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Minori con disabilità e senza famiglia: ma quanti sono?

Secondo un’inchiesta di Redattore Sociale (vedi) i minori in attesa di adozione sarebbero circa 300. La maggior parte di loro è affetta da disabilità grave o gravissima e “arriva alla maggiore età avendo trascorso tutta la vita in istituti o in case famiglia”.

L’adozione di bambini con disabilità o altre formedi patologia invalidante solleva un problema complesso, sia perché coniugare adozione e disabilità è un gesto che culturalmente viene ancora percepito come eccezionale, sia perché non ci sono dati certi sul numero di minori disabili in attesa di adozione o affido, né sulle famiglie che sarebbero disposti ad accoglierli.

È datata giugno 2013 la terza relazione sullo stato di attuazione della Legge 149/2001 (legge che raccoglie e aggiorna lenormative in materia di adozione e affido dei minori). La relazione (vedi), a firma del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e del Ministero della Giustizia, fa uno screening generale sul sistema delle adozioni in Italia, ma rispetto ai minori con disabilità i rilievi sono circoscritti e basati in ampia parte sui dati non ministeriali (forniti dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanziae l’adolescenza).

La Banca dati Adozioni, che l’art.40 della sopracitata Legge 149/2001 prevedeva a 180 giorni dall’entrata in vigore della norma, è stata prorogata al 2006, definitivamente attivata (con apposito decreto) nel 2013 ma non è ancora operativa.

Per questo il Tavolo Nazionale Affido (vedi), costituito dalle associazioni nazionali di famiglie affidatarie, ha chiesto al Ministero della Salute e al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali un censimento nazionale,d’intesa con le Regioni, di tutte le strutture a carattere sanitario che accolgono minori disabili (comunità terapeutiche per minori con disturbi neuropsichiatrici, ospedali pediatrici, residenze sanitarie assistenziali). Era marzo 2014.

Nel frattempo, le famiglie che sono riuscite a intraprendere e iniziare il percorso di adozione chiedono di non essere lasciate sole. La loro richiesta riflette quella di tutte le famiglie che debbano gestire disabilità,malattia mentale o autismo, per cui è sempre più diffusa, oltre alla valutazione multidisciplinare del bisogno in sede clinica, l’indicazione di un intervento di rete (come indicano, per esempio, le Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità in materia di disturbi dello spettro autistico).

«La radice del fenomeno dell’infanzia abbandonata non è nuova», scrivevano Bianca Guidetti Serra e Francesco Santanera in un libro di non facile lettura (Il Paese dei Celestini. Istituti di assistenza sotto processo – vedi). «Trae origine dalla strutturale diseguaglianza della nostra società, dalla disparità di condizioni socio-ambientali ed economiche che favoriscono gli uni rispetto agli altri fin dalla nascita e, prima ancora,dalla selezione a favore dei sani, degli intelligenti, dei belli a danno degli infermi e dei carenti». Tra le vicende processuali raccolte nel testo, venivano segnalate come «recentissime» quelle derivate «dalla violazione dell’obbligo di trasmettere al giudice tutelare gli elenchi trimestrali dei ricoverati, per consentirgli di accertare quali si trovino in stato di abbandono, ai fini della dichiarazione dello stato di adottabilità». Il libro, edito da Einaudi, fu pubblicato nel 1973.

S. Boggio 

Autore: Redazione FNOMCeO

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