E’ attivo presso l’OMCeO di Bari il primo Osservatorio sulla Medicina di Genere in Italia per promuovere progetti di ricerca, ma anche sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica rispetto a questa innovativa interpretazione della medicina. La Medicina di Genere è oggi un argomento molto dibattuto su cui si confrontano non solo le comunità scientifiche ma più in generale tutte le istituzioni culturali che hanno come obiettivo la promozione della salute, in tutti i suoi vari aspetti, secondo le indicazioni dell’OMS. E’ certamente però un ambito di ricerca relativamente giovane che inizia ad affacciarsi nel panorama degli studi intorno agli anni ’90 negli Stati Uniti. In quel periodo la direttrice dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica Americano, Bernardine Healy, in
un suo editoriale parlò per la prima volta di una realtà medica che
indubbiamente penalizzava le donne nell’essere curate. La Healy parlò della cosiddetta “Yentl Syndrome” ovvero della “Sindrome
del sesso debole”: venne rilevato il comportamento discriminante dei
cardiologi nei confronti delle donne, che si manifestava nella maggiore
possibilità per le donne ricoverate per ischemia acuta di subire errori
diagnostici e terapeutici rispetto agli uomini da un lato, e dall’altro dalla
minore propensione dei medici di invitare le donne a sottoporsi ad eventuali
interventi come by-pass ed angioplastica.
Qual è oggi lo stato dell’arte sulla materia: la redazione lo ha chiesto alla Dr.ssa Anna Maria Moretti, membro dell’Osservatorio nazionale sulla Medicina di Genere.
A che punto è oggi la medicina di genere in Italia?
E’ ormai noto a tutti l’impatto che alcuni fattori quali genere, ambiente, stili di vita e condizioni socio-economiche esercitano sulla salute dell’individuo. Tali fattori, oltre ad essere considerati significativi determinanti di salute, sono in grado di condizionare i percorsi diagnostici ed intervenire sugli outcome delle terapie.
La medicina di genere rappresenta oggi uno degli ambiti di ricerca che meglio esprime la complessità della vita dell’individuo.
Nelle scienze biomediche spesso i termini sesso – genere sono stati usati come sinonimi ingenerando confusione ed impossibilità a definire le differenze, le complesse e costanti interazioni con l’ambiente capace di modificare le caratteristiche biologiche dell’individuo. La medicina di sesso-genere quindi si connota non come la medicina della donna ma la medicina di uomini e donne con differenti livelli culturali, inseriti in particolari contesti ambientali e sociali capaci di determinare differenti stili di vita e di comportamento. Ed in letteratura sono descritti argomenti nuovi come l’influenza del genere, la responsabilità, il contesto, la bioetica…
Attualmente, sia a livello nazionale che internazionale, a fronte di evidenze consolidate di differenze di genere in medicina, non si rileva una opportuna attenzione al problema nella pratica clinica e nei corsi di formazione sanitaria. Le linee Guida disponibili nelle varie discipline non inseriscono nei percorsi gestionali delle patologie il determinante “genere”. L’Italia dispone oggi di dati ottenuti da progetti istituzionali quali il progetto strategico del Ministero della Salute “La medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna” che riconoscono l’importanza della valutazione di parametri e rilevazioni finora disattesi. Consapevoli della necessità che alla medicina dell’evidenza si affianchi la medicina della complessità, in tema di salute di genere, obiettivo fondamentale è oggi valorizzare una medicina attenta alle problematiche bio-culturali, implementare percorsi di ricerca, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione maggiormente orientati a promuovere accesso e riforme sull’equità di genere e sollecitare le Istituzioni ad intraprendere nel nostro paese un percorso per il riconoscimento scientifico della disciplina, incentivando formazione e conoscenza
Quali risorse per la sanità possono essere rappresentate da un approccio gender oriented
L’approccio gender-oriented tutela, come sancito dall’articolo 32 della Costituzione, la salute di tutti i cittadini, promuovendo l’appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie e delineando migliori criteri di erogazione del servizio sanitario. La revisione delle Linee Guida in ottica di genere permette l’introduzione di una percentuale statisticamente significativa di soggetti di sesso femminile nelle varie fasi di sperimentazione clinica dei farmaci. E’ auspicabile istituire, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, un osservatorio nazionale per la Medicina di Genere che possa raccogliere, coordinare e trasferire dati epidemiologici e clinici, al fine di assicurare il raggiungimento dell’equità nel diritto alla salute,
E’ necessario inoltre predisporre iniziative di prevenzione sostenute da periodiche campagne informative per favorire una corretta informazione volta a migliorare le conoscenze riguardanti le diversità.
