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Mettere i medici in sicurezza: l’appello di 42 associazioni di pazienti. Anelli (FNOMCeO): “Non possiamo non ascoltare e fare nostro il grido d’allarme: se un medico si ammala, diventa lui stesso veicolo di infezione verso i più fragili”

Abrogare l’articolo 7 del Decreto – Legge n° 14 del 9 marzo scorso, che esclude dall’obbligo di quarantena i medici e gli operatori sanitari che siano stati a contatto stretto con casi confermati di malattia infettiva diffusiva, tra cui il Covid-19.

A chiederlo – con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro della Salute Roberto Speranza, ai Presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, al Presidente della Conferenza Stato-Regioni, nella persona del Ministro Francesco Boccia, al Presidente ANCI, Antonio Decaro, al Presidente della FNOPI, la Federazione degli Ordini delle Professioni infermieristiche, Barbara Mangiacavalli, e al Presidente della FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli – 42 tra associazioni e federazioni di pazienti, riunite nella rete spontanea delle “Associazioni in rete”.

“Siamo estremamente stupiti e indignati che sia stato possibile inserire nel Decreto Legge 9 marzo 2020 n.14 la norma prevista all’articolo 7, che sia stata recepita da varie regioni e che, alla luce delle conoscenze ad oggi acquisite non sia stata ancora abrogata” scrivono i rappresentanti dei pazienti.

Ancora altre le richieste: fornire i DPI necessari a tutto il personale del comparto sanitario e dei servizi essenziali; accelerare le procedure di acquisto e il controllo della qualità ed efficacia dei materiali dei DPI; adottare tutte le misure di protezione individuale, con particolare riferimento anche alla medicina generale e alla pediatria di base, per il contrasto alla diffusione del COVID-19, a tutela dei cittadini e pazienti al domicilio; prevedere percorsi specifici per i cittadini e i pazienti che non possono evitare di recarsi negli ospedali o negli studi medici, per le persone nelle RSA, nelle residenze protette e nelle comunità anche con il coinvolgimento dei comuni.

“Non possiamo non ascoltare e fare nostro il grido d’allarme e la preoccupazione dei nostri pazienti – commenta il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. È vero: se un medico si ammala, diventa lui stesso veicolo di infezione, diffondendo la malattia a persone rese fragili dall’età o da malattie preesistenti. È per questo che, sin dall’inizio, abbiamo paragonato i medici a potenziali super-diffusori del Coronavirus”.

“Sta purtroppo allungandosi oggi di ora in ora l’elenco dei medici caduti, che sono diventati 105, per la maggior parte medici di medicina generale, mentre sono saliti a 13522, secondo i dati dell’Istituto superiore di Sanità, gli operatori sanitari contagiati – constata -. Ci associamo dunque all’appello dei pazienti ribadendo, ancora una volta, l’assoluta e improcrastinabile necessità di mettere tutti i professionisti, sia che lavorino sul territorio sia negli ospedali, in sicurezza, per la salute dell’intera comunità”.

“Per quanto riguarda l’articolo 7 del Decreto – Legge del 9 marzo, ci uniamo all’intersindacale dei medici ospedalieri, che ha proclamato il 6 aprile lo stato di agitazione, nel chiedere la sua modifica – conclude -. Occorre prevedere, per i sanitari che abbiano avuto contatti stretti senza idonea protezione con casi confermati di Covid-19, la sospensione dell’attività e l’obbligo di isolamento fiduciario per almeno 72 ore e il rientro in servizio solo previa effettuazione di tampone che attesti la negatività, oltre a un costante monitoraggio nel periodo successivo”.

Ufficio Stampa e Informazione FNOMCeO
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09/04/2020

Autore: Ufficio Stampa FNOMCeO

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