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Nei giovani l’educazione può battere il gioco d’azzardo

La dipendenza dal gioco d’azzardo è una malattia psichiatrica e come tale va trattata. Molto però si può fare per spezzare la catena di ritualità ripetute che portano, se non si interviene, alla patologia in forma conclamata in tempi variabili ma comunque brevi. Due sono le modalità operative: si può agire a livello di informazione e di prevenzione, facendo leva sugli aspetti formativi ed educativi di disassuefazione. Non si tratta diparole di buon senso ma di risultati positivi testimoniati da studi specifici effettuati in materia. L’ultimo che ha avuto dignità di stampa si chiama “ESPAD®Italia” (vedi) ed è stato svolto dal Reparto di Epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari dell’Istituto di Fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche diPisa (Ifc-Cnr), coordinato da Sabrina Molinaro.

Promettenti i dati (in calo) relativi alla diffusione del gioco d’azzardo fra gli studenti tra i 15 e i 19 anni nel 2016, che indicano una riduzione di questa dipendenza rispetto agli anni precedenti (vedi). Molto chiara la convinzione della ricercatrice sulle motivazioni di questa inversione di tendenza: “Il calo della percentuale di studenti giocatori può essere attribuito all’ampliamento delle attività specifiche di prevenzione operate da scuola, famiglia e altre agenzie responsabili dell’educazione dei giovani”.

Sulla prevenzione può giocare un ruolo molto positivo (e di sicuro molto originale) anche un’iniziativa messa a punto da un fisico e da un matematico torinese per demolire le molte convinzioni di natura pseudostatistica che circolano intorno al gioco d’azzardo. L’iniziativa si chiama “Fate il Nostro Gioco™” (vedi) ed utilizza, per raggiungere lo scopo della disassuefazione “consapevole e ragionata”, la multimedialità e la frequentazione di un laboratorio dove sperimentare l’assurdità di certe convinzioni che sono veicolate anche dalla pubblicità: ad esempio quella del Lotto, in cui si vuol far credere che la possibilità di estrazione di un numero sia dipendente dal tempo intercorso tra una sua uscita e l’altra.

A cura di Nicola Ferraro 

Autore: Redazione FNOMCeO

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