La sessione finale del workshop de La Maddalena presenterà anche spunti e riflessioni su un tema non “abituale”: la presenza femminile all’interno delle forze armate con tutte le problematiche di genere connesse alla gestione della salute delle donne in divisa. Ad intervenire su questo tema saranno Alessandra Garofalo e Rita Nonnis, vicepresidente dell’Ordine di Sassari. A quest’ultima abbiamo posto alcune domande per provare a entrare nei processi della femminilizzazione della presenza militare in Italia.
Dottoressa Nonnis: nei prossimi giorni in Sardegna la sanità civile e quella militare si confronteranno anche sulla presenza femminile in divisa, durante l’ultima tavola rotonda del workshop. Quale sarà il contributo portato dalla componente femminile della Federazione a questa riflessione?
L’Osservatorio della Sanità al Femminile della FNOMCeO in questi ultimi anni si è occupata di conoscere ed analizzare il fenomeno della femminilizzazione del mondo sanitario individuandone peculiarità e criticità. Le donne medico sono in costante aumento in tutti i settori della medicina anche se, specchio della società, le posizioni apicali permangono una prerogativa maschile. A dieci anni dall’ingresso delle donne nel mondo militare si vuole analizzare lo stato delle donne in un settore a predominanza maschile, i ruoli ricoperti e il loro stato di salute. E’ anche l’occasione per conoscere più approfonditamente la situazione delle donne medico in ambito militare.
Nelle Forze armate le donne sono entrate con la legge 38/1999. Questo ha portato anche a una presenza di donne-medico. Avete dati e statistiche riferite anche a questa componente?
Conosciamo i numeri della componente femminile nelle forze armate e la distribuzione complessiva delle posizioni, ma non sappiamo ancora il reale numero delle donne medico presenti e i ruoli da loro ricoperti. Il Capitano di Corvetta, Dott.ssa Alessandra Garofalo, ci porterà i dati relativi alla Marina Militare. Il Congresso, però, sarà l’occasione per creare un fattivo rapporto di collaborazione e condivisione con le donne medico inserite nel mondo militare.
Donne in divisa significa nuove problematiche sanitarie e farmacologiche. Esistono collaborazioni tra sanità civile e militare su questi temi o La Maddalena sarà l’inizio di una condivisione di dati, casi, terapie?
Esiste già una collaborazione tra sanità militare e sanità civile che va ulteriormente rafforzata e i vantaggi di questa partecipazione sono reciproci. L’esperienza della sanità militare , mi riferisco ad esempio alle nuove tecnologie di comunicazione e ai sistemi di telemedicina, può trovare applicazione in molti ambiti della sanità civile, mentre il SSN può integrare con le proprie specializzazioni le necessità della sanità militare. La formazione dei medici militari, in tempo di pace, non può che essere attuata e mantenuta in ambito civile, anche perché il numero degli Ospedali Militari è molto ridotto nel nostro paese. Per quanto riguarda la specificità di salute delle donne militari è importante la presenza del ginecologo, specializzazione oramai inserita in tutte le Forze Armate. Molto interessante l’iniziativa dell’aeronautica militare rivolta alle dipendenti militari e civili del Ministero della difesa, in collaborazione con il SSN. Si tratta del “Progetto salute donna militare”: un check up mirato a riconoscere precocemente tumori di mammella, utero, ovaio, pelvi.
A livello mondiale le "donne soldato" sono ormai una presenza abituale visto che negli Usa, Francia, Germania, Israele e Inghilterra – nazioni dagli eserciti notoriamente all’avanguardia – sono da anni presenti nei vari corpi. Dal punto di vista "culturale" questa presenza cosa può introdurre in un mondo che in ogni caso è fatto di strategie, armi, disciplina?
L’Italia è stata una delle ultime nazioni a consentire l’ingresso delle donne nel settore militare. Questo la dice lunga sui pregiudizi e retaggi culturali presenti nel nostro Paese. Bisogna però dire che le donne sono state inserite in ruoli anche apicali, laddove in possesso dei requisiti richiesti, ed in generale vengono apprezzate per la determinazione e la serietà con cui svolgono i loro compiti. I contributi delle donne militari sono molto importanti anche nei luoghi operativi, dove svolgono le mansioni loro assegnate al pari degli uomini. Ma è soprattutto nelle missioni di peace keeping, in cui anche il nostro paese è impegnato, che l’essere donna rappresenta una risorsa aggiuntiva determinante consentendo una facilitazione delle comunicazioni con le popolazioni locali e rendendo più semplice il dialogo con popoli differenti per usi e costumi dal nostro. Negli interventi a carattere sanitario, quali vaccinazioni o le prestazioni di cure, sono le uniche a poter aiutare le donne, essendo le sole a poter avere con loro un contatto fisico. L’approccio e la sensibilità femminile è di notevole ausilio anche in altre situazioni delicate in cui le forze armate si trovano ad operare come ad esempio le emergenze sociali. Questo attribuisce loro un ruolo di importanza strategica.
Autore: Redazione FNOMCeO