A Fermo il convegno “Medicina di Genere”

Si è svolto sabato 12 novembre 2022 nella Sala Convegni dell’OMCeO di Fermo, il convegno MEDICINA di GENERE con il patrocinio della FNOMCeO, del Comune, della Provincia di Fermo e di ASUR (Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche Area Vasta n 4).

Anna Maria Calcagni, nel presentare il corso ha detto: “La MdG per questo Ordine è un argomento nuovo ma realizzeremo presto, in rete con altri ordini, studi e pratiche sulla MdG perché colleghi di diversi settori, imparino ad osservare e curare con attenzione di genere. Dopo la fase pandemica, che ha segnato medici e popolazione tutta, vogliamo trasmettere il desiderio di avere visioni e ripartire tutti riprendendo entusiasmo per la vita.”

Il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, ha ringraziato l’OMCeO sempre attivo nelle iniziative di sensibilizzazione verso l’intera cittadinanza, tanto da aver spinto l’amministrazione comunale ad attuare collaborazione virtuose, inserendo nelle sue attività incontri e campagne di prevenzione.

Roberta Chersevani ha ricordato come la medicina di genere, si fondi come legge su un solo articolo inserito nella legge sul riordino delle professioni sanitarie e sulla sperimentazione clinica di medicinali, dopo lungo iter parlamentare.

Elena Ortona ha presentato la Medicina di Genere, obiettivo strategico della sanità pubblica, fra norme legislative e Istituzioni di riferimento

Lo stato di salute e di malattia sono influenzati da aspetti biologici legati al sesso e da fattori che dipendono dall’ambiente e dallo stile di vita legati al genere. La MdG vuole garantire ad ogni persona la migliore cura possibile, rafforzando i concetti di centralità del paziente e personalizzazione delle terapie. Per migliorare appropriatezza ed equità degli interventi di prevenzione, diagnosi e cura presso l’ISS è stato creato un Osservatorio dedicato alla medicina di genere con sei gruppi di lavoro (percorsi clinici, ricerca e innovazione, formazione universitaria e aggiornamento del personale sanitario, comunicazione e informazione, farmacologia di genere, diseguaglianze di salute legate al genere). L’impegno delle istituzioni è fondamentale perché la pratica della MdG si diffonda.

Teresita Mazzei nel suo intervento sulla Farmacologia Genere-specifica ha ricordato che le donne assumono molti farmaci in quantità maggiore rispetto agli uomini, forse perché le donne vanno maggiormente dal medico sia per sé sia per la famiglia. Forse perché le donne hanno la necessità di guarire in fretta, avendo un carico familiare da accudire.

Le donne rispondono in maniera diversa rispetto all’uomo ai farmaci per differenze fisiologiche, anatomiche e ormonali. Vi è un profilo farmacocinetico diverso fra uomini e donne per assorbimento, distribuzione, metabolismo ed eliminazione dei farmaci.

Le reazioni avverse a farmaci (ADRs) si verificano più frequentemente nelle donne, l’uomo è più fragile nelle infezioni batterica e virali. Abbiamo ancora un lungo percorso per arrivare a linee guida genere-specifiche e a cambiamenti posologici.

Carolina De Vincenzo ha ricordato come nell’OMCeO di Campobasso si sia partiti già nel 2016 con un percorso di alfabetizzazione di genere, per poi affrontare tematiche più specialistiche.

Cecilia Politi ha spiegato quanto sia fragile il cuore delle donne.

In Italia una donna su due muore di malattia cardiovascolare. Lo Scompenso Cardiaco, la Fibrillazione Atriale e la Malattia Coronarica sono le principali responsabili di questa mortalità. Tutte e tre queste patologie colpiscono le donne in maniera altrettanto significativa degli uomini, ma presentano differenze nella fisiopatologia, nella sintomatologia, nel quadro clinico, nonché nelle opzioni terapeutiche disponibili e più adatte a ciascun genere. Solo la conoscenza di queste differenze può evitare la sottostima del rischio, la mancata diagnosi o il suo differimento e quindi un inevitabile ritardo nella tempistica terapeutica ritenuta ottimale e anche il sottotrattamento. Tutti questi elementi accanto alla mancata percezione del rischio cardiovascolare nella donna, condizionano la sopravvivenza e la qualità della vita in una popolazione come quella femminile considerata erroneamente “protetta” dalle malattie vascolari.

