40 anni di Farmindustria. 40 anni di Servizio sanitario nazionale. Una buona coincidenza. Ma questo 2018 è l’anno del più grande record mai raggiunto: l’industria farmaceutica italiana è la prima in Europa, perché ha sorpassato la Germania.
Ha aperto così la sua corposa relazione il Presidente Massimo Scaccabarozzi all’Assemblea pubblica di Farmindustria, ospitata quest’anno nell’Auditorium della Conciliazione, in San Pietro, con una scenografia molto suggestiva.
“Con 31 miliardi di euro abbiamo superato la Germania e tutti gli altri grandi paesi UE, grazie a una produzione di qualità che ha saputo calamitare nuovi investimenti e grazie all’orientamento all’esportazione delle nostre imprese”, ha spiegato Scaccabarozzi, che ha precisato: “Alle nostre spalle ci sono quattro decenni di mutamenti politici, economici e sociali ma soprattutto di accelerazioni senza precedenti nell’innovazione con cambiamenti profondi e velocissimi nelle cure e quindi nella salute dei cittadini”.
E i cambiamenti riguardano molteplici aspetti della Sanità e della Medicina, delle politiche del farmaco e della ricerca, come dimostra la relazione del Presidente, sempre ricca di dati che spiegano tutto.
“Nel 1978 eravamo 56 milioni e una bambina che nasceva in quell’anno poteva sperare di compiere 77 anni, un bambino 70. Ora siamo 4,5 milioni in più e una donna che nasce oggi può vivere 85 anni, un uomo 81. Dati che pongono l’Italia ai primi posti nelle classifiche internazionali per longevità”. Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla prevenzione, al miglioramento degli stili di vita, ai progressi della Medicina e della ricerca, specialmente in campo farmaceutico. “Abbiamo concorso ad alimentare l’innovazione nazionale e siamo tra i protagonisti del made in Italy”. Sono trascorsi 40 anni durante i quali le imprese del farmaco hanno giocato in prima persona partite importanti, anche nella competizione internazionale. “Al Nord e al Centro siamo davvero forti con poli industriali leader in Europa. A Milano, Monza, Varese, Verona, Vicenza, Bologna, Firenze, Lucca, Parma, Pisa, Siena, Ancona, Roma, Latina, Frosinone e altre città ancora. Ma siamo tanti anche al Sud. Perché le nostre imprese ignorano il confine tra Nord e Sud. Basti guardare: all’Abruzzo con Pescara e con L’Aquila che vanta un polo industriale che ha superato esemplarmente la crisi del terremoto, contribuendo non poco alla ricostruzione; alla Campania con un grande centro di produzione nella provincia di Napoli che esporta in tutto il mondo; alla Sicilia dove aziende italiane e internazionali investono a Catania o ancora alla Puglia dove a Bari e a Brindisi sono leader nella produzione e nell’export”.
L’industria farmaceutica stimola la crescita del Paese
Scaccabarozzi ha così sintetizzato macrodati importanti: “Le nostre imprese continuano a credere nel Paese. Nel 2017 abbiamo investito complessivamente 2,8 miliardi: uno e mezzo in Ricerca e un miliardo e trecento milioni in impianti produttivi, un valore aumentato del 20% in cinque anni. Siamo tra i primi tre settori manifatturieri per investimenti nella ricerca e il primo in assoluto in rapporto agli addetti”. E ancora: “Dal 1991 a oggi siamo passati dal 57° al 4° posto per export tra tutti i settori e oggi nella classifica nazionale dei poli tecnologici per export i primi due sono farmaceutici: Lazio e Lombardia. La farmaceutica rappresenta il 55% dell’export hi-tech dell’intero Paese”. Questi non sono aridi numeri, ma la fotografia di un’industria che da’ un grande contributo alla crescita economica e all’occupazione: “Negli ultimi due anni l’industria farmaceutica è il settore italiano che, tra quelli dell’industria manifatturiera, ha aumentato di più i propri addetti: 4,5% rispetto all’1,3% della media. Nel 2017 gli addetti farmaceutici sono stati 65.400, il 93% dei quali con contratto a tempo indeterminato. Sono 1.000 in più rispetto all’anno precedente, grazie a oltre 6.000 nuovi assunti all’anno dal 2014 al 2017. Tra i settori industriali italiani, siamo quello con gli addetti più qualificati, perché sono al 90% diplomati o laureati, e con il più alto livello di produttività, tre volte la media del totale dell’economia”.
