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Medicina difensiva: pericolo per la salute, spreco e sconfitta per la medicina e la sanità

Vivere avendo come punto focale la paura vuol dire, nei casi più fortunati, sopravvivere. A questa regola non sfugge l’esercizio professionale della Medicina. Quando la tutela legale del professionista diventa l’obiettivo principale, l’esercizio della professione medica non potrebbe nemmeno essere definita, da un punto di vista strettamente deontologico, "Medicina". L’atto medico si fonda infatti sull’alleanza terapeutica tra medico e malato che ha come base implicita di realizzazione l’impegno da parte del professionista della salute di fare tutto quanto è nelle sue possibilità nell’interesse del malato.
La Medicina Difensiva è quindi in primo luogo una sconfitta: dell’etica, della deontologia, e della scienza. Da questa definizione bisognerebbe partire per comprendere un fenomeno, monitorato in ascesa, cercando di porvi rimedio. Colpevolizzazioni e tirate moralistiche sono tra l’altro gli strumenti più efficaci per favorire un’evoluzione “carsica” di questa degenerazione della Medicina che tende già per sua natura a rendersi invisibile occupando tutte le pieghe che la burocrazia mette involontariamente a disposizione.
Il Ministro Beatrice Lorenzin ha varato una “Commissione consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. La prima connotazione potenzialmente positiva attribuibile a questa iniziativa è stata esplicitata nella conferenza stampa di presentazione, attraverso la lettura in diretta dei connotati del fenomeno

“La medicina difensiva, sia positiva che negativa – ha affermato – è diffusa in maniera capillare e preoccupante tra gli operatore sanitari. Si parla di un costo di circa 10 miliardi di euro, cifre pesanti, perché parliamo dello 0,75% del PIL. Quello che più mi preoccupa è che il 93% dei medici ritengano che la medicina difensiva sia destinata ad aumentare. Per questo dobbiamo trovare delle soluzioni valide per risolvere un fenomeno che incide sulla spesa sanitaria in misura pari al 10% del Fondo sanitario nazionale”. (vedi)

Autore: Redazione FNOMCeO

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