Pochi giorni separano i medici europei dall’evento che li vedrà riuniti a Kos a ricordare simbolicamente (ma non solo) il padre della medicina e i suoi insegnamenti etici. Ma, ci siamo chiesti, quella figura e quelle parole – “..sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa.. conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. ….” – hanno ancora un valore in ambito comunicativo e informativo? Abbiamo provato a porre la domanda a Cosimo Nume, presidente dell’Ordine di Taranto e Coordinatore del gruppo di lavoro Comunicazione della FNOMCeO.
Presidente Nume, gli Ordini europei si ritrovano a Kos per condividere la memoria storica dell’insegnamento di Ippocrate. Comunicativamente parlando: Ippocrate può ancora essere una figura attuale?
Non soltanto attuale, ma inevitabilmente proiettata sul futuro della medicina, qualunque esso sia. Il messaggio ippocratico non è meno rivoluzionario oggi di quanto lo fosse ai suoi tempi, ed il metodo profondamente laico ed oggettivo che egli introdusse a paradigma dell’attività medica si riflette sostanzialmente nei recenti progressi di una scienza "evidence based". Sul piano etico, poi, nulla di nuovo è realmente intervenuto nonostante le continue sfide dell’evoluzione tecnologica e sociale. Insomma, Ippocrate da Kos resta un medico da imitare ancora oggi, e, nell’immaginario collettivo, una figura "profetica" dotata di un incredibile carisma per chiunque voglia comunicare il senso profondo della nostra professione.
Dal punto di vista mediatico, il valore etico del suo insegnamento ha ancora un peso nel mondo dei media? Può ancora “funzionare” come messaggio?
Per fortuna questa nostra cultura non si è ancora arresa alle "invasioni barbariche" di pseudo eroi virtuali, nonostante il massiccio impegno di certa letteratura e televisione. Anzi, in qualche modo, proprio il basso livello culturale e l’ampiezza sia delle platee che dei "palcoscenici" hanno obbligato ad affollare questi ultimi di archetipi, tanto più efficaci quanto più semplici. In buona sostanza, il Condottiero è ancora oggi Cesare, il Poeta ancora Dante, il Medico Ippocrate.
Spesso l’informazione, quando parla di malasanità ma non solo, suggerisce polemicamente: ma i medici, nella loro professione, ricordano quello che giurano? Cosa si sente di rispondere?
Che centinaia di migliaia di medici onorano milioni di volte al giorno il loro giuramento, e mai come in questo caso improprie generalizzazioni sono ingiuste e immotivate. Detto questo, vorrei ribaltare la visione della particolare enfasi con cui la stampa generalista spesso affronta casi di vera o presunta "malasanità". Se nessun’altra attività umana viene così duramente criticata nell’errore, è ben evidente che sopravvive tuttora un generalizzato e tenace investimento emotivo e culturale sulla sacralità della figura del medico che deve inorgoglirci e spronarci a fare sempre di più e meglio, piuttosto che spingerci ad atteggiamenti anacronisticamente passivi e di retroguardia, o farci precipitare nella sindrome, improduttiva ed autoreferenziale, della "casa che brucia".
Il giuramento dei giovani medici si fa n tutti gli Ordini provinciali rimanendo fedeli ai dettami ippocratici. Dal suo osservatorio, ha la sensazione che questo gesto pubblico di forte impatto comunicativo sia vissuto con intensità o come sostanziale routine inevitabile?
Ovviamente posso rispondere soltanto per la mia limitata esperienza provinciale, ma sono sicuro che in massima parte le mie osservazioni possano adattarsi a tutte le altre realtà del nostro Paese. Nella mia provincia la cerimonia si svolge secondo un "format" collaudato, ma anche rivisto ed aggiornato costantemente negli anni, in cui coesistono la Cerimonia delle Medaglie d’Oro per i 50 anni di professione e quella del Giuramento Professionale dei giovani medici e odontoiatri, nell’ottica di un ideale "passaggio del testimone" fra generazioni tra loro distanti sul piano delle
tecniche professionali e delle opportunità, ma assolutamente vicine e solidali sul piano dei valori. In una "location" strettamente istituzionale come il Salone di Rappresentanza della Provincia, davanti ad una platea attenta ed emozionata composta da autorità, colleghi, e un gran numero di parenti commossi e orgogliosi, i giovani colleghi attorniano uno o più di loro che declamano il giuramento, chiuso da un grande applauso e dall’inno nazionale. Devo dire che il tutto filtra attraverso tanti, tantissimi occhi lucidi, compresi i miei, anche dopo tanti anni. E se gli occhi sono lo specchio dell’anima…
Autore: Redazione FNOMCeO