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Libera professione, attuare in pieno la legge 120/2007

“La visione sistemica introdotta con la Legge 120 e la costituzione dell’Osservatorio hanno dato un nuovo impulso alle politiche regionali in tema di governo dell’attività libero professionale intramoenia. L’individuazione in una legge di strumenti operativi concreti ha dimostrato che la scelta di abbandonare la strada delle proroghe rinnovate di anno in anno era la scelta da compiere per ridare credibilità ad un istituto, che per la cattiva applicazione ha generato discredito nei confronti del Servizio Sanitario Nazionale. Sta, altresì, dimostrando che è possibile stabilire una relazione tra attività intramuraria ed attività istituzionale, con lo scopo di attuare un reale governo delle liste di attesa.” E’ un primo bilancio della legge 120 del 2007 quello che il Ministro Livia Turco ha tracciato in occasione della presentazione degli atti sull’esercizio della professione medica intramuraria dell’indagine conoscitiva della Commissione Sanità del Senato Senato, presieduta dal sen. Ignazio Marino.
Come sottolineato da Livia Turco, molte Aziende Sanitarie hanno provveduto a predisporre piani al fine di attuare gli interventi di ristrutturazione edilizia necessari o di reperire gli spazi alternativi, mentre la gran parte delle Regioni, a seguito di una puntuale verifica delle situazioni locali ha predisposto atti di indirizzo ed avviato conseguenti azioni di monitoraggio, focalizzando l’attenzione sull’istituzione di sistemi centralizzati di prenotazione (CUP) – anche al fine di effettuare un controllo sul volume delle prestazioni – sull’implementazione di procedure volte alla diretta riscossione degli onorari da parte delle Aziende, sul monitoraggio dei tempi di attesa delle prestazioni erogate sia in ambito istituzionale sia in ambito di attività libero-professionale e sull’adozione di un idoneo tariffario la cui definizione è, in alcune realtà, ancora oggetto di trattativa con le organizzazioni sindacali.
I dati illustrati dal direttore dell’Agenzia nazionale per Servizi sanitari regionali, Aldo Ancona, parlano di lavori in corso sulla base di quanto disposto dalla Legge varata nell’agosto del 2007 per 18 regioni con il disinteresse, almeno apparente, della Calabria e della Sicilia che non hanno neanche presentato le richieste di finanziamenti. Gli indirizzi della legge 120 che saranno a regime entro il 2008 permetteranno comunque al Servizio Sanitario Nazionale di “coniugare l’esigenza del cittadino di avere sempre e comunque le prestazioni sanitarie di cui necessita, con la libertà per lo stesso cittadino di rivolgersi, ove lo ritenga, ad un professionista a sua scelta” ha ricordato il Ministro Livia Turco.


Un lavoro che ha coinvolto tutto il mondo medico e sanitario
L’attività libero-professionale intramuraria (ALPI) si conferma essere una scelta giusta sia rispetto al tema generale del rapporto medico-paziente, sia rispetto al ricorrente problema delle liste di attesa. Appare evidente, anche in base ai dati presentati nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani il 12 marzo, che una virtuosa attuazione dell’ALPI dipenderà dalla piena applicazione della legge 120 del 3 luglio 2007, una legge fortemente voluta da Livia Turco e alla quale si è pervenuti attraverso percorsi ampi di concertazione in sede di commissione Igiene e Sanità del Senato, presieduta da Ignazio Marino.
In commissione sono stati auditi tutti i rappresentanti del mondo medico e sanitario italiano, delle Regioni, delle Aziende ospedaliere e sanitarie. La commissione del Senato ha pertanto tenuto conto dei contributi, delle critiche e delle proposte formulate in sede di audizioni e, per fasi successive, ha elaborato e approvato un documento conclusivo sullo stato di attuazione dell’ALPI il 18 aprile del 2007, pochi mesi prima della promulgazione della legge 120, che a sua volta ha compreso i contenuti del documento della commissione. Si può dire pertanto che da ora in poi si tratta di applicare appieno la legge 120 ottenendo sia i vantaggi dell’esercizio dell’ALPI, sia l’abbattimento delle liste di attesa.
