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Mestre: medici e cittadini uniti per nuovi stili di vita e di sanità

Quale possibile equilibrio tra domanda e offerta di salute nel nostro Paese? Come conciliare sostenibilità economica del Sistema sanitario nazionale con i principi di universalismo, equità e solidarietà su cui lo stesso si fonda? Sono due delle questioni su cui FNOMCeO e Ordine di Venezia hanno voluto coinvolgere i relatori del convegno “La buona gestione della domanda di salute per la qualità, l’equità e la sostenibilità del Servizio sanitario pubblico”, tenutosi lo scorso sabato a Mestre, nell’avveniristica cornice dell’Ospedale dell’Angelo.

È stato Maurizio Scassola, presidente dell’OMCeO ospite ed ideatore dell’iniziativa, a introdurre i temi forti del convegno, sottolineando la necessità di acquisire trasversalmente una nuova cultura che non si fermi alla necessità di pretendere salute dal medico e dalle strutture, ma che passi al protagonismo del “costruirsi una salute”. Da Mestre è, quindi, emerso il tema della salute al centro della vita sociale del Paese, una “straordinaria arena” in cui si incontrano le voci che lo animano, medici, cittadini, strutture del servizio sanitario, istituzioni centrali, politica nazionale e regionale. Questa la prima sottolineatura del presidente FNOM, Amedeo Bianco, nel corso del suo intervento in terra veneziana: “Spesso, specie in questo momento di traversie finanziarie, si guarda alla Sanità dalla sola prospettiva economica – ha spiegato Bianco – ma essa rappresenta in primis un patrimonio della comunità, il luogo in cui s’intercetta la capacità di fare ricerca del Paese, in cui s’incontrano i nostri valori civili ed etici. Non a caso, è anche il tema cardine quando si parla di Federalismo”. Quindi, l’accento sulle associazioni di volontariato e il loro ruolo fondamentale all’interno del Ssn italiano, una sorta di “LEA sommerso, che non ha riconoscimento formale, ma che sostiene fattivamente il Sistema”. Alla luce di queste considerazioni, ha proseguito Bianco, “individuare l’area di appropriatezza della domanda di salute è qualcosa che deve nascere da un processo di responsabilizzazione, non solo sulla sostenibilità economica della nostra Sanità, ma anche sui principi di universalismo, equità e solidarietà che ne costituiscono le fondamenta”. L’auspicio, dunque, è che il progetto Venezia in salute possa diventare un modello e prendere piede anche in altre città italiane, perché “se abbiamo fatto una buona Sanità, abbiamo fatto un pezzo di buon Paese”, ha concluso il presidente FNOM.

CONOSCERE LA DOMANDA DI SALUTE

I lavori congressuali sono poi entrati nel vivo, con la prima sessione che ha visto seduti al tavolo dei moderatori alcuni rappresentanti delle istituzioni locali. Il direttore generale dell’Azienda Ulss 12 Veneziana , Antonio Padoan, ha posto il punto interrogativo sulla direzione in cui sta andando la nostra Sanità, rimarcando come essa in questo momento rappresenti anche “la stanza di compensazione delle paure e delle tensioni della gente”. Don Dino Pistolato, presidente della Caritas di Venezia e rappresentante della Conferenza episcopale del Triveneto, ha spiegato, invece, che “per gestire la domanda di salute, bisogna innanzitutto conoscerla” e proprio in questo senso le associazioni di volontariato possono svolgere un ruolo importantissimo per il Sistema. Un ruolo su cui si è soffermato anche Bruno Malaguti, da pochi giorni nominato presidente della Consulta per la Salute del Comune di Venezia, ente che riunisce ben 55 associazioni di volontariato che si occupano di salute: “Conosciamo benissimo i bisogni e le esigenze dei cittadini veneziani – è intervenuto Malaguti – Il nostro obiettivo è poter condividere questo sapere con le tutte le istituzioni della zona”.

Numeri certamente crudi, ma molto significativi, quelli illustrati dal primo relatore della giornata, Federico Spandonaro, docente di Economia Sanitaria dell’Università Tor Vergata di Roma. Alla domanda che titolava il suo intervento (“Sostenibilità del Welfare sanitario: quali prospettive nel prossimo triennio?”), Spandonaro ne ha aggiunta un’altra, guardando al difficile momento della Sanità italiana da più punti di vista: “La crisi che stiamo vivendo tocca diverse dimensioni: finanziaria, economica, di immagine, ma anche di valori. Il nostro Welfare sanitario denuncia un problema di efficienza per cui nei prossimi anni sarà necessario redistribuire la spesa tra pubblico e privato. La questione aperta – si è interrogato l’economista – è come operare questa redistribuzione riducendo al minimo i rischi di iniquità”.

