Latini (CAO Teramo): previdenza Enpam, quale “assistenza” per gli Odontoiatri?

Parlando di libera professione e di pensioni, troppo spesso si tralascia di pensare ai momenti in cui la nostra capacità lavorativa diminuisce o si azzera per periodi più o meno lunghi. Così vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi su alcuni temi che a volte tralasciamo, forse per noncuranza.

Bisogna sapere che tra le prestazioni erogate dal nostro Ente, l’Enpam, è considerata la cosiddetta “assistenza”, che riguarda sia la quota A ,sia la quota B. I fondi destinati nella quota A, riguardano tutti i contribuenti, mentre i fondi destinati alla quota B riguardano solo i liberi professionisti.

I fondi che vengono destinati alla Quota B sono prelevati dai contributi versati nel fondo in misura dello 0,5% sull’ 1% che si paga dopo i 50.000,00€. Detto così sembra una piccola cosa , invece nel cumulo di tutti gli iscritti Enpam sono stati per il 2010 ben 2.500.000,00 di cui utilizzati circa 100.000,00 (dati forniti dall’Enpam).

Premesso questo, se mai qualcuno di noi dovesse trovarsi nella situazione di non poter lavorare per motivi gravi di salute, in base agli attuali regolamenti, non può purtroppo pensare di avere una minima forma di assistenza a meno che non si trovi nella situazione di:
1) Avere un reddito complessivo del nucleo familiare non superiore a sei volte l’importo del trattamento minimo Inps, aumentato di un sesto per ogni componente il nucleo escluso il dichiarante al netto delle spese sostenute per gli eventi di cui sopra.
2) Essere in uno stato di malattia da almeno 60 giorni.

Con queste premesse risulta quasi impossibile che qualcuno possa godere di una minima forma assistenziale. Paradossalmente chi in qualche misura evade il fisco, viene premiato da questo sistema.

Questo problema non è sentito alla stessa maniera da tutti gli aderenti alla Quota B , perché molti non sono professionisti puri, avendo anche un reddito da lavoro dipendente. Cosi non è per chi, come i dentisti liberi professionisti, dipende solo dalla propria capacità lavorativa dovendo garantire gli stipendi al proprio personale e alle spese di studio (leasing, mutui), soprattutto per i giovani che si affacciano alla professione. Nel comune sentire quando si parla di dentista si immagina sempre una persona piena di soldi guadagnati con molta facilità. Se questo poteva essere valido nel passato, di certo non vale più oggi perché questa professione richiede un continuo dispendio di risorse economiche e impegno nel seguire la continua evoluzione dello sviluppo dei mezzi tecnologici che portano al miglioramento della qualità delle nostre prestazioni. Non a caso la nostra odontoiatria è ritenuta una delle migliori al mondo.

Sempre restando sul tema “assistenza” del nostro Ente previdenziale, mi preme portare l’attenzione dei lettori su un aspetto poco considerato eppure delicato e strategico: l’indennità di maternità ( cercare regolamento sul sito dell’Enpam ). Perché desidero sottolineare questo aspetto? Semplice: considerato che molto spesso le giovani colleghe si trovano all’inizio dell’attività, e quindi con un reddito molto basso, stante i regolamenti di cui sopra, praticamente l’indennità di maternità è qualcosa con cui non si può assolutamente vivere o organizzare con serenità ed equilibrio il proprio compito di madre. In effetti: si parla tanto di tutelare la maternità ma dov’è questa tutela? Sarebbe bello, utile e democratico che anche quest’aspetto problematico, che riguarda nel presente e nel futuro una congrua componente della professione medica, sia correttamente valutato e, finalmente, concretamente risolto.

Alba Latini
Presidente CAO Teramo

Autore: Redazione FNOMCeO

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