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“Medicine X”: medicina e tecnologia secondo la Stanford University

In che modo le nuove tecnologie stanno modificando, e modificheranno, la pratica clinica? Le riflessioni su un argomento tanto ampio vanno declinate alla realtà dei singoli contesti operativi, tenendo conto della loro diffusione sul territorio, del modo in cui è recepita entro i sistemi sanitari e, all’interno dei singoli presidi ospedalieri, degli specifici ed effettivi ambiti di applicazione e funzionalità.

Fatta questa premessa, le iniziative che in questo momento stanno cercando di coniugare punto di vista medico e tecnologico possono offrire, in vista dei cambiamenti già in atto e di quelli a venire, qualche spunto di riflessione.

Un luogo dall’humus, in questo ambito, particolarmente fertile è l’Università di Stanford, già incubatrice delle ricerche che diedero fondamenta alle aziende informatiche della Silicon Valley, e oggi ampiamente interessata a sviluppare il discorso sulla relazione tra medicina e tecnologia: “Medicine X” è il nome dato all’iniziativa che lo Stanford AIM Lab (Anesthesia Informatics and Media Lab) conduce, da sei anni, proprio in questa direzione. Si tratta di un “think tank” che si definisce “catalizzatore di nuove idee per il futuro della medicina in relazione agli strumenti tecnologici" ponendo, come princìpi primi, da una parte l’innovazione più avanzata – sviluppata per mezzo di una collaborazione interdisciplinare e testata attraverso standard di valutazione uniformi – dall’altra l’empowerment del paziente e la sua attiva  partecipazione ai cambiamenti che tale approccio comporta.

Sul fronte dell’innovazione, al momento, l’oggetto della ricerca di Medicine X è in realtà più di un passo avanti rispetto alle “nuove” tecnologie: al centro dell’interesse del team di lavoro sono infatti le tecnologie “emergenti”, come intelligenza artificiale, nanotecnologia, robotica. (Non è un caso che i membri del laboratorio medico-informatico di Stanford – composto da medici, informatici, ricercatori, pazienti – siano stati inclusi nel ristretto gruppo di partecipanti al Summit che la Casa Bianca ha dedicato alla Precision Medicin Initiative, lanciata da Obama all’inizio dell’anno scorso).

L’attività di ricerca di Medicine X, avendo coinvolto in questi anni non solo un ventaglio di professionisti appartenenti a diversi ambiti disciplinari, ma anche di pazienti e caregiver con diversi profili clinici, ha dato origine a Everyone Included™: “un framework per l’innovazione, il miglioramento e il cambiamento in ambito sanitario basato su princìpi di rispetto reciproco e inclusività”. In pratica: una piattaforma di lavoro e progettazione che pone le modalità di relazione e collaborazione al centro del proprio indirizzo operativo. Modalità aperte, proattive e, appunto, inclusive, con lo scopo di creare una “cultura della salute partecipata ed equamente condivisa” (dal medico al paziente, dal ricercatore all’esperto informatico). Un approccio non semplice, che tuttavia non ha bisogno delle tecnologie del futuro per poter essere sperimentato.

Sara Boggio – Redazione Media FNOMCeO

Autore: Redazione FNOMCeO

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