A conclusione della serie di interviste alle diverse componenti dell’attività istituzionali della Federazione, la parola passa al suo presidente Amedeo Bianco, che traccia un bilancio dell’ultimo anno. Un anno intenso, non solo per la FNOMCeO, che ha rinnovato i suoi vertici e che si è impegnata su importanti filoni istituzionali, ma per l’intero panorama sanitario, politico, economico. A Bianco, dunque, il compito di testimoniare in che modo la FNOMCeO intende affrontare i grandi cambiamenti che coinvolgono la Professione, la Sanità, la Società civile tutta.
Presidente, è passato un anno esatto dall’intervista in cui lei, giunto a fine mandato, rilevava le ripercussioni che il clima di instabilità politica aveva sul Sistema sanitario. Ora siamo ripiombati indietro nel tempo: l’attuale Governo ha le ore contate e le elezioni sono prossime.
Il contesto, però, è molto diverso: cosa è cambiato, sostanzialmente, in questo anno così denso di avvenimenti, in Sanità? E con quale bilancio?
L’ultimo anno è stato un anno pesante per il Paese e per la Sanità pubblica. Sono intervenuti infatti nuovi restrittivi provvedimenti finanziari, che hanno messo in ulteriore difficoltà le Regioni, a cominciare proprio da quelle più “virtuose”. Tanto che è stato rinviato alla prossima legislatura quel patto istituzionale che si chiama Patto per la Salute e che, al suo interno, racchiude un passaggio sostanziale, anzi – per citare la Costituzione – fondamentale: la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza e la contestuale previsione delle risorse finanziarie destinate a garantirli.
È questa una partita persa, che viene rinviata alla prossima Legislatura, la quale dovrà farsi carico di dire ai cittadini, con chiarezza e responsabilità, quanto e che cosa debba essere garantito a tutti dal Sistema sanitario nazionale.
Credo che questa sia una questione fondamentale che riguarda il nostro Sistema di Tutela della Salute, senza nulla togliere alla complessità e al disagio che va crescendo anche nella Sanità privata, dove spesso la sofferenza nasce dalla contrazione della domanda, in ragione della riduzione dei redditi disponibili, a cui corrisponde un inasprimento della pressione fiscale diretta e indiretta.
La Riforma degli Ordini delle Professioni Sanitarie, in particolare, è stata ancora una volta un’occasione mancata. Dopo che la Legge Delega Fazio non andò a buon fine per la caduta del Governo Berlusconi, sembrava essersi aperta una finestra per l’approvazione della riforma nell’ambito del Ddl omnibus, ma anche questa ipotesi è svanita… La FNOMCeO è ancora ottimista?
È vero: purtroppo, per questa legislatura, la partita è ormai chiusa. Ma, convinti come siamo dell’opportunità e dell’efficacia delle proposte che abbiamo lanciato, riproporremo i contenuti del provvedimento legislativo. Provvedimento che è ormai ineludibile, se davvero si ritiene di dover garantire la tenuta civile ed etica della Professione attraverso i grandi cambiamenti che stanno coinvolgendo la Medicina, la nostra Sanità e l’intero Paese.
Sabato scorso si è svolta a Roma la I Conferenza nazionale delle Donne medico Anaao. Il futuro delle corsie è sempre più “rosa” – sotto i trentacinque anni il 63% dei medici è donna – ma molte sembrano ancora le difficoltà nel far carriera. Secondo il report, se il 40% dei medici ospedalieri è donna, solo il 14% di queste è primario. Qual è il suo commento a riguardo? È in programma qualche iniziativa per diminuire questo gap?
Senza nulla voler togliere alla problematicità della questione, questi dati numerici vanno certamente contestualizzati diversamente. È infatti evidente che le qualifiche apicali si conseguono, anche a norma di legge, mediamente non prima dei quarantacinque – cinquant’anni. È dunque su questa fascia di età che andrebbe rivista la percentuale di donne che raggiungono tali ruoli.
Detto questo, è altresì evidente che l’accesso delle donne alle qualifiche apicali risente, alla radice, della mancata scelta, da parte femminile, di alcune specialità.
Occorre dunque una grande e radicale opera di prevenzione, in parte culturale, in parte organizzativa, che favorisca il pieno e libero accesso delle donne a percorsi specialistici oggi largamente trascurati.
Un anno fa, l’intervista che le facemmo si chiudeva con l’annuncio della sua ricandidatura a presidente della FNOMCeO. Ora che il nuovo Comitato Centrale da lei presieduto, eletto a marzo con larghissimo consenso, è insediato da un già congruo periodo di tempo, può tracciare un primo bilancio del lavoro sin qui svolto?
In quest’anno, abbiamo lavorato su due filoni principali: la revisione del Codice deontologico e la riforma degli Ordini delle professioni sanitarie.
Il primo percorso, rientrando pienamente nelle competenze a noi affidate dalle nostre Leggi costitutive, troverà il suo compimento entro la prossima estate.
Il secondo, invece, non era nella nostre mani, ma in quelle degli Organi costituzionali deputati. In ogni caso, come già detto, anche su questa via continueremo a perseverare.
Immaginiamo di essere all’indomani delle elezioni politiche: quale appello lancerebbe al Governo e al Parlamento?
Il nostro auspicio è che il Governo che verrà restituisca certezze sul nostro Sistema sanitario pubblico e collabori con i medici affinché la Tutela – universalistica, equa, solidale – della Salute diventi punto di incontro di culture diverse e dei differenti ma tutti legittimi interessi di buona Politica, di buona Legislazione e di buon Esercizio professionale.
Autore: Redazione FNOMCeO