Un numero sempre crescente di studenti, a causa di patologie invalidanti non coperte dal servizio di istruzione domiciliare, non sono in grado di frequentare in modo regolare le attività scolastiche. Partendo da questa fotografia della realtà, fra il 2013 e il 2016 l’Istituto per le Tecnologie Didattiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITD-CNR) su richiesta del Miur ha realizzato, in collaborazione con l’Associazione nazionale dei dirigenti pubblici e delle alte professionalità della scuola (ANP) e Fondazione Tim il progetto Tris (Tecnologie di Rete e Inclusione Socio-educativa), con l’obiettivo di ideare, mettere a punto e sperimentare un modello di inclusione socio-educativa per gli alunni impossibilitati alla normale frequenza scolastica. Il progetto prevedeva la creazione di una “classe ibrida inclusiva” attraverso l’uso di risorse cloud per consentire la partecipazione attiva e collaborativa dell’alunno a distanza alle normali attività che si sviluppano in aula.
Nello specifico, il modello è stato sperimentato su tre studenti costretti a casa da una grave forma allergica (la sensibilità chimica multipla – MCS) e uno in attesa di trapianto e ha coinvolto 10 classi, con oltre 150 alunni e 112 docenti, dando vita a una classe ibrida capace di utilizzare una molteplicità di strumenti tecnologici in un nuovo ambiente di apprendimento reale e virtuale, con un approccio didattico più collaborativo da parte dei docenti.
Il successo derivato dalla sperimentazione del modello ha condotto i promotori dell’iniziativa a lanciare una seconda fase del progetto, Tris.2, che avrà durata biennale (2018-2020) e che prevede alcune novità: la realizzazione del primo censimento in Italia dei ragazzi che non possono frequentare normalmente le lezioni in aula e la mappatura delle pratiche adottate nelle scuole per gestire i casi di mancata presenza a scuola. Il modello Tris verrà inoltre diffuso a livello nazionale grazie a corsi di formazione online destinati ai docenti delle scuole e agli stakeholder.
Autore: Redazione