Sempre più vicino il Seminario organizzato dalla FNOMCeO che, il 10 aprile a Reggio Calabria, incontrerà rappresentanti dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione Nazionale Stampa Italiana, dell’Università, e giornalisti che lavorano “in prima linea” negli Uffici Stampa, nelle Agenzie, nelle redazioni dei Giornali, alla Radio, in Televisione, su Internet.
Ma cosa chiedono i medici ai giornalisti? L’Ufficio Stampa della FNOMCeO ha voluto sentirlo dalla viva voce del Presidente dell’Ordine dei Medici di Reggio Calabria, Pasquale Veneziano.
Presidente, cosa vi aspettate da questo primo appuntamento tra medici e giornalisti?
Come avete detto, sarà un “primo appuntamento”, fortemente voluto, dopo quasi due anni di “corteggiamento” da entrambe le parti. A Reggio Calabria medici e giornalisti, insieme, inizieranno un percorso comune di lavoro sul delicato tema della Comunicazione della Medicina e della Sanità.
Non è certo questo il primo Seminario o Convegno sul tema: la novità è che il 10 aprile, a Reggio Calabria, si incontreranno, per discutere di tali delicate questioni, i massimi vertici istituzionali sia dei Medici (la Federazione degli Ordini), sia della Stampa (l’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale Stampa Italiana). Di fronte a loro, porteranno le proprie esperienze e criticità i giornalisti “sul campo”, quelli dei vari media. Mentre ancora istituzionale sarà l’anello di congiunzione tra i due “schieramenti”, l’Ufficio Stampa: abbiamo infatti invitato a parlare, in rappresentanza di questo ruolo, il Capo Ufficio Stampa del Ministero della Salute. Infine, l’Università darà a tutto l’insieme un taglio “scientifico” presentando una recente ricerca sulla “Medicina difensiva”, pubblicata da Milano Bicocca, e un Master in Comunicazione Bio-Sanitaria, che si tiene alla Statale di Pisa.
Un menù vario e “appetitoso”… ma perché è così fortemente sentita l’esigenza, da ambo le parti, di parlarsi, per trovare insieme un linguaggio comune?
È indubbio – oltre che ovvio – che il mondo della Medicina e quello della Comunicazione parlino linguaggi differenti. Questo diventa tanto più evidente quando i mass media affrontano tematiche di area medica, e penso qui non solo alla cronaca dei casi di cosiddetta “malasanità”, ma anche e soprattutto alle notizie sulle nuove scoperte scientifiche, che, se trasmesse con un tono sbagliato, possono ingenerare false speranze nei malati. In un caso e nell’altro, la notizia intrude pesantemente nel rapporto di fiducia tra il medico e il suo paziente, disgregandolo alle fondamenta, a tutto danno del cittadino. Ecco perché è così importante che questi due mondi imparino a capirsi e a dialogare, perché solo dal loro incontro può nascere un nuovo modello di comunicazione.
A proposito di “malasanità”: la sua regione è stata, l’estate scorsa, trascinata in un vortice mediatico, dopo i decessi, per cause ancora da accertare, di sei persone in ospedali calabresi nel mese di agosto…
La FNOMCeO comprende e si fa carico del dolore dei parenti delle persone decedute. Se responsabilità ci sono, saranno accertate nelle sedi competenti. E gli Ordini, da parte loro, prenderanno tutti i provvedimenti necessari nei confronti di quei Colleghi che dovessero aver agito contro la legge, o anche solo contro il Codice Deontologico.
Non vogliamo negare la verità dei fatti, né la necessità di una loro comunicazione puntuale e trasparente, come gran parte della stampa nel suo lavoro quotidiano registra. Solo, chiediamo che la morte di queste persone non divenga volano per una campagna denigratoria contro i medici e la Sanità in generale. Perchè se ciò avvenisse si sgretolerebbe il rapporto di affidamento e di alleanza terapeutica presente alla base di una relazione di cura e si minerebbe la fiducia nell’intero sistema sanitario con la conseguente mancanza di rispetto nei confronti di questi morti e del dolore provato dai loro familiari.
Come dare, allora, dal suo punto di vista di medico, queste notizie in modo corretto?
Qui il discorso diventa più ampio, e coinvolge il tema dell’errore in medicina, che non va visto come un evento in cui trovare un “capro espiatorio”, ma come una variabile da studiare, per meglio affrontarla e prevenirla. È quindi necessario che tutti insieme, Stampa compresa, operiamo un salto culturale che, da quella che gli anglosassoni chiamano “blame culture”, cultura della colpa, approdi al “risk management”, cioè alla gestione del rischio, sviluppando serie politiche di prevenzione.
Prevenzione di sistema, quindi…
ertamente: se un tempo, con una medicina meno complessa, l’eventuale errore poteva più facilmente essere ascritto a un singolo, oggi, invece, si manifesta lungo un processo cui concorrono vari attori. Tutto ciò va, perciò, indagato scrupolosamente per scongiurare, tra l’altro, pericolose e semplificanti deformazioni mediatiche.
Deformazioni mediatiche, ma ancor prima, culturali, che mettono in pericolo anche la sicurezza dei medici, oltre a quella dei pazienti.
Purtroppo la nostra regione conta le vittime di questa spirale cieca di odio e di violenza anche tra i sanitari. Voglio qui ricordare i continui casi di aggressione fisica che accadono nei nostri ospedali ed ambulatori. Tali casi sono anche frutto del clima di sfiducia nei confronti dei medici che ormai si è ingenerato nella popolazione calabrese ed è a volte alimentato da alcuni articoli giornalistici su eventi avversi accaduti in ambito sanitario, i quali, spesso, si dimostrano peraltro non essere imputabili ad errori clinici.
Non dimentichiamo che negli anni passati in Calabria sono stati addirittura uccisi tre colleghi chirurghi (Gino Marino, Nicola Pandolfo e Costanzo Catuogno) ritenuti ingiustamente colpevoli del decesso di altrettanti pazienti da loro operati. Come si può quindi capire, non è facile lavorare serenamente in questo contesto: ciò, paradossalmente, può portare più facilmente all’errore, con conseguente notevole danno per i pazienti.
Cosa chiedono, dunque, i medici ai giornalisti?
Le due Professioni si fondano entrambe su saldi principi di Etica e Deontologia, che hanno come fine comune l’interesse dal cittadino. Proprio partendo da queste basi, e facendo leva sullo spirito di collaborazione che ha “partorito” questo Seminario, chiediamo di iniziare un percorso comune di dialogo e progettualità.
Autore: Redazione FNOMCeO