Orientamenti del Governo in merito al numero dei posti disponibili per l’accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia e alle successive scuole di specializzazione, e iniziative volte ad incrementare le relative borse di studio – Nella interrogazione si rileva che la Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ritiene che il numero degli accessi a medicina dovrebbe essere pari a 6.500/7.000 per soddisfare il fabbisogno del personale medico, senza creare sacche di disoccupazione e sottoccupazione; all’opposto, l’Anaao nel marzo del 2014 presentava una ricerca, basata sui dati forniti dalla Fnomceo, dall’ente di previdenza dei medici Enpam (annuario 2012 su dati 2010), dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e dalla Ragioneria generale dello Stato sulle curve di pensionamento, fabbisogni specialistici e numero chiuso per l’accesso alle scuole di medicina e chirurgia, la quale mostrava che tra 10 anni mancheranno all’appello oltre 15.000 medici specialisti nel Servizio sanitario nazionale. Si chiede quale sia la posizione del Ministro interrogato tra queste due analisi diametralmente opposte sul fabbisogno di medici nel prossimo decennio, anche alla luce della revisione delle nuove piante organiche, attualmente in corso, alla luce dell’entrata in vigore del regolamento sulla definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera e se non ritenga che il numero di borse di studio in medicina generale e dei contratti di scuola di specializzazione debba essere commisurato al fabbisogno di medici del Servizio sanitario nazionale e non alle risorse disponibili. Nella seduta dell’Assemblea della Camera dei Deputati del 10 novembre 2015 interviene ANGELA D’ONGHIA, Sottosegretaria di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca che risponde all’interrogazione sottolineando che “è evidente che le diverse ipotesi di partenza adottate dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e dall’Associazione medici dirigenti del Servizio sanitario nazionale possono dare luogo anche a previsioni tra loro differenti, a seconda delle variabili che vengono valorizzate nei modelli di analisi adottati. Proprio per considerare in un ottica sempre più scientifica la questione evidenziata dall’onorevole interrogante, il Ministero della salute ha attivato un progetto pilota volto alla determinazione del fabbisogno futuro di alcune professioni sanitarie, a cui partecipa anche il MIUR. Il progetto nasce nell’ambito della Joint action, finalizzata a diffondere buone pratiche, sviluppate in alcuni Paesi europei, di pianificazione e previsione di cinque professioni sanitarie (dentisti, farmacisti, infermieri, medici e ostetriche), cui il Ministero della salute partecipa con un ruolo di leader in collaborazione con l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Rispetto all’ampio e complesso tema della pianificazione delle risorse umane in sanità, il progetto pilota in oggetto, in quanto parte della Joint action europea, ha un ambito circoscritto, ponendosi come obiettivo specifico la determinazione, entro aprile 2016, del numero di dentisti, farmacisti, infermieri, medici e ostetriche necessari in Italia per i prossimi 5, 10, 15 e 25 anni”).
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