 Anna Ruggieri ha presentato le differenze di genere nel COVID.

Le donne sviluppano risposte immunitarie, sia innate sia adattative, verso gli antigeni virali più intense rispetto al sesso maschile. Anche con il Covid gli uomini hanno mostrato una ritardata attivazione della risposta innata antivirale rispetto alle donne, e il sesso femminile ha attivato una risposta antinfiammatoria più precoce. Nel Covid la linfopenia e l’elevato apporto neutrofili/linfociti, più frequenti negli uomini rispetto alle donne, sono associati a un esito peggiore.

Dai nostri dati – dice Ruggieri – emerge che il sesso è una variabile biologica capace di influenzare la scelta di appropriati biomarcatori di progressione della malattia Covid -19.

Vi è la necessità di personalizzare in base al sesso l’assistenza dei pazienti Covid -19 dal momento del ricovero in ospedale. È necessario ottimizzare i programmi di sorveglianza sanitaria tenendo conto delle differenze di sesso nel Covid anche per la fase vaccinale e per la valutazione dei titoli anticorpali. L’analisi della risposta anticorpale al vaccino Covid 19, disaggregata in base al sesso, fornirà informazioni utili per ottimizzare i programmi di sorveglianza sanitaria.

Laura Bonanni ha affrontato il tema Neurologia e Genere mostrando dati epidemiologici:

la malattia di Alzheimer è due volte più frequente nelle donne rispetto agli uomini, l’ictus cerebrale ischemico ha prognosi peggiore nelle donne, la demenza a corpi di Lew e la sclerosi laterale amiotrofica è più frequente nei maschi. I fattori di rischio cerebrovascolari sono ancora una volta: ipertensione dislipidemia e diabete. L’ictus nelle donne – dice Laura Bonanni – è un problema di salute pubblica riconosciuto a livello mondiale. Spesso le donne sottovalutano problematiche, e pensano che il dolore faccia parte della normalità. Ancora oggi abbiamo per le donne, più anziane quando si affacciano alla patologia, e con maggiori comorbidità, delle differenze di accesso al percorso ictus, con un ritardo nella gestione dello stroke. Sono quindi necessari nuovi dati e cambiamento di pratiche.

 Annarita Frullini ha evidenziato come nella Legge Istitutiva del 2018 e nel Decreto attuativo del 2019 si parli “di un approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche e le scienze umane “.

Quindi Salute e Medicina di Genere, ossimoro, fra competenze scientifiche e umanistiche, con diversi saperi e diverse pratiche, declinate nei contesti ambientali, urbanistici ed economici. Quasi immediato anche il pensare alle Medical Humanities, da decenni sviluppate nei nostri Ordini con diverse forme: dalla scrittura alla musica, dalle arti figurative alla fotografia, dal teatro al cinema. Vale la pena di riprendere la solida esperienza stratificata negli Ordini in questi campi ricordando di usare un linguaggio comprensibile. Perché come spiegò Marco Masoni a Siena nel 2017 “la capacità di comprensione di un documento da parte di un individuo è 2-3 gradi inferiore al grado di istruzione.” La MdG può essere variabile in tutti i campi: anche nell’Intelligenza Artificiale, sostenuta da algoritmi che debbono aver presente il genere nella loro costruzione. L’IA può essere partecipata sia da chi la usa sia da chi la crea, tenendo in mente l’algoretica (algor + etica), valori, principi e norme in un concetto coniato da Paolo Benanti per evitare, nelle macchine, la sola logica binarie del sì e del no. Frullini ha proposto: “Ritorniamo a una medicina che sia arte e scienza, meglio ancora a una medicina di genere declinata in tutti i saperi. E che veda una partecipazione creativa di operatori e fruitori nella costruzione della salute.”

Simona Piergallini ha concluso il convegno. “Oggi abbiamo visto come possiamo migliorare la pratica nei nostri studi, e come la conoscenza della MdG possa aiutarci in un confronto interdisciplinare. Ci lasciamo all’inizio di un cammino verso una maggiore equità, uguaglianza ed appropriatezza dei mezzi diagnostici e terapeutici.”

Autore: Redazione

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