Medici da tutta Italia per curare la Città dell’Acciaio

COMUNICATO STAMPA del 26 settembre 2013

La notizia era nell’aria da giorni e proprio qualche ora fa è diventata ufficiale: la Commissione dell’Unione Europea ha aperto, per gli impianti dell’Ilva di Taranto, una procedura di infrazione contro l’Italia. L’accusa è di non aver rispettato le direttive sulle emissioni e sulla responsabilità ambientali.

Le prove di laboratorio evidenziano infatti un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia nelle zone abitate della città di Taranto”. In particolare, sempre secondo la Commissione, “l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell’acciaieria”.

E proprio in questo momento cruciale per l’Ilva, per Taranto, per l’Italia, sta per aprirsi nella “città dell’acciaio” il Workshop “Salute, Ambiente, Lavoro”, che – organizzato dall’Ordine dei Medici della provincia di Taranto, da quello di Brindisi, dalla FNOMCeO e dall’ISDE, l’Associazione internazionale dei Medici per l’ambiente – si terrà presso la Sede dell’Università (ex Convento di San Francesco) il 28 settembre.

Al centro dell’attenzione di medici, giuristi, giornalisti, cittadini non ci saranno soltanto le neoplasie, ma gli effetti dell’inquinamento sull’apparato riproduttivo – e quindi, sulle generazioni future – oltre che su quello endocrino e su quello neurosensoriale.

“Non vogliamo “non” parlare di tumori – afferma il presidente dell’OMCeO di Taranto, Cosimo Nume –.Vogliamo solo far sapere che ci sono anche molte altre problematiche, non meno pericolose, legate all’inquinamento, su cui è necessario intervenire ora che la coscienza ambientale di questa città si è finalmente risvegliata, per non subire domani l’insulto di malattie che avremmo potuto probabilmente prevenire con azioni mirate sui determinanti di Salute”.

Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini del disastro ambientale di Seveso e degli effetti teratogeni della diossina sui feti. Ma la diossina può anche avere effetti a lungo termine sull’apparato riproduttivo, in particolare sulla fertilità maschile e femminile.    

Succede anche a Taranto?

Quel che è certo è che – secondo uno studio condotto da Raffaella Depalo del Policlinico di Bari, uno dei relatori al Convegno – se negli anni ’70 il 16% delle donne, in Puglia, aveva problemi a procreare, oggi le coppie infertili sono il 20-25%, la maggior parte provenienti da una fascia di territorio compresa tra Taranto e Brindisi.

E il 26% delle donne, provenienti dall’area geografica in un raggio di 20 km da Taranto, che si erano rivolte al centro diretto dalla Depalo erano in menopausa precoce: nessuna delle donne della stessa età, ma provenienti da altre parti d’Italia, era in menopausa.

Una prima proiezione sulla fertilità maschile in associazione con l’esposizione annuale diretta ad alti livelli di diossine è stata compiuta sempre a Taranto, con il contributo dell’Università degli Studi di Bari: è emerso un aumento, nel liquido seminale, dello stress ossidativo e della frammentazione del Dna.

“La professione medica ha nel suo codice genetico la consapevolezza del nesso indissolubile tra ambiente e salute – conclude il presidente dell’Ordine di Brindisi, Emanuele Vinci –. E oggi siamo ben consci, grazie a studi epidemiologici, genetici, biomolecolari, che le influenze negative dell’ambiente sulla salute non riguardano solo l’aspetto oncologico, con la formazione di neoplasie, ma sono all’origine delle attuali pandemie di patologie dismetaboliche e neurodegenerative”.

Di più: le interazioni tra l’ambiente e la salute non riguardano solo le varie patologie, acute o croniche, vecchie o nuove, ma determinano effetti sull’evoluzione, sino a minacciare la stessa sopravvivenza delle specie viventi.    

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Autore: Redazione FNOMCeO

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