MMG: tra l’invio telematico dei certificati di malattia e l’informatizzazione

Report n.113/2010    

MMG: TRA L’INVIO TELEMATICO DEI CERTIFICATI DI MALATTIA E L’INFORMATIZZAZIONE

I medici di famiglia italiani sembrano aver ingranato la marcia con l’invio telematico all’Inps dei certificati di malattia. Lo testimoniano gli ultimi dati ufficiali fomiti dall’Istituto di Previ­denza e dal Ministero dell’Economia e Finanze. Il totale dei certificati trasmessi con la nuova procedura sfiora ormai Ie 850 mila unità.

Solo nella seconda settimana di ottobre ne sono stati spediti circa 144 mila, «con un flusso medio giornaliero più che triplicato rispetto a quello registrato nello stesso periodo di settembre», spiega una nota del Ministero della Pubblica amministrazione. Lo stes­so dicastero, al cui vertice siede Renato Brunetta, rende nota la ripartizione su base regio­nale dei documenti trasmessi con la nuova proce­dura: Lombardia 392.112, Lazio 91.613, Veneto 60.266, Campania 45.083, Marche 40.350, Emilia Romagna 36.644, Sicilia 33.559, Provincia di Bolzano 21.044, Abruzzo 20.238, Piemonte 18.885, Calabria 15.026, Toscana 14.124, Puglia 13.640, Provincia di Trento 9.520, Liguria 8.957, in Basilicata 7.861, Umbria 6.146, Sardegna 5.971, Valle d’Aosta 4.103, Molise 2.479 e Friuli Venezia Giulia 1.329.

Sempre secondo il Ministero, resta stabile all’88% la media regionale dei medici di famiglia dotati di Pin. Pressochè totale la "copertu­ra" in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Provincia di Bolzano, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia, Calabria e Sardegna. Più indietro invece la distribuzione dei Pin nella Provincia di Trento e in Molise (con oltre il 70% dei medici abilitati) nonchè in Sicilia (67%). Arranca la Liguria (4243%).

Un po’ più basse, rispetto alle cifre presentate dall’Inps e dal governo, ma riferite a un periodo precedente, Ie rilevazioni della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg). Quest’ultima conferma la ten­denza al rialzo ma non tace sulle difficoltà procedu­rali e in particolare suI cattivo funzionamento del call center. Un dato per tutti. Quasi il 50 per cento dei medici che gli si sono rivolti, ha rinunciato all’interlocuzione a causa delle lunghe attese telefo­niche. Questo è solo uno dei dati emersi dal sondag­gio che la Fimmg ha condotto su un campione di 1.350 medici, presentato all’ultimo Congresso del sindacato a Santa Margherita di Pula, in Sardegna.

Secondo la Fimmg, in quindici giorni la percentua­Ie di medici che riesce a trasmettere è salita di oltre iI 15%, passando dal 66,35% all’82,66%. In crescita anche il numero dei medici in grado di trasmettere un certificato in tre minuti al massimo (daI 24,58% al 30,78%). In netto calo invece il numero di chi rinuncia alla procedura online (dal 27,7% al 15,64%). Più fosca e complessa la situazione che riguarda i rapporti con il call center. Come accen­nato, nonostante cresca la percentuale dei contatti (il 31,47% contro il 23,56%), secondo il sondaggio, il 50% dei medici ha rinunciato prima di iniziare la procedura I’ultima volta che ha telefonato al call center (nelle due settimane precedenti al sondaggio erano il 43,42%) e il 27,56% ha aspettato oltre 5 minuti (rispetto al 24,86% del precedente sondag­gio).

Sale anche il numero dei medici che ha rinunciato a completare la procedura (dal 47,61% al 51,36%) mentre è in calo chi ha impiegato oltre 5 minuti a completarla (dal 25,9% al 21,49%). «Molti medici rinunciano a terminare la procedura o impiegano troppo tempo – afferma il responsabile della comunicazione Fimmg, Fiorenza Corti – e questa va a discapito del tempo dedicato ai pazien­ti. Deve prevalere il buonsenso».

