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Lo sviluppo sostenibile si alimenta di formazione. Le carenze in ambito scolastico: una causa di malattia

Il 20 settembre scorso a New York si è tenuta una conferenza organizzata dalle Nazioni Unite per discutere le modalità più adatte a finanziare progetti di formazione a favore di bambini e giovani nei Paesi in cui questo settore della vita civile è insufficiente o non è in grado di produrre gli effetti sperati. La crisi della formazione è uno degli effetti più drammatici e sconosciuti del periodo storico che stiamo vivendo, caratterizzato da una crisi economica globale: gli Stati in recessione economica sono infatti praticamente obbligati ad investire nella ripresa economica e a togliere risorse al welfare e alla spesa sociale in genere.

“Financing the Future: Education 2030” è il titolo dell’evento tenutosi a settembre nella “Grande Mela”. Anche attraverso un’analisi sommaria delle parole utilizzate si può individuare l’alto livello dell’obiettivo da raggiungere e l’orizzonte temporale molto ristretto che ci si è dati per raccogliere risultati tangibili.
Nei Paesi più ricchi sono soprattutto l’incapacità di progettare il futuro, le violenze e gli abusi a mettere in scacco l’avvenire delle nuove generazioni; nei Paesi meno abbienti sono la fame, il sottosviluppo, il lavoro minorile, l’abbandono scolastico (sempre che ci sia la disponibilità di una scuola da frequentare) a mettere in scacco qualsiasi progetto formativo. E ovunque, indipendentemente dalle cause, il primo settore ad entrare in crisi è sempre il mondo dell’istruzione: una verità amara ma prevedibile, tanto che, proprio entro il 2030, le proiezioni sull’evoluzione di questa crisi globale della formazione già ora ci dicono che almeno la metà dei giovani che abiteranno la Terra in quell’anno (1,6 miliardi di individui) non saranno in grado di sviluppare tutte le loro potenzialità esistenziali.

È tuttavia molto importante da un punto di vista culturale che una prestigiosa rivista come The Lancet dedichi molto spazio a questo tema (vedi) sottolineando senza enfasi la natura sempre più complessa degli ambiti che caratterizzano la Medicina moderna: un percorso iniziato con la definizione di salute coniata dall’OMS a qualche mese dalla fine di quell’immane tragedia che fu la Seconda Guerra Mondiale: “La salute è un completo stato di benessere fisico, psichico e sociale”. Occuparsi di Medicina significa quindi sapere (come ci informa The Lancet) che nell’ultimo anno almeno tre quarti dei bambini della Terra “hanno vissuto abusi, violenze interpersonali o un’altra forma di crudeltà”. Questo dato “è Medicina” perché la violenza nei confronti dei bambini, oltre ai vergognosi traumi rilevabili immediatamente, produce effetti a distanza potenzialmente gravissimi sulla salute: depressione e altre malattie psichiatriche oltre a problemi comportamentali gravissimi Tutti fattori patologici che condizionano i risultati dell’istruzione sino a costituire la molla che scatena la vulnerabilità agli abusi di sostanze e che predispone a contrarre disturbi medici della sfera sessuale e riproduttiva. Questo significa che, per molte vittime, la violenza subita nell’infanzia o nella giovinezza avrà conseguenze durature, che possono perpetuarsi anche alle generazioni future (vedi).

Secondo la concezione di Sviluppo Sostenibile fatta propria dalle Nazioni Unite, questa modalità armonica di crescita economica e sociale a beneficio di tutti gli abitanti del Globo, deve caratterizzarsi in 17 precisi obiettivi da raggiungere. Il quarto obiettivo (vedi) intende “garantire l’educazione inclusiva e di qualità per tutti e promuovere la formazione permanente”. “La formazione di qualità – si afferma nel documento ufficiale- è la base per migliorare la vita delle persone e lo Sviluppo Sostenibile. Sono stati compiuti importanti progressi per accrescere l’accesso all’istruzione a tutti i livelli e aumentare i tassi di iscrizione nelle scuole, in particolare per le donne e le ragazze. Anche se il tasso di alfabetizzazione di base è migliorato in modo molto significativo, sono però necessari sforzi più audaci per fare passi avanti ancora maggiori per raggiungere gli obiettivi di istruzione universale. Ad esempio, il Mondo ha raggiunto l’uguaglianza nell’istruzione primaria tra ragazze e ragazzi, ma pochi Paesi hanno raggiunto tale obiettivo a tutti i livelli di istruzione”.

Secondo l’ONU, i costi della crisi che soltanto ora, dopo quasi dieci anni, sembra iniziare a mollare la presa ha prodotto disoccupazione, povertà, disuguaglianza, instabilità con ripercussioni sociali, di sicurezza e politiche (vedi).

Nel frattempo, i dati ufficiali indicano che più di 260 milioni di bambini e adolescenti non vanno a scuola, e molti altri vanno a scuola ma senza acquisire davvero nuove conoscenze e soltanto uno su 12 giovani nei Paesi a basso reddito potrà acquisire conoscenze di livello superiore. Nonostante alcuni progressi nel raggiungimento della parità di genere a livello di formazione, nei Paesi più poveri, alle ragazze viene di fatto negata la possibilità d’istruzione.

I livelli attuali di investimento nell’istruzione sono criticamente bassi. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (secondo quanto teorizzato dall’Onu nel “Quarto Obiettivo per lo Sviluppo Sostenibile) la spesa globale all’istruzione deve aumentare ogni anno da 1.200 miliardi di dollari l’anno a 3.000 miliardi entro il 2030.


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Autore: Redazione FNOMCeO

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