Medici pensionati richiamati al lavoro: Anelli a Tgcom24 “Dentro i fatti”

Sono ormai diecimila i medici intrappolati nell’imbuto formativo, il collo di bottiglia tra la laurea e la specializzazione. E sono i diecimila medici specialisti e di famiglia che mancano al sistema. Come rimediare? Mettendo a disposizione, subito, diecimila borse per le Scuole e il Corso di Formazione specifica in Medicina Generale. No invece a un’eliminazione del numero programmato per l’accesso a Medicina, che non farebbe  che aggravare la situazione.

A tracciare un quadro della crisi del sistema che ha portato Regioni come il Veneto e il Molise ad aprire al richiamo in servizio dei medici in pensione è stato ieri il presidente della FNOMCeO Filippo Anelli, intervistato a “Dentro i fatti”, lo spazio di approfondimento del Tgcom 24.

“La crisi viene da lontano – ha spiegato Anelli -. Sicuramente è collegata a una errata programmazione dei medici specialisti, perché sono questi che mancano nel nostro Paese, a fronte di quello che doveva essere un aumento programmato in ragione della gobba pensionistica, cioè del fatto che sempre più medici andranno in pensione tutti insieme. Ecco, noi abbiamo invece una programmazione molto lineare e non invece un aumento e questo ha determinato e sta determinando una carenza di medici specialisti, man mano che i giorni passano sempre maggiore. A questa si è aggiunto una piccola quota relativa alla questione della quota 100 cioè del fatto che alcuni medici possono anticipare il momento per lasciare andare in pensione. Questo incide nella più del non più del 25% secondo le stime di alcuni sindacati, però, il dato che emerge sempre più evidente è che i concorsi vanno deserti e i medici specialisti non ci sono”.

“Il sistema è un sistema, come dire, organizzato non in maniera ottimale perché il percorso di formazione dei medici comprende due momenti: il momento della laurea e il momento della specializzazione – ha continuato –. I due momenti dovrebbero essere strettamente legati cioè ogni medico che si laurea dovrebbe avere una Borsa di specializzazione in modo tale da completare il suo percorso formativo. Che cos’è successo? Che ogni anno, in realtà, si laureano circa novemila medici, mentre invece le borse disponibili da parte dello Stato sono circa 6000 e a cui si aggiungono 1000 per la medicina generale e questo determina il fatto che duemila giovani ogni anno non trovano possibilità di concludere il percorso formativo e restano in quest’ imbuto, oppure vanno all’estero a specializzarsi”.

 Qui una breve clip con la prima parte dell’intervento di Anelli.

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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