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Lella Golfo: il cammino della femminilizzazione passa anche attraverso dispositivi legislativi

È diventata legge – due anni dopo la presentazione del ddl a prima firma Lella Golfo, parlamentare Pdl – l’introduzione delle quote di genere nella composizione dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società quotate e pubbliche. In questi anni si è risvegliato il dibattito sulle “quote rosa” e la proposta di legge diventata bipartisan è stata approvata con grande maggioranza. Per valutare applicazioni concrete, significati culturale e simbolici parliamo con Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, calabrese e componente della Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo.

Presidente Golfo: la Legge sulle quote di genere quali effetti introdurrà nelle società quotate e controllate?
Con questa legge abbiamo aperto un dibattito importante nel Paese e abbiamo rotto un tabù come quello della partecipazione femminile alla gestione del potere economico. Si tratta della prima legge sulle quote di genere in Italia e alla fine dei 9 anni, termine della legge avremo ottenuto un cambiamento significativo.
Nel 2012 avremo un quinto dei posti riservati al genere meno rappresentato. Sono previsti meccanismi sanzionatori per le società che non rispettino la legge.

Quale sarà l’entità degli ingressi secondo le sue stime?
Le società quotate in Borsa sono 272 e attualmente negli organi sociali ci sono 815 consiglieri, di cui 2646 uomini – il 94%! – e 170 donne, ovvero poco più del 6%. Nei collegi sindacali – ugualmente interessati dalla norma – su 817 Sindaci, 762 sono uomini e 55 donne, appena il 7%. Ebbene, con questa legge entro il 2015 entreranno 675 consiglieri e 190 sindaci donne ! Per non parlare delle 3380 società controllate dalle Pubbliche amministrazioni dove la presenza di donne non arriva al 4% e dove dovranno sedere 6300 donne nei CdA e 3600 nei collegi sindacali. È una “legge epocale” con la quale consentiamo l’ingresso nel circuito economico del Paese di un “esercito” di talenti, altrimenti tagliati fuori dal mercato solo perché donne.

Crede che questa legge possa avere ricadute oltre il sistema economico? Anche in ambito sanitario?
L’innovazione legislativa ha aperto spazi, processi di empowerment femminili, discussioni e coscienza di sé e dei propri diritti. Più della metà di competenze e know-how a disposizione del nostro sistema sanitario sarà a breve donna e anche il futuro della professione sarà donna. Sono donne il 70% degli iscritti a medicina, e le iscritte agli Ordini, se consideriamo la fascia di età sotto i 35 anni, sono quasi il 60%. Continuano però ad esserci sproporzioni rilevanti nei vertici.
Analizzando i dati dell’indagine conoscitiva promossa dal Ministero della salute sul fenomeno della femminilizzazione della Sanità in Italia , Simona Andreano, statitistica che ha partecipato alla ricerca dice “ facendo una estrapolazione descrittive, se l’incremento registrato tra il 2001-2009 dovesse essere costante anche nei prossimi 10 anni, nel 2019 oltre il 25% dei Direttori generali saranno donne”.

Lei quale previsioni si sente di fare?
Al di là degli effetti pratici e ragguardevoli, la legge ha impresso un cambiamento di cultura sostanziale. Nelle ultime amministrative i Sindaci eletti nelle più grandi città italiane hanno messo tra i punti salienti della propria compagna elettorale la presenza nelle giunte del 50% di donne e hanno mantenuto la parola. Nei settore economico, anticipando l’entrata in vigore della legge, si sta procedendo nel rispetto del principio della parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate in mercati. Lo ha fatto il patto di sindacato di Mediobanca e nel Cda del Fondo Strategico Italiano" (FSI) sono state nominate due donne esperte e competenti. Mi aspetto che il sistema sia “contagiato” da una riflessione importante sul ruolo delle donne in tutti i settori e soprattutto ai livelli apicali. Da qualche mese molte università hanno modificato i loro statuti inserendo le quote di genere nei Senati accademici. Il dibattito suscitato dalla mia legge potrà portare un ripensamento generale e l’introduzione di concreti interventi e di meccanismi di monitoraggio costante. Ritengo fondamentali ora anche iniziative di autoregolamentazione con cui promuovere la partecipazione femminile ai massimi vertici decisionali. Sono certa che vi sarà un effetto a cascata anche negli ordini professionali.

Cosa risponde a coloro che sostengono che le quote non sarebbero "meritocratiche"?
Le quote sono la medicina necessaria per curare la malattia di questo Paese: una cultura maschilista, miope di fronte al contributo che le donne possono e devono dare allo sviluppo. Quando il 60% dei laureati italiani è donna se poche raggiungono i vertici si tratta di mancata parità.
A pagare lo scotto di questa sistematica esclusione della metà dei talenti del Paese è l’economia tutta. Secondo uno studio della Banca d’Italia, un aumento del tasso di occupazione femminile al 60% comporterebbe un aumento del Pil del 9,2%. Sono necessari strumenti legislativi per avere vantaggi – per le donne e per il Paese – anche in termini di maggiore competitività.

Nel 1982 costituisce l’Associazione culturale “Buongiorno Primavera” poi dopo sette anni la Fondazione Marisa Bellisario. Un percorso dedicato alle donne, alle loro problematiche e aspirazioni. Cosa la motiva?
Vedo la leadership e il protagonismo femminile come fattori di crescita e di sviluppo di tutta la società.
Le donne, vero motore per lo sviluppo, devono essere conosciute e conoscersi , devono prendere consapevolezza di sé e poter dare l’esempio alle giovani generazioni. Ma è fondamentale essere lì dove le decisioni vengono prese. Senza donne ai vertici delle istituzioni e delle aziende, temi importanti come la piena occupazione, le politiche di conciliazione, non diventeranno mai prioritari. C’è un immenso patrimonio di talenti, professioniste d’eccellenza che hanno risposto al nostro progetto Mille Curricula Eccellenti a disposizione delle aziende pubbliche e private.

Lei sostiene di lavorare per una democrazia non dimezzata in cui le politiche siano pensate e realizzate anche per le donne, dove siano rimossi gli ostacoli e potenziati gli incentivi alla loro affermazione professionale. Sono idee applicabili anche per le donne medico?
Possiamo cominciare a incontrarci alla XII Edizione di Donne, Economie e Potere che si terrà a Treviso il 28 e 29 Ottobre. Avremo come temi “La Società multiculturale e le Sfide della globalizzazione”. Argomenti che vi sono vicini. Incontrandoci potremo progettare come tendere – anche in sanità -al riequilibrio di genere nei ruoli dirigenziali!

Autore: Redazione FNOMCeO

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