Gentilissimi Colleghi,
sono un medico Anestesista di Bologna. Sento la necessità di scrivere queste righe perché non posso più tacere di fronte a ciò a cui assisto ogni giorno, in cui mi impegno a svolgere, nel miglior modo possibile, il mio lavoro in Ospedale, anche alla luce degli sconcertanti fatti avvenuti a Foggia recentemente .
Ogni giorno mi trovo a vivere episodi di aggressione, fisica e verbale, da parte di utenti che considerano i medici, nella migliore delle ipotesi, degli incompetenti che commetteranno errori a prescindere e, nella peggiore, dei veri criminali, meritevoli di denunce che vengono minacciate ad ogni occasione. Negli anni, insieme al team con cui lavoro, c’è stato un forte impegno verso il miglioramento degli aspetti comunicativi, l’assistenza psicologica a chi si trova a vivere situazioni umanamente difficili, l’apertura del nostro reparto quasi h24 per consentire ai familiari di restare il più possibile a fianco dei loro congiunti. Ciononostante, ci ritroviamo tristemente ad assistere ad una progressiva quanto inarrestabile perdita di fiducia che sconfina nell’astio gratuito, di fronte a situazioni cliniche che non hanno l’esito che gli utenti e i loro familiari si aspettano.
Le ragioni probabilmente risiedono nella totale incapacità di accettazione della malattia e del fatto che questa può comportare disabilità gravi e anche la morte, del fatto che la nostra vita può avere fine a causa della malattia e, seppur incredibilmente doloroso, ciò rientra nell’ordine delle cose e tale sempre sarà. I familiari dei parenti giungono in ospedale con una sentenza già emessa di inefficienza del sistema e di incapacità, imperizia degli operatori che nemmeno conoscono, certi che, comunque vada, chiederanno risarcimenti onerosi che, pur nel dolore, creeranno almeno un benessere economico. Vi è ormai la convinzione che l’assenza di guarigione debba essere in qualche modo risarcita, come se parlassimo di un vestito cui il sarto ha sbagliato la riparazione.
Gli episodi di violenza verbale ormai non si contano più e, purtroppo, aumentano esponenzialmente anche quelli fisici, al grido “malasanità”, parola diventata quasi di tendenza.
Questo è sicuramente fomentato dai media, dai social, che, soprattutto dalla pandemia, hanno scatenato un vero e proprio caos mediatico, mostrando il personale sanitario come un Giano Bifronte, con una parte eroica e una diabolica, con lo scopo, quest’ultima di fare il male a dei malati. E’ questo ciò che ci avvilisce tutti profondamente e ci sta, giorno dopo giorno, togliendo quell’amore per il nostro lavoro, che ci ha sempre guidato e portato a sostenere turni spesso massacranti, a fronte di stipendi troppo a lungo non adeguati ai rischi. Ci mortifica che i familiari arrivino con la convinzione che non faremo bene il nostro lavoro, come se non fosse nel nostro interesse ottenere risultati positivi, come se non avessimo tutti un obiettivo comune, il ripristino dello stato di salute e la guarigione del paziente.
Questo sta provocando in molti di noi il desiderio di andare via da un luogo che per noi sta diventando pericoloso, che non ci fa più lavorare con la serenità necessaria.
Credo sia necessario e doveroso iniziare a dire ad alta voce “basta”, a far sentire il nostro forte disagio.
Perché chi tace diventa complice.
L’autore, che preferisce rimanere anonimo, non autorizza in nessuna forma la riproduzione sui social.
La FNOMCeO invita i gentili utenti a rispettare questa indicazione.
Autore: Redazione