve fare i conti. Persino in contesti socio-politico-culturali come gli Usa dove l’accesso universalistico alle cure è nell’agenda politica di quel grande Paese da decenni ma continua a rimanere, nei fatti, più chimera che compiuta realizzazione.
“Le cause delle disuguaglianze di salute tra gruppi sociali sono attribuibili alle disuguaglianze economiche e sociali, attraverso meccanismi che coinvolgono gli stili di vita, le esposizioni professionali e ambientali, le reti relazionali, le modalità di crescita nei primi anni”. Questa frase, ripresa dal flyer dell’evento reggiano, potrebbe essere benissimo pronunciata da uno dei relatori al Convegno (il prof. Giuseppe Costa del Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche Università di Torino) che ha scoperto come nel solo percorso urbano di una linea tranviaria torinese, da capolinea a capolinea, la vita media diminuisca di ben sette anni. Chi vive a Piazza Hermada (zona residenziale di prestigio della pre-collina torinese) ha cultura, possibilità economiche e conoscenze specifiche che gli consentono di tutelare meglio la salute rispetto a chi vive al capolinea opposto, dall’altra parte della città: le Vallette, insediamento popolare nato inizialmente per dare una casa ai profughi giuliani e diventato negli anni una concentrazione sempre più popolosa di immigrati.
Il SSN italiano nacque nel 1978, sulla scorta dell’esperienza britannica, come contrasto alle disuguaglianze per riequilibrare, sulla base dei bisogni socio-sanitari, le differenze di salute. Poi si è provveduto a scorporare l’assistenza sanitaria da quella sociale, si è proceduto ad aziendalizzare il Servizio per renderlo in grado di gestire meglio i costi alla luce del fatto che le risorse non sono infinite e che bisogna introdurre criteri di priorità. Per rendere più vicino il Servizio ai bisogni di salute dei cittadini lo si è regionalizzato fino a introdurre il concetto di Federalismo in Sanità che paradossalmente sembra invece aver contribuito a marcare (ancora di più e in modo più profondo), le differenze nell’assitenza erogata: da luogo a luogo, da regione a regione.
E la stessa storia del Servizio Sanitario Nazionale a testimoniare l’importanza di questo convegno di Reggio Emilia. Una storia, spesso tormentata, secondo alcuni storici “un eterno anno zero dell’assistenza sanitaria del nostro Paese”, che però ha saputo anche proporre modelli operativi di assoluto prestigio e che, anche nelle difficoltà più gravi, non ha mai dimenticato la cooperazione internazionale: un settore dove l’Italia ha un ruolo importante ed è accreditata di molte eccellenze.
Coniugare la lotta alle diseguaglianze con la sostenibilità del sistema: un impegno da far tremare i polsi ma al quale necessitano come l’aria lo studio e il confronto. Proprio quello che si propongono gli organizzatori di questo importante appuntamento reggiano.
A cura di Nicola Ferraro
Autore: Redazione FNOMCeO