Le 10 criticità che pesano sul futuro dei medici italiani

Gentile Direttore,

ieri si è tenuto, presso la sede dell’Ordine dei Medici di  Bologna il primo incontro-dibattito nell’ambito della proposta FNOMCeO “Stati generali della professione medica-100 Tesi per discutere il medico del futuro” al quale ho contribuito anche io con una mia relazione della quale mi piacerebbe condividere con i suoi lettori una sintesi di quelli che ho definito “10 elementi di criticità”.
1) Io rivendico di non essere un medico M.P.M. (Medico Proceduralmente Modificato). Sono anni che tutti sono autorizzati ad insegnarci come dobbiamo curare e siamo preda di inadeguati lineaguidari che limitano fortemente la mia autonomia professionale, sacrificandola sull’altare di una inadeguata appropriatezza che danneggia il malato e ingabbia il medico.
I lineaguidari mi soffocano, odio la medicina amministrata, con una tirannia delle linee guida al servizio di un economicismo esasperato che cozza con l’effettivo soddisfacimento terapeutico del medico e delle necessità cliniche del malato.
2) Sono decenni che parliamo di aumento spropositato del contenzioso giudiziario, risultato: aumento esponenziale dei premi assicurativi e della medicina difensiva, con carenza di specialisti nelle branche chirurgiche. La cultura della perenne ricerca del colpevole non porterà da nessuna parte perché il vero colpevole è il sistema organizzativo inadeguato che consente condizioni lavorative usuranti che ti inducono in errore.
3) Sono anni che affermiamo che gli specialisti sono una razza in via di estinzione e nulla abbiamo fatto per contrastare l’emorragia di 45.000 medici in 5 anni. Allarme ancora maggiore a 10 anni, quando si pensioneranno 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676.
A questo aggiungiamoci la carenza di vocazioni, testimoniata dal recente censimento dell’Associazione Liberi Specializzandi da cui emerge come alcune specialità chirurgiche risultano scarsamente appetibili mentre per altre risultavano da tempo saturati al 100% i posti disponibili.
4) Sono anni che parliamo di contratti bloccati nella PA, risultato: nascita di cooperative che schiavizzano e precarizzano i medici nell’ottica di un nuovo caporalato 4.0 e conseguente fuga di giovani specialisti all’estero, quando per formare un medico lo Stato spende circa 200.000 euro, il costo di una Ferrari! I figli dell’Erasmus scelgono di abbandonare un paese che li sottopaga, che li coinvolge nel quotidiano tritacarne mediatico delle denunce arbitrarie, senza prospettive future di carriera e sottomessi ai vari tecnocrati,
5) Sono anni che parliamo di inadeguata formazione medica specialistica quando sarebbe indispensabile incrementare i finanziamenti per le assunzioni ed attivare i diversi miliardi di risparmi effettuati dalle Regioni nell’ultimo decennio. Per quanto attiene la formazione post laurea, oltre ad incrementare ad almeno 10.000 i contratti annuali, è arrivato il momento di una riforma globale attraverso un contratto di formazione/lavoro da svolgere fin dal primo anno di specialità in una rete di ospedali di insegnamento che non siano solo le cliniche universitarie.
6) Sono anni che parliamo di burocratizzazione eccessiva della professione medica che ha ridotto il medico ad un semplice “Monsieur Travet”. Questo tipo di politica gestionale ha portato a dequalificare il personale dell’equipe sanitaria, altamente specializzato, che deve farsi carico di mansioni non inerenti alle proprie qualifiche, impoverendo il tempo dedicato alla cura, creando frustrazioni e demotivazioni, legate alla dequalificazione professionale,
7) Sono anni che i medici ospedalieri firmano un assegno da 500 mln di euro che rappresenta il valore di 15 mln.di ore annue di straordinario non pagato.
8) Sono anni che firmiamo una cambiale da 1 MLD di euro che corrisponde al blocco del turn-over che ha comportato una età media dei dirigenti medici di 54 aa e che ha determinato una carenza nelle dotazioni organiche di circa 10 mila medici,con crescenti difficoltà a coprire i turni di guardia, sperando che nessuno si ammali o vada in gravidanza.
9) Sono anni che denunciamo i turni massacranti dei pochi medici rimasti, costretti a lavorare contravvenendo alle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro e sul mancato rispetto del riposo compensativo (Secondo Carmine Gigli, Fesmed,”lavoriamo con difficoltà crescenti, i turni superano le 48 ore continuative che sono assolutamente fuori legge, senza nessun rispetto per il riposo, abbiamo centinaia di giorni di ferie che non possono essere godute”).
10) Sono anni che chiediamo ci venga riconosciuta l’attività usurante, considerato che affrontiamo analoghi rischi e difficoltà delle professioni infermieristiche ed ostetriche, già incluse nel Decreto Ministeriale del 5 febbraio 2018 e che individua le 15 categorie di lavoratori che svolgono una attività “gravosa”.
Il riconoscimento dell’attività usurante è una questione medica che va prioritariamente risolta!
Per risolvere la questione medica è indispensabile continuare a combattere, per far valere le nostre idee ed i nostri diritti, perché se è vero che quelli che combattono non sempre vincono, ma è altrettanto vero che quelli che vincono sono sempre quelli che combattono!
Mirka Cocconcelli
Chirurgo Ortopedico Socio onorario di obiettivo Ippocrate

Pubblicato su QuotidianoSanità.

PhotoCredits: Repubblica Bologna

Autore: Redazione

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