Le cure palliative e l’hospice in Italia

Report n. 56/08


LE CURE PALLIATIVE E L’HOSPICE IN ITALIA


PREMESSA


La Federazione cure palliative ha presentato recentemente a Taormina Giardini Naxos i risultati di una indagine elaborata da IPSOS Pubblic Affairs sul “livello di conoscenza delle cure palliative”.


L’obbiettivo principale è stato quello di misurare la notorietà delle cure palliative e di verificarne le variazioni rispetto all’indagine già condotta nel 2000.


E’ stata esaminata la conoscenza di strutture sanitarie pubbliche e private che forniscono attualmente in Italia questo tipo di cure e l’utilità che queste cure vengano fornite dal servizio pubblico.


E’ stata inoltre approfondita la conoscenza di ciò che caratterizza l’Hospice: figure professionali coinvolte ed elementi che differenziano queste strutture dalla tradizionale struttura di ricovero ospedaliero.


L’indagine è stata condotta attraverso interviste telefoniche ad un campione di 800 soggetti con oltre 25 anni rappresentative dell’universo di riferimento in base a: età, ampiezza centro e zona di residenza.


NOTORIETA’ DEL FENOMENO


Rispetto al 2000 la quota di persone che dichiarano di aver sentito parlare di cure palliative è aumentata di 7 punti percentuali passando dal 38% al 45%.


Ma analizzando la conoscenza più puntuale, ovvero la quota di soggetti che definiscono correttamente le cure palliative come “cure che servono ad alleviare dolori e sofferenze nell’ultima parte della vita”, appare evidente come l’informazione posseduta dai soggetti sia ancora molto frammentata e superficiale; l’errore più frequente risiede nella convinzione che siano cure omeopatiche, ovvero alternative rispetto alla medicina tradizionale (21%). Tuttavia anche in questo caso la comunicazione diffusa dai media e dalle associazioni che si occupano del tema sono state efficaci: la quota di soggetti che definiscono correttamente le cure palliative è passata dal 16% del 2000 al 22% del 2008.


LA CONOSCENZA DELLE STRUTTURE


Anche la conoscenza delle strutture che forniscono cure palliative risulta più diffusa rispetto al 2000: in particolare si segnala una crescita più consistente di soggetti che citano le strutture pubbliche (11% nel 2000, 20% nel 2008).


Un terzo (36%) dei soggetti che hanno definito correttamente le cure palliative, dichiara di essere a conoscenza di strutture pubbliche che erogano questa tipologia di cura.


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UTILITA’ DEL SERVIZIO


La percezione di utilità del servizio è quasi certamente mediata dalla maggior consapevolezza che la popolazione dimostra di aver maturato riguardo alle cure palliative; il 79% ritiene “molto o abbastanza” utile che sia il servizio pubblico a fornire queste cure e, la quota di soggetti che definisce “molto utile” tale proposta è passata dal 33% del 2000 al 57% del 2008. In alcune fasce di popolazione più sensibilizzate, la valutazione di utilità raggiunge livelli ancora più elevati.


IL SSN E LE CURE PALLIATIVE


Poco più di un quarto della popolazione è a conoscenza del fatto che le cure palliative “sono prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) garantisce a tutti i cittadini gratuitamente o in compartecipazione”, il 22% ritiene che siano prestazioni completamente a carico dei cittadini, mentre il 30% circa sostiene che siano garantite dal SSN solo se erogate da una struttura pubblica. Risultano più informati i residenti al Nord-Ovest, coloro che hanno definito appropriatamente le cure palliative e i soggetti che hanno familiarità con il problema, avendo assistito personalmente un malato terminale.


Per quanto riguarda le fonti di informazione alla domanda “se lei dovesse fare ricorso alle cure palliative per se stesso o per i suoi famigliari a chi si rivolgerebbe per avere informazioni?” il 56% (54,6 nel 2000) ha risposto al medico di famiglia che rimane ancora il punto di riferimento più qualificato; il 28% si rivolgerebbe all’ospedale, il 9,1% alla ASL e il 3% al comune di residenza; il 2% allo specialista o all’Istituto dei tumori e l’1,4% ad internet.


HOSPICE


Un quarto circa della popolazione (24%) ha sentito parlare di Hospice e fra i più anziani (over 65) tale quota risulta più ampia ed è pari al 31%.


A fronte di un livello di informazione ancora contenuto, la maggior parte della popolazione (69%) in caso di necessità opterebbe per l’assistenza domiciliare, mentre il (21%) sceglierebbe un Hospice.


La conoscenza della struttura e la consapevolezza che in Hospice il paziente è seguito da una equipe composta da medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e volontari che hanno ricevuto una formazione specifica è un dato rilevante ai fini della scelta; il 34% di coloro che dichiarano di conoscere gli Hospice sceglierebbe questa struttura in alternativa all’assistenza domiciliare.


Oltre l’80% della popolazione è d’accordo sul fatto che un medico possa somministrare sostanze oppiacee per controllare il dolore di un malato terminale. Si è comunque osservato un livello di apertura più ampio al Nord e più contenuto al Sud e nelle isole (67%). La necessità di placare il dolore utilizzando queste sostanze è espressa con più forza dai soggetti che dimostrano di possedere un elevato livello d’informazione in merito alle cure palliative (89%) e da coloro che hanno famigliarità con il problema (88%).


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Quello delle cure palliative sta divenendo un vero problema sociale se è vero, secondo i dati del Ministero della Salute, che sono 250 mila i malati terminali che ogni anno necessitano di cure palliative: 160 mila oncologici e 90 mila con altre patologie (cardiache, respiratorie, neurologiche, infettive).


In realtà però solo il 40% dei malati neoplastici può essere assistito in modo continuativo da equipes dedicate ed esperte, nelle quali operi innanzitutto il medico di famiglia.


Il vero problema è il potenziamento del numero degli Hospice che, per la loro complessità assistenziale, sono ancora troppo pochi per soddisfare le richieste, purtroppo, crescenti.


 


P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO


Roma,03/12/2008


 

Autore: Redazione FNOMCeO

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