In queste settimane la sanità va spesso in copertina. E’ successo dieci giorni fa con uno dei newsmagazine più importanti del nostro Paese, l’Espresso, che ha realizzato una cover dal titolo "Ospedali senza medici", un servizio presentato con questo sommario “Mancano i dottori: 39mila in meno in cinque anni. Pensionati a 58 anni dalla norma Brunetta. Niente turnover. Così i pronto soccorso collassano e le liste d’attesa si allungano. Ma le Regioni si ribellano”, il tutto supportato da un’intervista a Ignazio Marino. Ampio il servizio, che riporta dati da tempo diffusi dalla FNOMCeO sulla preoccupante flessione della popolazione sanitaria. Ieri è poi andato in edicola l’ultimo numero di Focus, mensile di GrunerJahr/Mondadori, con un titolo accattivante, A caccia di bravi medici. Il mensile, che è di alta diffusione soprattutto nel mondo dei giovani e dei “curiosi di novità” presenta un doppio servizio sul tema “fateci scegliere i bravi medici” all’interno del quale si offrono dati sui risultati qualitativi degli ospedali italiani e – in un secondo pezzo – una sorta di non precisato decalogo basato sul buon senso sul tema di come scegliere il proprio medico di famiglia.
Non vogliamo, ovviamente, entrare nel merito delle scelte editoriali o della qualità del servizio al lettore, rimane la considerazione che sempre con maggior puntualità i temi della salute fanno notizia, nella sottolineatura, però, di una “nuova tendenza”. Fino a ieri era soprattutto la malasanità il tema battuto, con la preoccupante voglia di sbattere il mostro-medico in prima pagina, a tutto vantaggio delle assicurazioni e con un impennata di cause civili intentate da parte di pazienti o loro famigliari. Oggi, è qui sta la novità, cresce la necessità di proporre temi legati ad altre problematiche: qualità dei servizi offerti, valutazione delle prestazioni, programmazione dei servizi e dei professionisti, puntando verso quell’universo che potremmo definire “classificatorio” (anche se il termine suona male….) delle prestazioni dei medici e delle strutture. Oggi i media stanno in realtà scoprendo che il cittadino vuole riferimenti certi per la propria salute, sicurezze quasi statistico-matematiche in tema cura-guarigione; va da sé che in questa nuova tendenza la notizia del “medico che sbaglia” può essere meno forte della notizia del “medico che non sbaglia mai” o dell’ospedale perfetto, proposte ovviamente con supporto di numeri e grafici. In entrambi i casi, c’è qualcosa di pericoloso, se lasciato alle pure necessità di vendita, di locandina selvaggia, di titolo sparato, di lancio d’agenzia…
In questo contesto di nuove tendenze informative, capita perfetto il convegno “Medico, Medicina, Mass Media: la filiera della comunicazione in Sanità” che la Federazione dei Medici propone immediatamente dopo Pasqua a Reggio Calabria. Sarà momento di dialogo tra i due mondi della medicina e dell’informazione con l’obiettivo di condividere un modo di entrare in reciproco rapporto per affrontare insieme un periodo, quello del futuro prossimo, che presenta segnali di cambiamento importanti. Cambiano le richieste dei cittadini e dei lettori, cambiano i modi e gli stili della comunicazione, cambia (giocoforza) il sistema sanitario, sottoposto – come dice sempre Ivan Cavicchi – a “sfide non rimandabili da parte delle politiche economiche che la condizionano e del cambiamento sociale che la spiazza”. In tutto questo mutare, di fronte a copertine e a messaggi informativi sempre più pressanti e in grado di esprimere, ma anche di indirizzare le domande, i medici incontrano i giornalisti per trovare un “sentire” e – se possibile – un operare comune (o almeno un senso di marcia condiviso). Ricordando reciprocamente che il lettore è anche un (probabile) paziente, visto che la salute assoluta non è virtù umana. E che questo paziente non verrà mai curato da un reporter, ma sempre da un medico.
Autore: Redazione FNOMCeO