Maria Concetta Vaccaro, responsabile del settore Welfare e Salute del Censis, ha cercato di tracciare, invece, un “Profilo della domanda bisogni della salute”. Alla base della trasformazione radicale della figura del paziente nel corso degli anni, diventato sempre più “responsabilizzato, consapevole, proattivo”, c’è sostanzialmente un fattore di cambiamento: “l’accesso all’informazione, forse la prima forma di empowerment dei cittadini”, ha affermato la Vaccaro. Oggi il paziente si muove sempre di più come un paziente-consumatore, che “cerca la soluzione più utile e più efficiente per il suo bisogno di salute”, con il rischio evidente, però, di un “consumo erratico della salute” da parte dei cittadini. Del resto, la carenza informativa genera un costo sul sistema ed è proprio lì dove “l’associazione di volontariato riesce a supplire meglio, ammortizzando tale impatto economico”, ha concluso l’esperta del Censis.

EFFICACIA, EFFICIENZA E SOSTENIBILITA’

Intensa la relazione di Fulvio Moirano, direttore dell’Age.Na.S. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), su “Efficacia ed efficienza della spesa sanitaria: esperienze dei piani di rientro regionali”. Moirano si è soffermato sul problema dell’allocazione delle risorse destinate alla Sanità, già sollevato dal professor Spandonaro: “Il punto è che tali risorse spesso vengono utilizzate male dalle Regioni – ha evidenziato il direttore dell’Age.Na.S. – Molti piani di rientro (attualmente sono 8, ndr), seppur efficaci da un punto di vista finanziario, stentano ancora sotto il profilo della riqualificazione dell’offerta, tema indigesto alla politca”. In ballo c’è la riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale, soprattutto per venire incontro a “quei cittadini-pazienti che non devono essere ricoverati, ma non possono nemmeno stare a casa”. Gli spazi di miglioramento non mancano in tal senso, ma è necessario “un empowerment della politica, dei decisori, degli stessi operatori della Sanità, oltre che dei cittadini” ha detto Moirano.

La presenza di cittadini e associazioni ha animato nel pomeriggio il dibattito congressuale, con gli interventi di Adiconsum, Codacons, Cittadinanza Attiva, Federconsumatori, Aido, Uildm, Favo, Faip, Aisla, Ail, Lila, Lilt e Associazione Malattie rare, portando il proprio contributo esperienziale e organizzativo, spesso rimarcando la necessità che il dialogo con il mondo medico “non sia occasionale e lasciato alla buona volontà dei singoli, ma al contrario strutturato e strategico”.

Ultimo degli interventi di alto spessore, quello del vicepresidente della FNOMCeO e presidente dell’Ordine di Padova, Maurizio Benato, intitolato “Per un progetto sostenibile di sanità pubblica: promozione e autodeterminazione della salute”. Prima una doverosa distinzione tra i concetti di salute e sanità (“spesso ci si dimentica che sono due polarità differenti”), poi una panoramica sui mutamenti avvenuti, e ancora in atto, nella Medicina, cui oggi “non basta più essere curativa, ma deve essere anche preventiva e potenziativa”, secondo il vicepresidente della Federazione. Benato ha, quindi, messo in luce una contraddizione del nostro Paese: “Abbiamo un Sistema sanitario tra i più quotati del mondo, in considerazione delle risorse disponibili, eppure i cittadini si lamentano, si sentono abbandonati in una sorta di labirinto”. Impellente la necessità di una maggiore integrazione ospedale-territorio, ma non solo, “bisogna far sì che il diritto di partecipare dei cittadini diventi anche un dovere di partecipare al processo di miglioramento collettivo della salute”. La prevenzione, dunque, come investimento: ecco perché diventa determinante – ha proseguito Benato – “lavorare sulla cultura, sui valori, sui comportamenti, sulle scelte politiche, più che sulla sola assistenza medica”. Il risultato finale, questo l’auspicio del vicepresidente FNOM, è un equilibrio “tra Igea e Panacea, tra l’antica pratica dell’igiene e della prevenzione e la moderna Medicina curativa, che deve risultare solo una strategia secondaria di salute”.

IL MODELLO “VIS”

Calato il sipario sul simposio di sabato, la manifestazione di Mestre ha vissuto la lunga coda “popolare” di Venezia in Salute (VIS), che ha portato durante la domenica, migliaia di persone a confrontarsi con gli stili di vita nella vastissima area verde del Parco San Giuliano. Una folla di famiglie, bambini, coppie e anziani si è concentrata nell’area degli stand, per ascoltare brevi comunicazioni su come convivere “meglio” con il proprio corpo e per intraprendere i tre percorsi indicati dalle piantine dell’Ordine dei Medici di Venezia. Una giornata lunghissima e soleggiata, con il tramonto che ha sorpreso al parco ancora centinaia di persone alle prese con passeggiate, misurazioni della pressione e dialoghi con medici sportivi. Una giornata che potrebbe diventare, come nelle intenzioni di Scassola, Bianco e Benato, un “modello esportabile”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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