Odontoiatri a confronto: criticità e attese di una professione

Difficile dire nell’immediato la portata di confronto e di contenuti che gli Stati generali dell’Odontoiatria hanno saputo esprimere nel loro svolgimento, lo scorso 16 dicembre a Roma (foto di: PHOTOGRAFIA | Autuori & Carletti). C’era da provare a riprendere un cammino che dal punto di vista istituzionale e legislativo si è interrotto la scorsa estate. C’era anche da sintetizzare le posizioni e a indicare nuovi obiettivi strategici e temporali, anche in vista di una interlocuzione prossima con il ministro Balduzzi. I risultati sono stati tanti: unitarietà e organicità delle posizioni espresse, attenzione da parte dei tanti politici presenti, responsabilità nei confronti della professione e dei pazienti. Ma andiamo con ordine.

OPENING: MINISTERO, NAS, BIANCO
La giornata si è aperta prima di tutto con la sala completamente esaurita dell’Ambasciatori di Roma: rappresentanti CAO, sindacati, docenti universitari, Alto comando dei Nas, Enpam, Onaosi e tanti politici in differenti momenti (vista la concomitanza con il voto nominale per la manovra Monti). Dopo il saluto di Antonio Leone (vice presidente della Camera) che ha “auspicato un dialogo continuo tra odontoiatri e istituzioni” e quello di Gianni Pittella (vice presidente del Parlamento Europeo) che ha rinnovato l’augurio per un’odontoiatria forte “capace di farsi ascoltare ai vari livelli istituzionali” (come già aveva fatto lo scorso anno durante l’incontro con il Commissario europeo John Dalli), si sono succeduti i saluti di Luigi Palma, presidente dell’Ordine degli Psicologi, di Maria Linetti, che guida la Commissione per la formazione continua, di Marcella Marletta, a capo della Direzione farmaci e dispositivi medici del Ministero della Salute, dei rappresentanti Enpam, Malagnino e Daleffe, di Antonella Polimeni, presidente del Collegio dei docenti, di Lo Muzio, segretario dei docenti odontostomatologici, degli esponenti dei sindacati dell’odontoiatria, Delogu e Prada, di Scarparo, del Coordinamento società odontostomatologiche. Una giornata che poi si è avviata nel solco del messaggio di saluto di Amedeo Bianco, presidente della FNOMCeO, che auspicava un “momento di affronto serio delle criticità, volto ad avviare azioni responsabili nell’interesse della professione e della collettività”. Azioni responsabili che sono state ben introdotte dagli illuminanti interventi di Maria Teresa Camera ed Egle Parisi del Ministero della Salute (le slides dei due interventi sono pubblicate in altro articolo del Portale FNOMCeO).
La Camera, della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie, ha puntualmente illustrato i numeri delle sentenze e delle sanzioni espresse nei confronti di odontoiatri, mostrando come “l’esercizio dell’abusivismo sia comunque il tema di maggior impatto sulla professione” e precisando – come già aveva fatto a Salerno – che “la disponibilità espressa dalla FNOMCeO ha permesso al Ministero di realizzare una completa ed esauriente banca dati dei procedimenti già conclusi e in corso a disposizione di tutti, istituzioni e società civile”; dal suo canto la Parisi (che dirige l’ufficio di Programmazione dei fabbisogni del Servizio sanitario nazionale e riconoscimento dei titoli) ha illustrato il meccanismo di programmazione odontoiatrica a partire dalla determinazione del fabbisogno, mostrando vari dati tra cui quelli riferiti ai “non abilitati”, a dimostrazione delle preoccupazioni infondate sul blocco all’accesso alla professione, visto che solo il 2% degli esaminandi non supera l’esame di Stato.
Nella sua disamina Egle Parisi ha anche dedicato tempo ad illustrare la situazione di alcune “lauree facili” ottenute da studenti italiani in Romania e Spagna: “situazioni nelle quali, dopo aver documentato l’inconsistenza di certi percorsi accademici, abbiamo ottenuto l’annullamento delle lauree”. Applauditissimo anche l’intervento del generale Cosimo Piccinno, comandante dei Nas, che ha sintetizzato i numeri delle azioni negli ultimi due anni: 434 ispezioni “a buon fine”, che quindi hanno riscontrato illeciti, con il sequestro di 250 studi. Dati che però sono andati a confluire in una considerazione finale: “le norme sanzionatorie sono così poco stringenti, che multe e provvedimenti non sono sentiti come un problema da chi è abusivo”, ben riferendosi ai 500 euro di multa che sono il tetto massimo della sanzione pecuniaria per chi opera abusivamente. Gli interventi sono stati “cuciti” insieme da Giuseppe Renzo, che al termine di questa prima fase del simposio ha ricordato che “l’odontoiatria sa ascoltare e sa mettersi in dialogo e quindi di tutti gli elementi espressi sapremo fare tesoro per l’oggi e per il domani della nostra professione, non dimenticando che purtroppo tanti elementi critici circondano il mestiere dell’odontoiatra”.

