Laureati, occupazione, retribuzioni e stanziamenti per l’Istruzione nei Paesi OCSE

Report n. 87/2010    

LAUREATI, OCCUPAZIONE, RETRIBUZIONI E STANZIAMENTI PER L’ISTRUZIONE NEI PAESI OCSE

Pochi laureati e quelli che conquistano l’ambito titolo di dottore fanno fatica a trovare un posto di lavoro. Soprattutto se sono donne. L’annuale pubbli­cazione dell’Ocse, «Education at a glance 2010», presentata a Parigi conferma il difficile rap­porto tra istruzione qualificata e mercato del lavoro in Italia.

Attualmente, secondo l’Orga­nizzazione parigina. che ha pre­so in considerazione dati 2008 di oltre 30 Stati membri, la per­centuale di laureati nel Belpae­se si attesta a quota 32.8%, con­tro una media Ocse del 38 per cento.

II tasso di occupazione dei laureati è dell’86,6% tra gli uomini, oltre 3 punti in meno della media Ocse. Dati in disce­sa anche tra le laureate: 76.1%, contro il 79,9% dell’Ocse.

Tra i principaIi partner europei, fan­no meglio di noi Francia, Germania, Regno Unito. La Spagna, ri­spetto all’Italia, ha una percen­tuale più alta di donne laureate che lavorano, 88%, ma una più bassa per quanto riguarda i col­leghi uomini, 80.1 percento. Ne­gli Stati Uniti la percentuale complessiva di laureati è del 37,3 per cento. Lavora l’89.3% di dottori. Il 79% di dottoresse.

La ricerca dell’Istituto che si occupa di cooperazione e svi­luppo economico indica comun­que in aumento il numero dei laureati nella Penisola: +5,3% medio annuo rispetto al 1998.

Anche se la situazione è diffe­rente in base all’età. Nella fascia 25-34anni, la percentuale di col­letti bianchi raggiunge il 20% (la media Ocse è del 27%), mentre è solo il 10% tra gli ultra 55enni. L’85% dei giovani arriva al diplo­ma di scuola media superiore, ma all’Università si iscrive il 51% (contro la media Ocse del 56%) e la laurea viene conquistata da appena un ragazzo su tre.

Nel complesso la media dell’istru­zione universitaria ne I Paese re­sta minimale rispetto a quella dei cosiddetti Paesi più "ricchi": solo il 24% di tutta la popolazio­ne contro il 33,5% degli Stati Uni­ti, il 14.7% del Giappone, il 5,8% della Germania.

La carenza di laure­ati in Italia è «un fenomeno strutturale». I dati Ocse, mostrano in pieno an­che tutti i limiti delle attuali lau­ree triennali, «che alla prova dei fatti sono risultate poco pro­fessionalizzanti». Altro concetto messo in evidenza da Bruxelles, è l’impor­tanza di raggiungere ulteriori importanti obiettivi della strategia «Ue-2020». Vale a dire, scendere al 10% di abbando­no scolastico (ora siamo tra il 15% -16%) e fare in modo che il 40% della popolazione abbia un diploma universitario.

Per fare tutto questo però è fondamentale investire in istru­zione. E qui, secondo i dati della ricerca, l’Italia è messa abba­stanza male. Roma spende ap­pena il 4,5% del Pil nelle istituzioni scolastiche contro una me­dia Ocse del 5,7 per cento. Solo la Repubblica Slovacca spende meno tra i Paesi industrializza­ti. Complessivamente, la spesa pubblica nella scuola (inclusi sussidi alle famiglie e prestiti agli studenti è pari al 9% della spesa pubblica totale, il livello più basso tra i Paesi industrializ­zati (13,3% la media Ocse) e l’80% della spesa corrente è as­sorbito dalle retribuzioni del personale. docente e non, con­tro 70% medio nell’Ocse.

La spesa media annua com­plessiva italiana per studente è di 7.950 dollari, non molto lonta­na dalla media (8.200), ma foca­lizzata sulla scuola primaria e se­condaria a scapito dell’Universi­tà. dove la spesa media per stu­dente inclusa l’attività di ricer­ca è di appena 8.600 dollari con­tro i quasi 13mila Ocse.

In Italia poi le ore di istruzio­ne previste sono ben 8.200 tra i 7 ei 14 anni. Solo in Israele i ragaz­zi stanno più a lungo sui banchi e la media Ocse si ferma a 6.777. Le dimensioni delle classi sona maggiori rispetto alla media Ocse (18 alunni contro 22) e il rap­porto studenti insegnante è tra i più bassi (10,6 alla scuola pri­maria contro media 16,4).

I do­centi inoltre sono pagati meno della media soprattutto ai livelli più alti di anzianità di servizio, Un maestro di scuola elementa­re inizia con 26mila dollari e al top della carriera arriva a 38mi­la (media Ocse 48mila). Un pro­fessore di scuola media parte da 28mila per arrivare a un massi­mo di 42miIa (51mila Ocse), men­tre un docente di liceo a fine car­riera arriva a 44mila, contro i 55mila della media Ocse.

Roma 13/09/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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