"Credo che la Commissione d’Inchiesta – dice il neo-presidente Ignazio Marino – rappresenti un importante strumento di controllo per il nostro sistema sanitario, caratterizzato da grandi diversità a livello regionale. Le verifiche e le indagini che saranno condotte permetteranno di portare alla luce le anomalie di alcuni sistemi regionali, anomalie che determinano, alla fine, disparità intollerabili per i cittadini, i quali dovrebbero invece essere garantiti tutto allo stesso modo come prevede la Costituzione. Mi auguro che con la collaborazione di tutti i membri della Commissione riusciremo ad indicare le situazioni che necessitano di essere denunciate ma soprattutto corrette. L’obiettivo è quello di difendere quel bene prezioso per tutti noi che è il nostro Servizio Sanitario Nazionale".
Muove i primi passi la Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale, dopo il cambio al vertice, a seguito delle elezioni politiche dello scorso aprile. A presiederla è stato eletto infatti il senatore Ignazio Marino (PD), mentre nella precedente legislatura il timone era affidato ad Antonio Tommassini (PdL), che attualmente presiede la commissione Sanità del Senato. Pur con questa inversione di ruoli tra i due personaggi, a seguito dei risultati elettorali, la commissione imposta il proprio lavoro per la legislatura in corso e intende aggredire i nodi cruciali che creano troppe criticità nel nostro SSN e troppe diversità tra regione e regione.
Efficacia ed efficienza del SSN saranno monitorate dalla commissione che indicherà anche le terapie per debellare i mali della Sanità italiana, a partire dal controllo della spesa, che in alcune regioni è fuori controllo. Una spesa sanitaria che incrementa non soltanto per il numero dei posti letto, ma soprattutto per l’inappropriatezza di troppe prestazioni, in un sistema in cui gli sprechi diventano a volte una regola di comportamento in Asl e Aziende ospedaliere. E’ chiaro che non si può generalizzare, perché le situazioni cambiano non soltanto da regione a regione, ma anche da Asl ad Asl. Tuttavia verifiche e controlli vanno effettuati, visto che negli anni si è dimostrato che proprio il sistema dei controlli fa acqua da tutte le parti.
Tra le altre sfide che Ignazio Marino lancerà in questo suo nuovo ruolo, quella sullo stato di attuazione e sul funzionamento della rete di emergenza-urgenza (118), e di tutta l’organizzazione ospedaliera di pronto soccorso e di rianimazione anche in relazione alle attività di trapianto d’organi; quella sulla qualità e la valutazione dei trattamenti sanitari su base regionale o di singola azienda sanitaria e quella sull’effettiva applicazione della legge 120 sulla libera professione intramuraria dei medici.
E, a proposito di controlli, clamorosa è stata l’iniziativa della commissione d’inchiesta di recarsi al Policlinico Umberto I di Roma l’11 febbraio: dal blitz è emersa una realtà sconcertante, fatta di pezzi di corpi umani, reperti anatomici e perfino feti. Un centinaio, in totale, da circa vent’anni nascosti in una camera mortuaria dismessa. Una sconvolgente scoperta fatta proprio ieri dai carabinieri del Nas, per puro caso. E’ quanto riferito in un servizio andato in onda sul TG2000, il notiziario di Sat2000. Tutto nasce da un’inchiesta sull’efficacia del servizio sanitario nazionale avviata dalla commissione sanita’ del Senato. I militari dell’Arma infatti stavano eseguendo un normale controllo nella struttura sanitaria quando sono arrivati davanti alla porta di una stanza. Entrati hanno scoperto l’orrore. Resti umani e feti erano conservati dentro barattoli sanitari. Abbandonati e accatastati dentro il buio magazzino. A quanto sembra senza alcuna documentazione ospedaliera allegata che giustificasse la presenza di questo materiale. E’ scattato immediato il sequestro ed e’ stata avviata un’inchiesta per far luce sulla provenienza del materiale biologico. Reperti anatomici come quelli trovati nel magazzino dell’Umberto I sono normalmente utilizzati per scopi didattici nei policlinici universitari. Da quanto è emerso, con tutta probabilità la questione riguarda il modo in cui erano custoditi questi reperti, visto che nei giorni successivi la vicenda si è abbastanza ridimensionata, anche sotto il profilo giudiziario. Il pubblico ministero Giancarlo Amato, al quale sono affidate le indagini, dopo l’esame degli atti ricevuti dagli investigatori prevede che si possa ipotizzare soltanto che l’unico provvedimento adottabile, se risultassero comportamenti negativi, e’ quello di una contravvenzione da infliggere a chi, avendo l’obbligo di provvedere a ricollocare al loro posto i reperti, che risultano destinati alla didattica, non ha provveduto a svolgere questo compito nei tempi previsti da un decreto legislativo. E’ quello numero 152 del 2006 che riguarda il deposito temporaneo di rifiuti speciali in appositi luoghi. Il decreto indica proprio i termini entro i quali la ricollocazione sullo smaltimento dei reperti deve avvenire. Intanto per quanto riguarda il ritrovamento di questo materiale e’ stato confermato che era stato spostato nel luogo in cui i Nas lo hanno ritrovato, cioé in una stanza vicino all’obitorio in seguito allo svolgimento di lavori di ristrutturazione della clinica di Ostetricia e ginecologia. Proprio dal direttore di questa struttura fu inviata un anno fa alla direzione sanitaria una lettera perché appunto venisse trovato il locale dove conservare provvisoriamente il materiale in questione. Probabilmente qualcuno si e’ poi dimenticato di ricollocare questi reperti.
Il locale ispezionato dai Nas era perfettamente chiuso e inaccessibile agli estranei. Soltanto alcuni contenitori sono risultati lesionati e di possibile rottura. Perciò ora le competenti autorità sanitarie del Policlinico dovranno decidere che cosa fare di questo materiale.
Ma, a Roma lo sanno tutti, c’è una continua iper-attenzione nei confronti del Policlinico Umberto I, periodicamente coinvolto in vere e proprie bufere per i motivi più svariati. Oltretutto, blitz a parte, i compiti della commissione riguardano tutto il territorio nazionale e, tra le priorità che la commissione si è assegnata, c’è anche quello di verificare lo stato di realizzazione delle reti dell’assistenza territoriale e domiciliare e la qualificazione dell’assistenza ospedaliera in direzione dell’alta specialità.
Orfeo Notaristefano
Autore: Redazione FNOMCeO