In tale ottica si sollecita l’inserimento, tra gli obiettivi del piano sanitario nazionale, di promozione e sostegno alla Medicina di Genere quale approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche, al fine di delineare migliori criteri di erogazione del servizio sanitario
La risposta delle Istituzioni: resistenze o apertura ad un modo nuovo di fare medicina? E i giovani medici cosa ne pensano?
Nel corso dell’ultimo ventennio le politiche sanitarie nazionali e regionali hanno intensificato azioni di sensibilizzazione nei confronti delle differenze di genere anche a causa di una “femminilizzazione” di molte patologie che prima costituivano un “primato maschile”
L’OMS ritiene oggi fondamentale considerare, nei processi di prevenzione e cura il genere in quanto le differenze biologiche e sociali influenzano in maniera significativa la salute. Secondo le organizzazioni internazionali, la salute e la medicina di genere sono un obiettivo strategico sia per la sanità pubblica che per l’appropriatezza della prevenzione e della cura e, in accordo con la Banca Mondiale, un volano per lo sviluppo sociale ed economico.
Le Linee Guida Internazionali e Nazionali non trattano attualmente le differenze di genere inerenti gli aspetti preventivi, diagnostici e terapeutici e non sono disponibili oggi studi di genere orientati al rapporto fra vita riproduttiva della donna e caratteristiche di malattia.
Oggi numerosi organismi e istituzioni internazionali (OMS, ONU, FDA, NHI, Commissione Europea) dedicano all’argomento importanti progetti di ricerca e finanziamenti e la letteratura internazionale evidenzia la necessità di una particolare attenzione alle problematiche inerenti la valutazione epidemiologica, le dimensioni psicosociali, economiche, scientifiche e mediche.
Attualmente sul territorio nazionale non si dispone di dati epidemiologici sulla salute e sulla Medicina di Genere.
In tale ottica nella Regione Puglia sono state intraprese numerose attività.
GISeG (gruppo italiano Salute e Genere), del cui Direttivo fanno parte Anna Maria Moretti (Bari) Presidente Nazionale, Maria Gabriella De Silvio (Salerno) Vicepresidente, Franco Lavalle (Bari) Segretario Tesoriere, Valter Malorni: Responsabile Scientifico, Vincenzo Fogliani: Consigliere è nato a Bari ed ha sollecitato l’attenzione verso la Medicina di Genere sia sul territorio nazionale che nella Regione Puglia, sensibilizzando le Istituzioni su queste tematiche.
L’Ordine dei Medici della Provincia di Bari ha istituito un Osservatorio sulla Medicina di Genere, di cui fanno parte Cinzia Germinario (igienista – responsabile Osservatorio Regionale Puglia),Franco Lavalle (Vicepresidente dell’Ordine dei Medici-chirurgo), Anna Maria Moretti (pneumologa), Maria Trojano (neurologa), Anna Ciampolillo (endocrinologa), Maria Zamparella (Medico di Medicina Generale-gastroenterologa), con l’obiettivo di stimolare la formazione dei Medici e degli operatori sanitari ed ha prodotto un master dedicato alla conoscenza delle differenti manifestazioni cliniche e radiologico-funzionali in alcune specifiche patologie (Embolia polmonare, SLA, Patologie della tiroide). Questo nostro Centro Studi ha inserito fra i primi obiettivi la definizione di indicatori specifici di genere
L’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia attualmente svolge un ruolo fondamentale nella raccolta dati secondo criteri predeterminati. Si ritiene attualmente indispensabile promuoverne l’inserimento nei programmi dei corsi di laurea di medicina e chirurgia e delle scuole di specializzazione di programmi di formazione sul gender al fine di favorire l’interdisciplinarietà e l’appropriatezza diagnostico-terapeutica
Autore: Redazione FNOMCeO