Le donne ed i farmaci equivalenti: un’indagine “O.N.Da.”

Report n. 9/2010    

LE DONNE ED I FARMACI EQUIVALENTI: UN’INDAGINE “ONDA”
Possibile un risparmio annuo di oltre 1 miliardo di euro. Il 91% li conosce, l’87% li considera (correttamente) di pari efficacia, ma meno costosi. Francesca Merzagora: "Le donne rappresentano l’avamposto nei consumi della popolazione italiana e possono fare molto".

Potrebbero ‘salvare’ il Sistema Sanitario Nazionale e portarlo progressivamente all’equilibrio grazie ad un costo medio inferiore tra il 20% ed il 40% e ad un risparmio potenziale annuale di oltre 1 miliardo di euro. Ora, dopo anni di oblio, ecco la prima vera inversione di tendenza nei confronti dei farmaci generico-equivalenti in Italia: i medicinali “no brand” sono graditi dalle donne, vere artefici nella scelta dei farmaci in famiglia e del bilancio di casa. Dunque un vantaggio non solo per lo Stato ma anche un consistente risparmio economico per i cittadini. Tutto questo a parità di efficacia delle cure. Secondo la prima indagine italiana su un target femminile, curata dall’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da) e presentata recentemente a Milano, il 91% delle donne è a conoscenza della loro esistenza e il 50% sa che un farmaco equivalente riporta sulla confezione il nome del principio attivo invece di quello commerciale e costa meno. Ma il dato importante è che la percentuale rimane alta anche quando si parla della loro efficacia: solo il 12,6% ritiene costi meno perché meno efficace mentre la restante parte pensa (correttamente) che funzioni come quello di marca.

Ne hanno familiarità d’uso in particolare le donne tra i 45-54 anni, quindi nella maggior parte dei casi con famiglia, con una predominanza del centro e del nord-ovest. Meno propense al farmaco generico, invece, le più giovani e le donne del sud e delle isole. Nulle o quasi, invece, le differenze per ceto sociale o professione. La ricerca evidenzia, quindi, una importante controtendenza rispetto al passato in cui il farmaco generico-equivalente veniva percepito come medicinale di serie B e il mercato dei generici in Italia stentava a decollare. Il merito è di campagne di informazione svolte soprattutto dal farmacista (propone il generico in 8 casi su 10) e del medico di famiglia (lo propone in 1 caso su 2).

Lo studio rappresenta un trend dell’intera popolazione italiana: riguarda, infatti, le donne, che sono le principali custodi della salute dell’intera famiglia. "Le donne – spiega Francesca Merzagora, Presidente di O.N.Da – possono essere considerate rappresentative dell’intera popolazione italiana su questo tema perché si occupano attivamente della salute della loro famiglia, dalla prenotazione di esami e visite specialistiche fino alla scelta dei medicinali per la cura. Inoltre, svolgono un ruolo determinante nella richiesta di informazioni al medico o al farmacista per scegliere il trattamento  migliore per parenti e famigliari. Il farmaco equivalente rappresenta una buona opportunità di risparmio per il SSN alla luce dell’invecchiamento della popolazione italiana, è bene comunicare alla popolazione che il farmaco equivalente non è meno efficace di quello ‘branded’ e che si afferma alla scadenza dei brevetti che hanno durata ventennale".

"Lo studio – afferma Giuseppe Pellegrini, Professore di metodologia della ricerca sociale all’Università di Padova – svolto su 725 donne italiane evidenzia una inversione di tendenza nella percezione di questi farmaci da parte delle donne. Il farmaco generico-equivalente non è più vissuto come un farmaco di serie B, ma, grazie al lavoro di informazione svolto dal medico di base e dal farmacista, ha assunto pari dignità del medicinale originale e, soprattutto, ne è stata percepita la medesima efficacia. I farmaci generico-equivalenti hanno, infatti, lo stesso principio attivo dei loro cugini di marca, ma sono meno costosi perché le aziende che li producono non hanno dovuto sostenere i costi di sperimentazione, trattandosi di un medicinale già in uso da diversi anni, il cui brevetto è scaduto".

"Questi farmaci – puntualizza Flavia Franconi, Professore di Farmacologia all’Università di Sassari e responsabile del Gruppo Farmacologia di Genere della Società Italiana di Farmacologia – devono, comunque, superare test di sicurezza e controlli per avere l’autorizzazione per essere immessi sul mercato. Non si tratta di medicinali di seconda scelta perché contengono lo stesso principio attivo e con le stesse indicazioni del farmaco ‘originator’ (di marca). Hanno, quindi, la medesima efficacia. Può cambiare solo la biodisponibilità, perché possono variare, secondo la legge, del 20% rispetto al farmaco di marca. Questo limite non è stato scelto a caso, ma corrisponde alla  variabilità, sempre presente,  nella risposta farmacologica sia per fattori genetici che ambientali (inquinamento, dieta). Un problema che ci può essere con l’uso dei generici è la possibilità da parte del farmacista di sostituire il medicinale prescritto dal medico con un altro generico e questo perché in Italia non esiste l’Orange Book contenente, sul modello americano, la lista dei farmaci generici utilizzabili in luogo dei farmaci originatori’".

"L’inversione di tendenza dimostrata dalle donne – afferma Giorgio Foresti, Presidente Assogenerici – rappresenta un buon risultato, ma siamo solo all’inizio. Il farmaco generico ha, oggi nel nostro Paese, ancora un’incidenza limitata nel mercato farmaceutico, lontana da quella detenuta negli altri principali Paesi europei e nel mercato americano. In media nei principali mercati farmaceutici dei più grandi paesi europei, i farmaci senza protezione brevettuale rappresentano circa il 60% delle unità vendute, contribuendo per il 20% della spesa, generando al contempo 25 miliardi di euro di risparmi all’anno. Se solo nel nostro Paese si arrivasse ad incrementare la quota a volumi di questi farmaci almeno al livello della media europea, si otterrebbero risorse incrementali risparmiate per 1,14 miliardi di euro su base annua, grazie alla conseguente dinamica competitiva.

È quindi importantissima la figura del medico che, insieme al farmacista, deve essere sempre più coinvolta. E, soprattutto, servono campagne e un piano organico da parte delle Istituzioni.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma, 01/02/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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