Maria Del Pesce: donne-medico, avanti con coraggio

Ad Ancona, durante la Celebrazione del Centenario della Istituzione degli Ordini dei Medici-Chirurghi, Maria Del Pesce già presidente dell’Ordine dei medici di Ancona ha parlato del “Il futuro della donna medico”. Le abbiamo chiesto di raccontarci le sue esperienze professionali ordinistiche e di condividere il suo sguardo verso il futuro .

Maria Del Pesce, lei è stata Presidente dell’ordine dei medici d’Ancona per un solo mandato negli ultimi anni del 2000, ed è rimasta consigliera nel triennio successivo. Cosa ha rappresentato quel periodo?
Un’esperienza positiva, rilevante per la mia crescita personale e professionale. Ero costantemente accompagnata da un forte senso di responsabilità. Le donne della mia generazione sono portate a pensare, dopo essere giunte a ricoprire un incarico apicale, di doversi guadagnare ogni giorno riconoscimento, apprezzamento e stima. La leadership femminile ha svantaggi e vantaggi, può certamente essere vissuta con serenità, consapevolezza e competenza. Nei compiti gestionali le capacità relazionali, il senso pratico e il saper “leggere tra le righe”, tipiche delle donne, sono di grande aiuto. Spesso la donna ha anche meno condizionamenti, è più istintiva, immediata ed informale. Difettiamo talora della capacità di parlare solo se necessario e con chi di dovere: forse per questo ho dovuto imparare ad essere più “politica”.
Sono da anni Direttore di Struttura complessa e penso che anche per questo tipo d’impegno le donne devono sacrificare molti più aspetti della propria vita di quanto non debbano fare i nostri colleghi, così come accade anche nel sociale e nella politica. Questo grande carico di lavoro associato spesso ad un incomprensibile senso di inadeguatezza, ci fa spesso rinunciare a priori. Dalle mie esperienze globalmente potrei dire: sono impegnative, talora frustranti, ma anche divertenti e ricche di sorprese e di insegnamenti. E alle colleghe più giovani vorrei dire: non rinunciamo, impariamo a non tirarci indietro e a proporci.

Nel celebrare il Centenario lei ha parlato del futuro della donna medico. Quali le sue considerazioni?
In questo periodo storico il tema della femminilizzazione della sanità ha occupato giornali, dibattiti convegni: potrebbe sembrare un argomento facile. Ma questo successo, se così vogliamo chiamarlo, è solo numerico. Oggi lavorano nel pubblico un medico donna ogni tre, prevalentemente in specialità mediche; le donne rappresentano il 70% dei medici di età inferiore ai 30anni iscritti agli Ordini dei Medici, ma nonostante questo tante altre cose non sono cambiate.
Oltre dieci anni fa, con Giovanna Vicarelli facemmo un’indagine conoscitiva tra i medici iscritti all’Ordine di Ancona per inquadrare le differenze, professionali e non, tra uomini e donne medico: ruolo, specialità, vita familiare, grado di soddisfazione. I risultati di allora non sono diversi da quelli di oggi: solo 1 donna su 10 ha posizioni apicali e fra i professori ordinari sono donne solo l’8%. Nella categoria dei precari, piaga attuale di tutte le attività lavorative, tra i medici (ospedali, laboratori di ricerca, università) le donne rappresentano quasi il 60% del totale. Se poi guardiamo alla vita privata: il 30% delle donne in posizione apicale è single o separata, il 30% non ha figli, il 20% ne ha solo uno. E’ chiaro che il futuro delle donne medico non è così roseo come può sembrare. Eppure siamo brave, ci laureiamo prima (in media intorno ai 26 anni) e con una votazione nettamente superiore a quella dei colleghi uomini e sembra anche riceviamo meno segnalazioni e denunce da parte dei pazienti. Possiamo quindi affermare che i giusti riconoscimenti finora ci sono stati abbastanza negati…

Quali le sue considerazioni per il futuro?
Anche le donne medico come le tante altre donne impegnate in altre professioni vivono, tuttora come cento anni fa, il problema di dover conciliare le loro aspirazioni professionali con la cura della famiglia e degli affetti. Gli impegni familiari sono addirittura aumentati per la carenza di quei servizi sociali indispensabili che permetterebbero maggiore serenità e libertà alle donne nel lavoro.
Aggiungiamo che le donne tuttora vivono spesso un’incomprensibile sensazione di disagio e di inadeguatezza per cui pensano di dover fare il doppio per dimostrare la loro capacità.
Personalmente ho un orgoglio di genere nel vedere le donne trarre sufficiente orgoglio dalla soddisfazione dei loro pazienti e dal riuscire a creare relazioni costruttive indipendentemente dal guadagno che ne ricevono.
Le donne sono poco portate ad un rapporto paternalistico e molto portate al “prendersi cura” più che al curare e questo i pazienti lo avvertono traendone sensazione positiva. Tutto questo – lo specifico modo di essere, vivere, relazionarsi- è nel DNA e nella nostra storia. Con l’aumentare della presenza femminile saranno inevitabili cambiamenti organizzativo – gestionali del sistema.
La nostra è una bellissima professione. Sono sicura che i miei colleghi, uomini o donne che siano, la amano così come la amo io. Affronteremo insieme questi cambiamenti e tutti gli altri seri problemi che stanno profondamente modificando il nostro sistema sanitario.

Autore: Redazione FNOMCeO

© 2023 - FNOMCeO All Rights Reserved. Via Ferdinando di Savoia, 1 00196 ROMA CF: 02340010582

Impostazioni dei Cookie.