Giovani e donne in pole position
Significativo il dato sui giovani dell’industria farmaceutica: “Secondo l’Inps in due anni gli addetti under 35 nella farmaceutica sono cresciuti del 10%, rispetto al 3% del totale dell’economia. Metà degli addetti in più di questi anni è fatta da giovani. E dei nuovi assunti under 35, tre su quattro hanno avuto contratti a tempo indeterminato”. Addirittura sorprendente è il dato sulle donne impegnate nell’industria farmaceutica: “Le donne sono elemento di orgoglio del settore, il 42% degli occupati, quasi il doppio rispetto alla media dell’economia nazionale. Occupano ruoli importanti nell’organizzazione aziendale, come mostra la leadership farmaceutica per la quota femminile di dirigenti e quadri: nel nostro settore le donne sono quasi il 40%, molte di più rispetto a tutti gli altri. Nella Ricerca sono la maggioranza: il 52% degli addetti”. Nessun altro settore di attività ha dati del genere.
Ed ecco un altro tema caro a Scaccabarozzi: “Investiamo di più in Ricerca. Con 1,5 miliardi nel 2017 in R&S siamo cresciuti del 22% negli ultimi 5 anni più che in Europa (+16%). Questa ricerca si sviluppa sempre più in partnership con Università, Centri clinici di eccellenza, Pmi, start-up, enti no-profit nel pubblico come nel privato”. Nonostante questi indubitabili progressi, Scaccaborozzi ha spiegato che “la spesa farmaceutica in Italia è più bassa che negli altri Paesi europei. In totale, secondo recenti dati OECD, quella pro-capite italiana è inferiore del 13% rispetto alla media dei Big europei. Anche la sola componente pubblica della spesa farmaceutica, a parità di farmaci offerti dai Servizi Sanitari Nazionali, è più bassa di quella degli altri Paesi: addirittura del 27% rispetto alla media dei Big europei”.
L’introduzione di nuovi farmaci riduce i costi complessivi per le cure offerte dal Servizio sanitario nazionale. Ecco alcuni esempi: “terapie farmacologiche appropriate riducono i ricoveri con forti risparmi: un giorno in ospedale costa 1.000 euro, quasi 4 anni di spesa farmaceutica pro-capite; da 1 euro per la vaccinazione si risparmiano fino a 44 euro; ogni anno il Sistema sanitario in Italia spendeva più di 1 miliardo per trattare i malati di epatite C: costi evitati oggi grazie ai farmaci che li guariscono. In oncologia a fronte dell’oggettivo aumento dei loro costi, grazie ai nuovi medicinali la spesa per le altre voci di costo è diminuita del 15%”.
L’appello alla politica e alle Istituzioni
Ma qual è l’implicazione dell’aver raggiunto il primato europeo nella produzione? Scaccabarozzi spiega e lancia segnali per il futuro. Non a caso l’Assemblea di quest’anno ha come slogan “Incontro al Futuro: 40 anni delle imprese del farmaco in Italia, tra ricerca, terapie e cura delle persone”. Dice Scaccabarozzi: “Ho aperto la relazione dicendo che abbiamo raggiunto il primato europeo nella produzione. Può essere un punto di partenza per attrarre sempre nuovi investimenti e vincere la competizione internazionale sulle risorse finanziarie delle imprese. Perché le risorse vanno dove il sistema funziona meglio. In vista “dell’incontro con il futuro” che ci aspetta, ci rivolgiamo al nuovo Governo e al nuovo Parlamento per dare il nostro contributo di idee e di proposte concrete che auspichiamo possano essere utili allo sviluppo del Paese. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, ha posto giustamente al centro dell’azione di Governo “il perseguimento prioritario della crescita dell’economia”. Noi siamo e vogliamo continuare ad essere leva di crescita. Noi crediamo e vogliamo continuare a credere in questo Paese, come abbiamo fatto in questi splendidi quarant’anni. E voglio ripetermi con ancora più convinzione dello scorso anno. Voglio essere e sono ottimista. Perché? Sono orgoglioso di quello che facciamo. Sono italiano. Sono fiero di esserlo”.
Orfeo Notaristefano
Autore: Redazione