I risultati dell’indagine conoscitiva sono raccolti in due volumi che si aprono con il documento conclusivo, relatore il senatore Paolo Bodini, e che comprendono i resoconti sommari e stenografici delle sedute della commissione e delle numerose audizioni, nonché i documenti forniti dagli auditi, nonché i questionari su specifici aspetti compilati dalle Regioni e dalle Province autonome. Il tutto per un totale di 1.137 pagine. Due volumi che diventano così la base per qualsiasi riflessione e per proposte perché la libera professione intramoenia si affermi sempre di più. Due volumi zeppi di dati sul sistema sanitario, redatti dall’ufficio di segreteria della commissione, dall’ufficio delle informazioni parlamentari, dell’archivio e delle pubblicazioni del Senato, con il contributo di Lorenzo Sommella e di Marta Leonori.
Dalla libera professione esercitata nell’anno 2006, l’Osservatorio nazionale ha rilevato che i ricavi per il Ssn sono aumentati, essendosi attestati su 1.147.043 euro. Nel 2001 erano 700.277 euro, pertanto l’aumento dei ricavi in cinque anni è pari al 63,9 per cento. Le entrate superano le spese, quantificate in 990.605 euro nel 2006, con un saldo positivo del 13,64 per cento.
Questo trend positivo va comunque maggiormente intensificato, essendo lo scopo ultimo quello di fornire prestazioni e servizi di qualità ai cittadini. Aldo Ancona, direttore dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali, lo ha spiegato nel presentare i dati dell’Osservatorio. Appare evidente poi “che l’intramoenia funziona meglio dove più avanzato è il processo di aziendalizzazione”, per dirla con Franceso Ripa di Meana, presidente della FIASO, Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere. Ma per raggiungere l’obiettivo di una libera professione intramoenia al servizio dei cittadini occorrerà monitorare l’applicazione della legge 120 che ha tra i suoi scopi quello di dotare gli ospedali degli spazi dove la libera professione possa essere esercitata. Spiega Ignazio Marino: “La commissione ha sottolineato l’ipotesi di consentire alle strutture sanitarie di potersi avvalere anche di spazi già esistenti, oltre che di quelli che dovranno essere obbligatoriamente realizzati”.


Ancora troppe diseguaglianze tra le Regioni
In questo cammino a salti, appare anche evidente, ancora una volta, che non tutte le Regioni sono uguali. I divari permangono anche su questo aspetto del funzionamento del Ssn, se si pensa che, a eccezione della Basilicata, le Regioni del Sud arrancano e che Calabria e Sicilia non hanno nemmeno fornito i dati sull’attuazione dell’intramoenia. Circa l’utilizzazione dei fondi per l’adeguamento edilizio, Trento, Veneto, Toscana e Basilicata hanno usato il 100 per cento dei finanziamenti, Umbria, Emilia Romagna e Lazio sono attestate sul 90 per cento, altre Regioni a livelli più bassi e, infine, Calabria e Sicilia non hanno chiesto nemmeno i fondi. Dodici Regioni (Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Trento, Campania, Friuli, Lazio e Molise) hanno avviato azioni in accordo con i sindacati della dirigenza medica. “I ritardi e le difficoltà che hanno ostacolato il passaggio dell’attività libero professionale dei medici nelle strutture pubbliche, o comunque in spazi controllati dal pubblico – spiega Ancona – si stanno superando. Le norme previste dalla legge non sono attuate ancora in modo omogeneo in tutt’Italia, perché i livelli di partenza erano diversi nelle varie Regioni, ma senz’altro si sono messe in moto anche realtà che erano fanalini di coda”.
