Attraverso un questionario di ampio respiro istituzionale e formativo, la Ceom – la Conferenza degli ordini nazionali dei medici – ha provato a sondare cosa significa parlare di Medicine non Convenzionali nelle singole realtà nazionali. Il quadro emergente nelle risposte ai quattordici quesiti posti – pubblichiamo le slides di sintesi della ricerca – è ovviamente differenziato e indica soprattutto la necessità di un’omogeneizzazione soprattutto dei percorsi educazionali. Nicola D’Autilia, primo vicepresidente della Ceom e coordinatore delle attività internazionali della FNOMCeO, ne è stato il promotore. In questa intervista delinea il percorso realizzato e ipotizza alcuni passi futuri “con l’obiettivo di creare una piattaforma comune per tutti i medici europei”.
Presidente D’Autilia: come mai la Ceom ha deciso di proporre un questionario sulle medicine non convenzionali?
La richiesta è stata inoltrata dalla delegazione italiana e da me personalmente in quanto il tema delle MNC continua ad essere oggetto di accesi dibattiti, ma non vi era una piena consapevolezza dello scenario europeo per una doverosa fase di confronto.
Tutti i Paesi hanno partecipato rispondendo: questa partecipazione compatta è segno dell’interesse verso il problema o della delicatezza dell’argomento?
Credo che vi sia stato un interesse comune con l’obiettivo di intraprendere anche percorsi condivisi soprattutto su formazione e riconoscimento ufficiale.
Si sente l’urgenza da parte medica di una "legislazione europea coerente e coordinata"?
Assolutamente sì, anche se non ci si può nascondere che sussistono profonde differenze tra i vari Paesi sia sotto il profilo dell’iter formativo sia sotto quello della responsabilità professionale.
Quali sono gli argomenti che sulle CAM risultano al momento più "contrastati" tra le varie esperienze mediche nazionali?
Certamente il riconoscimento di un percorso formativo universitario omogeneo e la copertura assicurativa da parte dei vari Servizi Sanitari che a tutt’oggi risulta scarsamente rappresentata e, laddove essa lo è, lo è solo parzialmente, riferibile soprattutto all’omeopatia, all’agopuntura e alla chiropratica.
Deontologia, formazione accademica, registri nazionali: su questi temi è opportuno a suo parere che i vari Ordini nazionali provino a formulare delle linee guida comuni?
Me lo auguro di vero cuore, anche perché dalle risposte al questionario emerge una tale varietà di situazioni formative, istituzionali e deontologiche da richiedere uno sforzo comune di aggregazione dei dati e di proposte con l’obiettivo di creare una piattaforma comune. Penso ad esempio ad una Carta di Intenti sulle MNC.
Come utilizzerete nel futuro i risultati del questionario sulle CAM?
A livello europeo credo che nella CEOM sarà opportuno analizzare ulteriormente i dati emersi dalle risposte al questionario e avanzare proposte ai vari Stati membri. Per quanto riguarda l’Italia lo scenario europeo che emerge dal questionario costituisce certamente un elemento utile e prezioso per continuare in quel percorso già intrapreso dalla Federazione nazionale a Terni tanti anni fa e che resta, in carenza di qualsivoglia normativa nazionale, l’unico vero punto di riferimento per la Professione nel nostro Paese. Se l’Italia è un paese europeo deve confrontarsi con il resto del continente e proporre le proprie riflessioni anche su questo tema delle Medicine non Convenzionali.
Autore: Redazione FNOMCeO