Ed eccoci arrivati alla vigilia del Convegno “Leadership in sanità: interpretazione al femminile, innovazioni, opportunità”, che si terrà il 1° aprile a Firenze. Ma cosa si aspettano dall’incontro i protagonisti dell’evento? Ecco, a cura dell’Ufficio Stampa, un breve assaggio del Convegno, in questo Forum di discussione sulla Leadership – anche al femminile – in Sanità.
Presidente Bianco, a lei il compito di aprire i lavori. Si parla sempre più di una femminilizzazione della Professione medica. Come la Federazione sta affrontando questo fenomeno? Pensa che il contributo delle donne medico porterà a un arricchimento della professione? E quali saranno le possibili criticità?
La progressiva femminilizzazione della Professione medica dovrà necessariamente trovare riscontro in una rivisitazione dei modelli organizzativi delle attività sanitarie. Bisogna riconoscere, infatti, alle donne un insostituibile ruolo per l’intera società. E tale riconoscimento passa anche attraverso il rendere i tempi della Professione più coerenti con i tempi delle donne: con il tempo della gravidanza, della maternità, dell’allattamento. Una donna non può e non deve vedere la sua carriera penalizzata dalla scelta di essere madre.
Presidente Benato, a lei invece l’incarico di presiedere le prime due sessioni. Quali sono, a suo avviso, gli strumenti per incentivare la partecipazione delle donne nel Sistema sanitario, anche in posizioni apicali?
La professione medica è stata definita storicamente una missione e si è sempre distinta per un’alta invasività della vita privata. Senza ombra di dubbio, la parità tra uomo e donna è un fatto acquisito da tempo perché è diffusa la cultura delle pari opportunità, ma i processi culturali purtroppo richiedono tempi lunghi per innescarsi e, ancor più, per manifestarsi con una consapevolezza diffusa e omogenea nella società.
Certamente siamo ancora lontani dalla realizzazione dei veri principi di uguaglianza di diritti e doveri fra uomini e donne affinché queste ultime abbiano le stesse opportunità. La maternità è sicuramente un problema: le responsabilità, infatti, ricadono sulla madre e il rimanere fuori dalla professione per almeno un anno comporta un gap di conoscenza e di abilità da colmare, oltre che l’ estraniarsi dal torneo delle carriere che si giocano anche sulla presenza costante nel reparto.
Come superare queste apparenti difficoltà? Senza dubbio migliorando l’organizzazione sociale di supporto per rendere compatibili carriera e famiglia.Penso ad asili nido aziendali, penso a scuole pubbliche a tempo pieno, penso anche a contratti e convenzioni che lascino alcuni spazi autonomi nell’organizzazione con possibilità anche di ritagliarsi “su misura” i tempi lavoro. Quello che dobbiamo evitare, invece, è la conquista di posizioni preminenti da parte delle donne nella professione medica in un’ottica e con strumenti tipicamente “maschili”: perché questo, prima di tutto il resto, andrebbe a discapito della “cultura di genere”.
Presidente Chersevani, le è stato affidato un ruolo essenziale e delicatissimo: definire la leadership al femminile. Può anticiparci il suo intervento in poche battute?
Mi piace ricordare alcune frasi tratte dal libro “La passione e la fatica” di Maria Cristina Bombelli – docente alla SDA Bocconi: “La leadership è una sorta di araba fenice: tutti la cercano ma non si riesce a descriverla in modo univoco. E’ come il principe azzurro per le donne: un sogno di cui si intuiscono le caratteristiche ma che si contamina nel momento in cui la realtà prende il sopravvento”.
Cercherò di evidenziare quali stili di lavoro, quali rapporti con i colleghi possono realizzare una più proficua collaborazione, per rafforzare l’identità collettiva e promuovere la coesione sociale che porta al raggiungimento degli obiettivi preposti. Leadership è termine neutro, non necessariamente legato al genere.
Professoressa Mazzei, lei porterà la voce delle donne nella Scienza. Come acquistare autorevolezza in questo campo ancora così “maschile” ai vertici, anche se sempre più femminile alla base?
La risposta a questa domanda è a mio avviso semplice: lavorare molto, produrre scientificamente con pubblicazioni su riviste internazionali ad alto fattore di impatto, prepararsi con lo stesso impegno per qualsiasi occasione, dalle riunioni interne a piccoli gruppi fino al convegno nazionale o internazionale con centinaia o migliaia di partecipanti.
La stima e l’autorevolezza diventano quindi direttamente proporzionali ad un grande impegno quotidiano e a tempo pieno.
Presidente Panti, concluderà i lavori con un intervento sulle équipe multiprofessionali. Quale ruolo – anche di leadership – possono avere le donne in tali team, con l’obiettivo di una presa in carico “globale” del paziente?
È ormai condizione comune che il futuro della Medicina è affidato non più al lavoro individuale del professionista, ma ad équipe multiprofessionali e multidisciplinari in grado di rispondere alle esigenze dei pazienti oggi. Abbiamo scarse esperienze – almeno sino ad ora – in Sanità di équipe formate prevalentemente da donne e affidate a una leadership femminile. È questa una sfida organizzativa, comunicativa e relazionale,sulla quale ci attendiamo le prime risposte proprio dal Consiglio Fiorentino.
Autore: Redazione FNOMCeO