Nel frattempo che occorre per dare piena attuazione alla legge 120, le disomogeneità restano, come anche è evidenziato nel documento finale della commissione, che individua tra i punti di forza le professionalità mediche presenti negli ospedali e la possibilità di erogare prestazioni a pagamento a enti terzi, la possibilità di offrire percorsi diagnostico-terapeutici ai pazienti, la possibilità di prenotazioni centralizzate, la possibilità di incentivazione economica per il personale coinvolto nell’ALPI, mentre tra i punti di debolezza è l’indisponibilità degli spazi e di tecnologie adeguate all’esercizio dell’intramoenia. Non viene ravvisata, al momento, una stretta correlazione tra l’ALPI e l’abbattimento delle liste di attesa, che pur resta un punto importante tra le cose da realizzare entro il 2009, in un percorso a tappe volto a consolidare, diffondere e radicare la libera professione intramoenia, che, se pienamente applicata, potrà, in un futuro che si spera vicino, dare un contributo alla riduzione delle liste di attesa. Nel documento finale della commissione si afferma: “Le liste di attesa appaiono come un fenomeno presente in tutti i Paesi dotati di un servizio sanitario pubblico basato su principi di tipo solidaristico: esse mettono in evidenza il problema della scarsa appropriatezza della domanda espressa e riflettono sempre problemi di tipo organizzativo”. L’intramoenia, pertanto, non è una scorciatoia per eliminare le liste di attesa, ma uno strumento a favore dei medici e dei cittadini capace anche di abbattere le liste di attesa.
A proposito di punti di forza e di debolezza dell’attuale stato della libera professione, vale la pena di ricordare che, nell’ambito delle citate audizioni in commissione Sanità del Senato, questi aspetti erano stati evidenziati proprio da Amedeo Bianco, intervenuto come Presidente della FNOMCEO nell’audizione del 15 febbraio 2007.


Appunti per l’agenda del nuovo Parlamento
In una lettera inviata al Presidente della commissione, il Presidente del Senato Franco Marini ha affermato che il documento finale “è un ottimo esempio di Parlamento che prima conosce e poi decide. E non decide senza aver prima aperto un confronto con le autonomie locali e ascoltato gli addetti ai lavori, i sindacati, l’associazionismo”. Marini ha sottolineato “il consenso unanime, oltre che la grande rapidità con cui è stata approvata la legge, segno che, quando i problemi vengono studiati con attenzione, quando si adotta un atteggiamento pragmatico e fattivo, le soluzioni sono migliori e possono essere condivise, al di là degli schieramenti e delle preclusioni ideologiche”. Marini ha infine auspicato che “questo esempio potrà essere seguito, con la maggiore frequenza possibile, nel Parlamento che le italiane e gli italiani sceglieranno nelle prossime elezioni”.
Nello stesso giorno, la commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficienza e sull’efficacia del SSN, presieduta da Antonio Tomassini (FI), ha approvato la relazione finale, al termine della conclusione di sei inchieste e 13 sopralluoghi in ospedali di tutto il territorio nazionale. Tomassini, presente alla presentazione dei volumi sull’intramoenia, ha spiegato tra l’altro che uno dei punti critici del nostro SSN è l’eccessiva burocrazia, la sovrapposizione di funzioni, competenze e ruoli tra diverse Istituzioni.
Certo, il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne il 13-14 aprile, avrà davanti ancora tanto lavoro da fare. Livia Turco, parlando della fine anticipata della legislatura, ha ad esempio ricordato che alcuni provvedimenti sono rimasti al palo: tra essi, quello per le Aziende integrate SSN-Università; quello sull’ammodernamento del SSN; il testamento biologico; le terapie del dolore. Un elenco spiegato da Livia Turco a un consesso di Presidi di Facoltà e professori, riuniti nella sede del Senato Accademico dell’Università ‘G. d’Annunzio’ di Chieti-Pescara dal Rettore il professor Franco Cuccurullo, sempre il 12 marzo. Un evento a cui ha partecipato il Presidente della Regione Ottaviano Del Turco, conclusosi con la visita al Centro di Scienze per l’invecchiamento (CESI), che si avvia a diventare un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.
Ma non più tardi di quindici giorni fa, il 25 febbraio, Ignazio Marino, intervenendo al Forlanini di Roma sul tema ‘Etica di fine vita e testamento biologico’, aveva affermato: “Non appena si saranno insediate le nuove Camere, depositerò come primo atto la proposta di legge sul Testamento biologico perché riprenda l’iter interrotto dallo scioglimento anticipato della legislatura”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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