Dalla “medicina delle cure” alla “medicina dei desideri”; dalla ‘restitutio ad integrum’ del soggetto malato’ alla ‘transformatium ad optimum’ della persona sana; dal ‘guarire’ al ‘perfezionare’: è questo il cambio di paradigma della medicina moderna, che non solo previene, cura e riabilita, ma potenzia, ottimizza, migliora l’aspetto e le performance.
Ecco allora che diventa possibile non solo modificare i tratti somatici con la chirurgia plastica, migliorare l’aspetto con la medicina estetica, incrementare le prestazioni sportive, ma anche rallentare l’invecchiamento, riprodursi oltre il limite d’età naturale, aumentare la memoria e le potenzialità cognitive e persino cancellare selettivamente ricordi traumatici o sgraditi. Ma se una cosa è tecnicamente fattibile, è sempre anche lecita?
A questi nuovi aspetti della pratica medica, e alle implicazioni etiche, giuridiche, economiche, oltre che strettamente cliniche e deontologiche, la Fnomceo dedica oggi – a due anni dall’emanazione del Codice Deontologico e del nuovo articolo 76 – il Workshop “La Medicina Potenziativa: intersezioni e questioni”, che si terrà a Roma al NH Leonardo Da Vinci, in Via dei Gracchi 324.
“L’articolo 76 del Codice di Deontologia Medica – spiega Maurizio Grossi, coordinatore della Consulta Deontologica della Fnomceo – introduce un concetto nuovo nel dibattito etico e dentologico. Il termine potenziamento può essere la traduzione della parole inglese “enhancement”.Pertanto la medicina potenziativa comprende tutti gli interventi, non strettamente terapeutici, finalizzati a migliorare e potenziare le fisiologiche capacità psico-fisiche dell’uomo: prodotti chimici che potenziano le performance cognitive e della sfera emotiva, impianti neuronali, modificazioni genetiche, tecniche per l’allungamento della vita e non ultimo il “miglioramento “ della sfera morale per via tecnologica. Da qui l’importanza di un dibattito sugli aspetti etici e deontologici del tema, che definisca il campo di applicazione, il ruolo del medico e, non ultimo, quali limiti dare a questa pratica” .
“Da anni il valore sociale della salute è aumentato, divenendo una espressione assai prossima alla felicità, da un lato, e a un dovere sociale dall’altro – afferma Maurizio Benato, componente del Comitato Nazionale per la Bioetica in rappresentanza della Fnomceo -. Il potenziamento sta diventando un vero e proprio fine della medicina, modificando persino la nozione di bene del paziente, nel senso di farlo coincidere con la massimizzazione del benessere e con l’aumento delle opportunità per condurre un’esistenza migliore”.
“Occorre, a mio avviso, accettare la sfida – conclude Benato -, facendosi carico, in quanto medici, della vulnerabilità umana che è l’humus nel quale l’esistenza umana si manifesta e la progettualità della vita di ciascuno si esprime. Sono proprio i modi e i gradi della condizione di vulnerabilità, nella quale si sviluppa nel tempo l’identità biografica di ciascuno, che devono richiamare le attenzioni di chi intende agire con l’obiettivo di ridurne il peso”.
A questo link il programma e le interviste a Grossi e Benato.
Autore: Redazione FNOMCeO