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MEDICINA POTENZIATIVA: OCCORRE AGGIUNGERE SAPIENZA A SCIENZA E COSCIENZA

La valutazione dei rischi, dei benefici e delle potenzialità culturali della Medicina Potenziativa, discussa nel Convegno nazionale di Piacenza il 27 maggio scorso, dipende da una domanda fondamentale: quale sarà la figura professionale titolare delle ricerche in questo ambito?

Maurizio Benato, membro del Comitato Nazionale di Bioetica, è convinto che questa titolarità sia ancora da assegnare
Non è detto che si affidata alla Medicina. Potrebbe essere acquisita anche dalla Bioingegneria o addirittura da una Disciplina nuova che si affaccia al mondo della cura portando nuovi contenuti al concetto di salute (benessere fisico, psichico e sociale) elaborato dall’OMS. È indubbio che si sta configurando per la Medicina un salto di finalità: da un ambito eminente naturalistico di prevenzione, diagnosi e cura, si passa alla possibilità di potenziamento di alcune caratteristiche fisiologiche e addirittura alla possibilità della loro sostituzione con altre totalmente nuove. Per non parlare poi della possibilità di rendere trasmissibili geneticamente queste modificazioni biologiche indotte.

Una vera rivoluzione…

Sì. La figura professionale del medico come l’abbiamo conosciuta sino ad oggi, con i suoi riferimenti etici e bioetici, viene completamente stravolta.

Una rivoluzione culturale, quindi, nella quale il medico è protagonista o vittima illustre?

Il campo di applicazione della Medicina è la cura: oggi il Medico si confronta con l’Uomo, un soggetto dotato d’indipendenza di giudizio e con il quale si costruisce il rapporto medico/paziente basato sul rispetto reciproco delle singole autonomie. La Medicina Potenziativa aggiunge ai concetti di autonomia, indipendenza, libertà… quello della vulnerabilità della persona che, a mio avviso i Medici devono affrontare senza però appiattire la Biologia… sulla biografia.

Quindi lei delinea uno scenario culturale di apertura…

Sì. Un’apertura da fare con tutte le cautele del caso: valutazione del bilancio rischi/benefici, l’applicazione del principio di prudenza… Credo che la tecnologia e le convergenze tecnologiche corrano molto più in fretta della velocità con cui si depositano le nostre sedimentazioni culturali. Ci serve quindi la Sapienza da aggiungere alla Coscienza e alla Scienza.

Autore: Redazione FNOMCeO

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