Il ciclo di incontri realizzato dal “Centro della Formazione della MdG dell’OMCeO di Rimini” sulla “Medicina di Genere e come il genere influenza le tappe della nostra vita” è stato concluso da Marina Piazza sociologa e saggista.
“Mi piace pensare che la medicina di genere analizzi la relazione tra uomini e donne oltre che le loro caratteristiche.
Parlerò di stereotipi, quelle semplificazioni e generalizzazioni, che pur partendo da una base di realtà, annullano ogni variabilità individuale e colpiscono le donne in particolare.
Nel passaggio alla seconda metà della vita, il corpo assume importanza e il “tempo nel corpo” irrompe nella vita con un senso di urgenza. È necessario darsi un “visto di transito” per accettare il cambiamento, e incorporarlo nella propria biografia.
Nel passaggio alla vecchiaia troviamo un quarto della popolazione femminile: 7 milioni di donne, oltre i 65 anni con una speranza di vita in buona salute di soli 10 anni rispetto ai 22 anni di vita, che in quasi la metà dei casi vivono sole, con meno di 1000 euro al mese.
Durante la pandemia il Rapporto ONU del 2021 ha presentato il termine di “ageismo”, in assonanza con razzismo e sessismo, per indicare tutte le discriminazioni legate all’età. Pensate al linguaggio, infantilizzato e paternalistico, usato nelle case di riposo che tende a ridurre a oggetti le persone anziane.
Mai come ora abbiamo capito l’importanza del corpo. E della cura. La cura contro l’epoca dell’incuria, dell’indifferenza. Bisogna concentrarsi sul prendersi cura di noi, dell’altro, dell’ambiente. Vorrei suggerire a chi cura di affinare lo sguardo e privilegiare un atteggiamento di attenzione all’ascolto.
Le donne possono forse più degli uomini insegnare qualcosa perché hanno l’esperienza della condivisione, della riflessione su di sé e con altre. Uomini e donne, possono vivere un invecchiamento creativo, e mantenere curiosità, apertura, ironia e il perdurare dell’amore per la vita.”
Marina Piazza era già stata in un Convegno OMCeO, nel 2003 a Pescara, con la presenza di Giuseppe Del Barone, allora Presidente FNOMCeO per presentare il volume La mente, il cuore, le braccia e… guida alla salute delle donne, scritto per ridurre le diseguaglianze di genere.
Il convegno di Rimini è stato aperto da Maurizio Grossi Presidente OMCeO Rimini e dalla Coordinatrice del Centro di Formazione MDG Loreley Bianconi.
Elena Ortona ha presentato la relazione: Il sesso come modificatore della biologia e della malattia. Concludendo ha proposto una nuova ri-definizione del ruolo della medicina di genere nella promozione della salute: combattere la diseguaglianza e raggiungere l’equità nella prevenzione, nella diagnostica, nell’appropriatezza delle cure per andare verso una medicina personalizzata, più aderente alle specifiche necessità di ciascuno e quindi più efficace ed economica
La bio-patologia dell’invecchiamento fra Epigenetica e genere è stato presentata da Paolo Garagnani e Laura Baffoni che hanno evidenziato come i profili di metilazione, che sono alla base dell’epigenetica, differiscono tra uomo e donna anche in funzione dell’età. Teresita Mazzei nella sua presentazione sulla Farmacologia di genere ha sottolineato come nonostante le differenze sessuali già evidenziate nei trattamenti oncologici la ricerca farmacologica, sia preclinica che clinica, risulti ancora carente e non si stia traducendo in linee guida genere-specifiche.
Magistrali le relazioni degli esperti locali. Stefano De Carolis, esperto anche di Storia della Medicina, ha affrontato il tema Genere e disabilità: il ruolo del caregiver nella popolazione che invecchia. Ha sostenuto che prendersi cura dei caregiver sia una priorità per la società e per la sostenibilità dei sistemi sanitari, soprattutto dopo l’impatto che la pandemia ha avuto su gruppi vulnerabili come gli anziani e i caregiver. Perché ricordiamolo la pandemia di COVID-19 ha contribuito a ulteriori sfide per i caregiver familiari per confinamento domiciliare, quarantena, isolamento sociale, difficoltà di accesso ai servizi sanitari e l’interruzione dei servizi di supporto sociale. Questi fattori hanno diminuito la capacità funzionale delle persone disabili e hanno aumentato il carico e la complessità della loro assistenza quotidiana, con un impatto negativo sulla salute e sulla qualità della vita dei caregiver.
Fabio Santarini, psichiatra, ha parlato di Differenze di genere nei disturbi dell’umore. Ha ricordato come psichiatri, medici di base e geriatri siano gli unici medici rimasti a vedere il paziente nella sua interezza. “I sintomi della depressione nell’anziano vanno spesso annusati, letti tra le pieghe di una frase o di un comportamento e di uno sguardo in quanto quasi mai sono espressi.” L’invecchiamento ha a che fare non solo con la biologia, ma con l’immagine di sé, con il modo in cui siamo capaci di adattarci ai cambiamenti. L’invecchiamento è progressivo allontanamento dalla memoria condivisa, è il rimanere unici “depositari della memoria di un mondo passato, il sentirsi ancora parte del mondo pur essendo il nostro mondo già oltre la barriera del tempo”.
La donna, apparentemente più spesso depressa dell’uomo, ha una maggiore capacità di adattamento e di resilienza al cambiamento che la conduce non solo a gestire spesso meglio la terza e la quarta età, ma anche a chiedere aiuto quando soggettivamente in difficoltà ammettendo la stessa. La depressione maschile è più diffusa e nascosta.
Autore: Redazione