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Obiettivi delle Nazioni Unite per il 2030, l’Italia resta indietro: più povertà e disuguaglianze, meno lavoro e istruzione rispetto ai Paesi europei

In Italia, la popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale è maggiore rispetto alla media europea, ed è aumentata dal 2010 a oggi: se 8 anni fa era a rischio povertà un italiano su quattro, oggi lo è uno su tre. È quanto emerge dai dati Eurostat inerenti agli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; si tratta di 17 obiettivi stilati nel 2015 a conclusione dei cosiddetti Obiettivi del Millennio, mirati a guidare le politiche locali, nazionali e sovranazionali fino al 2030, orientando la nostra società globale verso una maggiore sostenibilità.

In particolare, i dati indicano che la percentuale di popolazione che vive in condizioni di grave deprivazione materiale è quasi doppia rispetto alla media UE: il 12,1% contro il 7%, mentre nel 2010 era il 7,4%. Per fare un esempio, nel 2016 il 16% della popolazione non aveva abbastanza risorse per riscaldare la propria casa adeguatamente e un quinto degli italiani vive in case povere o fatiscenti.

Riguardo all’obiettivo mirato all’eliminazione della povertà, infatti, il nostro Paese non ha invertito la rotta contenendo adeguatamente le disuguaglianze sociali: il coefficiente di GINI, uno degli indicatori più utilizzati come indice di concentrazione per misurare le disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, è leggermente più alto della media europea ed è aumentato sensibilmente dal 2010 al 2016. E dunque è diminuita la quantità di reddito a disposizione dei cittadini meno abbienti.

Anche in tema di lavoro e istruzione l’Italia si piazza al di sotto della media europea. Nel nostro Paese c’è un’alta percentuale di Neet – persone che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro – e l’abbandono scolastico costituisce ancora una problema. Il risultato è che ci sono pochissimi laureati (il 26% contro il 39% in Europa).

Riguardo all’output sanitario, in Italia il c’è il doppio della percentuale di popolazione che nel 2016 ha rinunciato alle cure per ragioni economiche rispetto al resto d’Europa: 5,5%, in crescita dal 2010 a oggi.

Fonte:

Il Sole 24 Ore

Autore: Redazione

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