LE BUFALE SALVERANNO IL GIORNALISMO…

Le bufale possono essere la molla propulsiva grazie alla quale il giornalismo vivrà una sua nuova giovinezza? Sembra un paradosso ma una ricerca inglese afferma invece che questo non soltanto sia possibile ma addirittura altamente probabile.
Le bufale on line, le “fake news” come si preferisce dire nell’anglofilo mondo di Internet, si crede in genere siano un fardello insopportabile capace di minare le fondamenta dell’informazione sulla quale abbiamo costruito “il villaggio globale” in cui viviamo comunicando sempre più. Al di là delle virgolette più o meno d’obbligo e dei timori tanto diffusi da apparire scontati, qualcuno inizia finalmente a farsi domande fondate su questa pratica: quanto sono reali i pericoli per l’informazione e nell’informazione e quanta dose di conformismo esiste nel recepire l’esistenza di questi pericoli?
I primi dati utilizzabili per dar vita a risposte documentate a quelle domande arrivano da una ricerca effettuata dal REUTERS INSTITUTE FOR THE STUDY OF JOURNALISM, un’istituzione dell’Università di Oxford che, vista la collocazione accademica, non ha bisogno di molte altre parole di presentazione (vedi).
La sua recentissima edizione 2017 del rapporto “Journalism, media and technologies trends and predictions” (vedi), realizzato da Nic Newman è stata illustrata in un documentato articolo del Sole 24 Ore (vedi).
Assolutamente in controtendenza rispetto alle prevalenti convinzioni comuni i risultati dello studio e le prime conclusioni derivanti dalla riflessione su quei dati. La più importante (che è anche la più ardita) è stata ripresa nel proprio nel titolo del Sole 24 Ore e sostiene che le bufale non soltanto non metteranno in pericolo il futuro del giornalismo ma addirittura lo salveranno. Nelle previsioni, al di là della messa in rete di bufale più o meno virali, il “rumore di fondo” (quel brusio indistinto fatto di inutili ovvietà che caratterizza milioni di messaggi sui social media come Facebook, Twitter…) aumenterà infatti a tal punto che la qualità professionale dell’informazione giornalistica potrà risplendere… di luce propria.
Il problema sarà squisitamente di natura economica: l’informazione di qualità costa e qualcuno dovrà sostenere questi costi. Come sempre, il problema economico avrà immediate e non aggirabili derive politiche: la scelta su chi, come, quando, perché… far ricadere i costi della qualità d’informazione può costituire infatti una sterminata prateria per le scorrerie di qualsiasi conflitto d’interesse. All’Università di Oxford (per giunta in tempi di Brexit da ratificare) non si può chiedere di sostituirsi alla politica (e quindi a noi tutti) per indicarci la strada. Dovremo trovarla da soli attraverso il confronto ma avendo come Stella Polare la consapevolezza che la qualità (anche e forse soprattutto nell’informazione) ha un costo che ognuno di noi dovrà pagare: direttamente o in modo mediato ma assolutamente chiaro per evitare l’inquinamento mortale dei conflitti d’interesse.

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.