Le continue notizie che pervengono anche dai mass media sulle vicende legate all’incremento dell’esercizio abusivo della professione attraverso sistemi sempre più sofisticati diretti ad ottenere il riconoscimento non dovuto di diplomi di laurea conseguiti all’estero, mi inducono a rappresentare con la massima energia la preoccupazione dell’intera professione per le gravi conseguenze di quanto sta accadendo.
Il nostro sistema giustamente garantista per quanto concernente il riconoscimento dei diplomi di laurea conseguiti all’estero, sia nei paesi della UE sia in Paesi non comunitari, è troppo spesso aggirato attraverso "ingegnose" triangolazioni che tengono a far passare come comunitarie lauree di tutt’altro tipo.
La laurea in Odontoiatria, al pari di quella in Medicina e Chirurgia, deve essere professionalizzante.
Inoltre, è forse il caso di ripensare il sistema anche attraverso una riforma sempre più necessaria dell’esame di abilitazione per l’accesso alla professione che consenta di verificare, come avviene per i laureati italiani, la capacità e la adeguatezza dei professionisti provenienti dall’estero a intraprendere la professione in Italia.
Il Ministero della Salute sta facendo quanto è possibile ma senza le necessarie modifiche normative si rischia di perdere il controllo della situazione con l’evidente pericolo di inserire nella nostra professione soggetti non adeguatamente formati e quindi pericolosi per la tutela della salute dei cittadini.
Siamo grati all’Autorità di Polizia Giudiziaria (NAS, Guardia di Finanza ecc.) che svolgono il loro compito di controllo e di repressione con impegno e senso di responsabilità, ma non è possibile dimenticare che l’attuale normativa dell’art. 348 del c.p. punisce in modo irrisorio un reato grave che viene a torto considerato bagatellare.
Insopportabile l’atteggiamento autoassolutorio di chi, invece, dovrebbe denunciare e favorire l’esclusione dalle proprie organizzazioni di categoria degli scorretti operatori.
Ancora una volta quindi mi rivolgo al nostro Parlamentato affinché le modifiche all’art. 348 c.p. siano rapidamente approvate al fine di porre a disposizione degli "uomini di buona volontà" strumenti adeguati per combattere la piaga dell’abusivismo.
Una ultima, ma forse più importate considerazione è però necessaria: troppo spesso dietro ai fenomeni dell’abusivismo e del prestanomismo si nasconde un capitalismo aggressivo che ha capito le possibilità di profitto e di guadagno che possono nascondersi dietro l’attività odontoiatrica, interpretata, però, solo come forma di facile guadagno a tutto discapito della salute pubblica.
Giuseppe Renzo, Presidente CAO
Autore: Redazione FNOMCeO