Sempre la Fimmg e sempre a Santa Margherita di Pula, conferma che i medici di famiglia italiani sono molto avanti nella informatizzazione degli studi. Oltre la metà avreb­be competenze informatiche avanzate mentre solo un quarto della categoria ne è relativamente sprov­vista. A testimoniarlo è il 92% dei medici che ha un collegamento internet in studio, l’83% lo ha a casa e il 4% in una struttura sanitaria.

La ricerca è stata realizzata dal centro studi del sin­dacato nei primi tre mesi del 2010 e si è basata su un campione di circa 2.500 medici di famiglia iscritti alla Fimmg (chiarisce il centro studi che si tratta di «un campione probabilistico ponderato e statisticamente rappresentativo dell’universo di riferimento»).

Dal dettaglio risulta che il 66% dei medici usa il computer e internet per molte funzio­ni e solo il 5,3% si limita a tre funzioni. I medici navigano su internet principalmente per approfon­dimenti, effettuare ricerche, documentarsi e lo fanno mediamente da più di 8 anni. Dal sondaggio risulta inoltre che i medici con più assistiti e che lavorano in studi che includono più figure profes­sionali ricorrono maggiormente all’informatica. Il 97,5% dei medici ha un software gestionale, nell’83% dei casi acquistato con risorse proprie.

Tale programma viene usato soprattutto per la regi­strazione dei dati personali dei pazienti (dal 91,3% dei medici); per la registrazione dei rispettivi dati clinici (dall’89,4% dei medici); per la prescrizione di farmaci ed esami di laboratorio (dal 92,8%) e per la prescrizione di esami strumentali (dal 92%). «I’aspetto più carente – conferma il centro studi Fimmg – riguarda la possibilità di interfacciarsi con strutture e servizi del Ssn in quanto solo il 37% dei medici dichiara che Ie Asl offrono loro l’oppor­tunità di utilizzare questa funzione e solo il 33% dei medici ritiene che, laddove questa possibilità esista, l’utilizzo risulti efficiente».

Sempre secondo il son­daggio, i programmi vengono usati principalmente durante la visita al paziente e per la maggior parte dei medici migliorano l’organizzazione e la qualità del lavoro. Per il 95,2% cambiano in meglio l’organizzazione del lavoro e per il 73,5% migliorano il rapporto con gli assistiti. Per il 95,4% dei medici l’informatica è divenuta una necessità per lo svolgi­mento dell’attività clinica e per il 76,8% è un’inno­vazione gradita ai pazienti. Solo un quarto del cam­pione intervistato ha dichiarato che l’utilizzo dei programmi informatici fa aumentare il tempo della visita.

I medici italiani, secondo la Fimmg, sono consapevoli delle "resistenze" culturali al progresso tecnologico all’interno della categoria. Come supe­rarle? Per l’83,7% dei generalisti tocca al Ssn orga­nizzare corsi di formazione. Inoltre, per il 62,6% dei camici bianchi bisogna cambiare o migliorare Ie disposizioni in materia di privacy per proteggere la responsabilità professionale dei medici; per l’84,2% i programmi devono essere standardizzati e certificati, rendendo i sistemi informatici "effettiva­mente aderenti aIle esigenze dei medici di fami­glia"; il 90,7% ritiene che il Ssn dovrebbe finanzia­re l’acquisto dei programmi e il 94,6% invoca ade­guati incentivi per chi adotta e utilizza regolarmen­te il sistema informatico. Infine l’85% chiede la pos­sibilità per i medici di ricorrere, in caso di necessi­tà relative al funzionamento del sistema, al suppor­to tecnico a carico delle Asl «I medici – dice Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg – usano il computer e si sono costruiti, per lo più da soli, una soddisfacente competenza. Come migliorare ulteriormente la situazione? Dai risultati della ricerca Fimmg (la più completa e metodologicamente rigorosa sino ad oggi condotta in Italia e raccolta nel libro, "e­-Health e medici di Assistenza primaria in Italia", in uscita in questi giorni) emerge un quadro confor­tante, di una categoria professionale aperta all’in­novazione e che ha sostanzialmente superato ogni riserva riguardo l’adozione delle tecnologie infor­matiche, nella convinzione che siano uno strumen­to fondamentale per migliorare l’organizzazione del lavoro e il rapporto con gli utenti».

Roma, 03/12/2010

Autore: Redazione FNOMCeO

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