L’Odontoiatria vista da “Osservasalute”: i LEA

Report n. 39/2010

L’ODONTOIATRIA VISTA DA “OSSERVASALUTE”: I LEA

Secondo il Rapporto Osservasalute 2009, la salvaguradia e la promozione dello stato di salute generale dei cittadini è sempre stata una tra le priorità della Comunità Europea. Il Ministero della Salute nel 2006 ha avviato per la prima volta una iniziativa dedicata all’odontoiatria ed ha promosso un progetto di prevenzione e promozione della salute orale, iniziato nel 2007ed ultimato a marzo del 2009. Tale progetto ha prodotto le Linee Guida nazionali per la prevenzione delle patologie orali in età evolutiva.

A conferma dell’interesse del Ministero, nel documento sulla situazione sanitaria del Paese dell’anno 2009, accanto ad altri indicatori di salute, compare anche l’analisi sulle malattie dei denti e della bocca. Tuttavia, nonostante negli ultimi decenni si sia assistito ad un miglioramento dell’igiene e della prevenzione orale dei cittadini europei, in Italia persiste un segmento di popolazione che ha difficoltà ad accedere ai servizi sanitari del settore.

La normativa dettata per rimuovere tali disuguaglianze nel settore prevede che sia garantito, ai soggetti più deboli finanziariamente, l’accesso a titolo non oneroso ai servizi sanitari. Da qui nasce l’obbligo da parte delle Regioni di attuare norme statali indirizzate alla tutela delle fasce più deboli ridefinendo i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).

Nonostante l’intervento dello Stato e delle Regioni, il monitoraggio della salute orale della popolazione e la valutazione dell’efficacia degli interventi normativi sono particolarmente complessi. La complessità consiste nell’avere dati puntuali e precisi sul ricorso della popolazione alle cure odontoiatriche. La misurazione di questo indicatore è definita dalla valutazione di più variabili come ad esempio (patologie poco gravi quindi trascurabili, difficoltà economiche, distribuzione disomogenea dei servizi sanitari sul territorio).

Possiamo osservare nelle seguenti tabelle, i dati forniti dall’ISTAT “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari” la cui ultima edizione è stata effettuata nel 2005. Analizziamo quindi la percentuale di persone in Italia superiore ai 3 anni che nell’ultimo anno ha fatto ricorso alle cure odontoiatriche per classi di età e sesso.

Come è possibile rilevare dalla tabella sovrastante, la quota di popolazione con età superiore ai 3 anni che, nei dodici mesi precedenti l’indagine, ha fatto ricorso ad un odontoiatra è pari al 39,7%. Tale quota varia rispetto al alcune caratteristiche socio-demografiche della popolazione ed alla regione di residenza. Soprattutto tra gli anziani e le persone con basso titolo di studio si osservano le percentuali più basse di ricorso alle visite o alle cure odontoiatriche, rispettivamente 26,6% e 26,4%.

Nel grafico sottostante invece, possiamo osservare lo stesso indicatore rispetto alla distribuzione regionale:esiste un forte svantaggio per le popolazioni residenti nel Mezzogiorno dove la quota di quanti ricorrono all’odontoiatra, nei dodici mesi precedenti l’intervista, è inferiore al valore medio nazionale. In particolare è in Campania (26,0%) che si osserva la situazione peggiore. Si evidenziano poi quote nettamente più elevate di ricorso all’odontoiatra nelle regioni settentrionali, soprattutto al Nord-Est ed in particolare nella Provincia Autonoma di Bolzano.

Nel nostro Paese, le prestazioni sanitarie connesse alla salute del cavo orale vengono erogate soprattutto da privati. L’assenza di coperture assicurative sanitarie comporta uno svantaggio per i cittadini il cui reddito è insufficiente a coprire le spese per la salute orale.

L’indicatore proposto qui di seguito ci mostra quanta parte delle visite odontoiatriche negli ultimi dodici mesi sono state totalmente a carico delle famiglie. In Italia quasi l’86% ha fatto ricorso ad un odontoiatra sostenendo interamente il costo della prestazione. I differenziali territoriali sono molto contenuti variando tra l’80% ed il 90% per la quasi totalità delle regioni. La percentuale è significativamente più bassa (75%) solo nella PA di Bolzano.
Complessivamente, l’accesso alle cure odontoiatriche a titolo gratuito è più elevato tra i residenti delle regioni del Mezzogiorno (7,8%) rispetto ai residenti nelle altre regioni, mentre nel Nord è più alta la quota che, a fronte delle spese sostenute, riceve rimborso parziale o totale perché titolare di un’assicurazione sanitaria (5,1%).   

Un altro dato rilevante, in Italia, è l’Edentulismo, ossia la totale mancanza di denti naturali. L’edentulismo, se trascurato, incide sia sullo stato generale della salute che sulle condizioni di vita degli individui. Osservando il grafico sottostante, si evince che in Italia l’edentulismo riguarda quasi l’11% della popolazione di 14 anni ed oltre. Il dato non si discosta molto da quanto riscontrato in altri paesi europei: in Belgio nel 2004 il 14,7% della popolazione di 15 anni ed oltre ha riferito di essere in questa condizione ed in Inghilterra la quota raggiungeva nel 1998 il 13% nella popolazione adulta.

La quota di persone che non hanno più denti naturali è pressocchè nulla fino ai 44 anni (0,3%), si attesta sul 6,7% tra i 45-64 anni e sale al 39,9% tra gli ultrasessantacinquenni raggiungendo la quota del 60% tra gli ultraottantenni. E’ positivo il dato che riguarda la sostituzione dei denti mancanti. Non raggiunge infatti l’1% la percentuale di quanti non hanno nessun dente naturale e non ne hanno sostituito nessuno né con protesi mobili, né con impianti mentre il 10,2% delle persone di 14 anni ed oltre ha sostituito tutti i denti mancanti con una dentiera mobile completa o con impianti fissi.


Ovviamente l’edentulismo è più frequente al crescere dell’età in quanto le patologie del cavo orale si acutizzano nel tempo; spesso i medicinali utilizzati per curare le malattie croniche hanno effetti collaterali che incidono negativamente sulla salute orale; gli anziani hanno spesso meno risorse economiche e minore mobilità sul territorio nazionale del resto della popolazione.

La necessità di fornire un supporto alle famiglie con basso “status” sociale si evince dal fatto che per tutte le classi d’età considerate, coloro che hanno un basso titolo di studio presentano una prevalenza significativamente maggiore di edentulismo totale rispetto a quanti hanno titoli di studio più elevati , nonché una minore propensione a sostituire i denti mancanti.

P.S. Come sempre chi fosse interessato ad approfondire, la documentazione completa è a disposizione presso il Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO

Roma 14/04/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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