Consuetamente, nelle sintesi di storia della medicina, il ruolo di Torino come bacino di elaborazione e diffusione di nuovi paradigmi scientifici, si riduce a pochi nomi di spicco, come se l’incidenza della città sulla scienza medica fosse più debitrice a ‘personalità’ di rilievo che a un tessuto ben strutturato di relazioni tra istituzioni, operatori, luoghi di ricerca e di cura. La straordinaria ricchezza di testi medici (in alcuni casi anche rarissimi) conservati alla Biblioteca Nazionale Universitaria, all’Accademia di Medicina e all’Accademia delle Scienze di Torino sono invece il segno tangibile di una vocazione strutturata e diffusa alla ricerca in ambito medico e alla applicazione e sperimentazione in ambito clinico.
Questa incidenza di collezioni mediche, pari e talvolta superiore per straordinarietà a quelle ‘capitali mediche’ accreditate (Padova, Pavia, Napoli, Salerno), ha spinto la Regione Piemonte a finanziare un Progetto di Ricerca proposto dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino ha come titolo “La Scuola medica torinese”. Il Progetto si propone di attestare, a partire proprio dalla presenza di testi medici negli archivi e nelle biblioteche della città, il ruolo di Torino come centro di elaborazione, applicazione e diffusione della scienza medica in epoca moderna (ruolo che non le è stato ancora pienamente riconosciuto).
L’impianto del progetto è ambizioso e razionale, e parte dalla necessità di censimento e catalogazione del materiale medico a partire da un particolarissimo e ancora mai studiato tipo di testo, i Consulti. Il genere ‘consulto’ (il parere, inviato da un medico più o meno noto, su diagnosi, prognosi, terapia di un caso specifico a un altro medico o, molto più raramente, a un paziente in genere di alto lignaggio) ebbe infatti in Italia nel 1700 uno dei centri di maggior codificazione e diffusione. Il corpus torinese, raccogliendo quasi la totalità dei consulti settecenteschi di tradizione italiana, offre un’occasione rara di conoscenza della pratica medica reale, della relazione tra medico e paziente, della effettiva assunzione delle nuove scoperte anatomico-fisiologiche del tempo, se non addirittura la possibilità di ipotesi epidemiologiche. Tra gli altri elementi salienti che rendono fondamentale la ricerca in quest’ambito, la “questione della lingua”: i consulti erano richiesti e redatti in italiano (e non in latino, come ancora i testi medici di dottrina e i trattati medico-anatomici lungo tutto il 1700); proprio per questa straordinaria tipicità linguistica (testi da medico a medico, da ‘dotto a dotto’ scritti in volgare e non in latino) che l’insieme dei consulti settecenteschi rappresentano, nell’evoluzione della lingua scientifica, la fase nascente ma già matura della lingua medica italiana, ancora tutta da sondare.
Il Progetto “La Scuola medica torinese” si propone quindi di censire, raccogliere, indagare il corpus di consulti medici di tradizione italiana e diffondere gli esiti delle ricerche sempre nell’ottica di condurre a una maggiore comprensione della ‘funzione-Torino’ nel panorama della scienza medica settecentesca e non solo. La ricerca verrà svolta grazie a uno staff interdisciplinare (storici della lingua italiana, storici della modernità, storici della medicina, architetti, linguisti computazionali) e internazionale (oltre all’Università di Torino e all’Accademia di Medicina, e del Politecnico di Torino, la supervisione scientifica è affidata all’Università L’Orientale di Napoli e all’Istituto di Medicina dell’Università di Ginevra) e con la collaborazione dell’OMCeO di Torino, della FNOMCeO, dell’Associazione “Erreics Onlus” e dell’Associazione “Remedia – lingua medicina malattia”.
*Il progetto è coordinato dalla professoressa Raffaella Scarpa- Docente di linguistica medica e clinica (Unito)
Autore: Redazione FNOMCeO