TAVOLA ROTONDA: MARZULLO, I SINDACATI E I POLITICI
Con il coordinamento di Gigi Marzullo, si è poi tenuta la tavola rotonda cui hanno partecipato Renzo, la senatrice Laura Allegrini (Pdl), il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl), e l’on Pierluigi Mantini (Udc). L’obiettivo era porre istituzioni e politica a confronto con l’odontoiatria a partire dai temi della liberalizzazione delle professioni. In una situazione politica in cui i partiti presenti al dibattito (su differenti fronti durante l’estate scorsa) appartengono entrambi alla compagine di appoggio al governo Monti, si sono sentite voci sostanzialmente affini, pur nelle differenze. “Si alla modernizzazione delle professioni, no alle crociate”, ha detto Mantini. “Abbiamo tutti l’intenzione di inasprire la pena per fermare l’abusivismo”, ha detto la Allegrini. “L’esercizio della professione intellettuale non può essere omologato alla competizione e alla concorrenza economica”, è stato il parere di D’Ambrosio Lettieri, che poi, concordando con Mantini, si è opposto alla possibilità di un ingresso indiscriminato dei capitali nelle società con l’assistenza sanitaria come oggetto (“diciamo sì a capitali solo se contenuti in una certa percentuale”). Delogu e Prada hanno presentato domande e richieste specifiche ai rappresentanti della politica: “la nostra professione è vista come una lobby, ma in realtà l’odontoiatria non è protetta da nessuno e gli Ordini esistono per la difesa del paziente” (Delogu); “siamo preoccupati per lo sviluppo della professione in Italia: il 20-30% del nostro tempo è vanificato in atti burocratici e la pressione fiscale è davvero preoccupante: in troppi continuano a considerarci imprese senza però volerci offrire gli sgravi fiscali che lo Stato attribuisce agli imprenditori” (Prada). Parole che hanno permesso a Giuseppe Renzo di ricordare che gli odontoiatri e gli Ordini “godono di cattiva stampa, ma il danno è tutto dei cittadini che si ritrovano schiacciati dal concetto di vendita del prodotto salute, che è oggi il vero ed unico nemico, che si esprime in follie di mercato, di concorrenza e di falsi bisogni dettati ed imposti dalla pubblicità”. Dialogo serrato, quello coordinato da Marzullo, concluso con un auspicio da parte di Lorenzo Lo Muzio, intervenuto a rappresentare l’università: “Il mondo politico aiuti l’Accademia ad aiutare l’Odontoiatria prima che sia troppo tardi”. Applausi in sala.

IL FACCIA A FACCIA: ORDINI SI, ORDINI NO
“L’immagine del dentista nei confronti dell’opinione pubblica” è il tema sul quale si sono confrontati nel pomeriggio di venerdì Giuseppe Renzo, Presidente CAO nazionale, Maurizio Gasparri, capogruppo PdL in Senato, Franco Stefanoni, giornalista, Primo Mastrantoni, Presidente ADUC. Un faccia a faccia, moderato da Luciano Onder, che aveva sullo sfondo il tema dei temi: il ruolo degli Ordini, la riforma degli Ordini, Ordini sì e Ordini no.
“Ordini sì, perché sono l’unico baluardo nella difesa dei diritti dei cittadini”, secondo Giuseppe Renzo: “Attenzione! I problemi che oggi investono gli Ordini riguardano non solo la nostra professione, ma l’intera società italiana. Ci sono oggi in Italia 58 mila colleghi odontoiatri, 1/900 abitanti e in alcune regioni 1/600 abitanti, quando l’OMS indica come rapporto ottimale 1/2000 abitanti. Ma la pletora odontoiatrica è il risultato di un percorso non virtuoso fatto di ricorsi, di programmazione non rispettata né dalle Università italiane, tanto meno da quelle straniere. Esistono in Italia 34 corsi di laurea in Odontoiatria, ma ci sono giovani che vanno all’estero perché qui non riescono a superare i test di ammissione. E si ritrovano senza laurea riconosciuta”. Ma Giuseppe Renzo ha da ribadire anche sulla questione abusivismo, “fenomeno che non è sganciabile dal prestanomismo. Si valuta che esistano 15 mila esercenti abusivi, sui quali le CAO hanno esercitato provvedimenti disciplinari con sanzioni pesanti, pur essendo in vigore l’articolo 348 del Codice penale che stabilisce una sanzione di 516 euro per i trasgressori, una nullità. Eppure siamo qui a combattere questa eterna guerra contro l’abusivismo senza alcuna intenzione di mollare”. Giuseppe Renzo replica anche alla critica ricorrente sull’alto costo delle prestazioni odontoiatriche: “La cura odontoiatrica è cara di per sé, se fatta secondo criteri seri. I rischi derivano da chi, ovviamente gli abusivi, che utilizzano attrezzature e materiali, a basso costo, provenienti dalla Cina e da altri Paesi o da prestazioni non appropriate”. Poi un attacco frontale: “Groupon è l’esempio del ‘terzolucrante’, di chi propone e poi gestisce offerte di prestazioni a basso costo, senza alcuna garanzia per i pazienti. E’ un fenomeno non solo italiano, ma è un gruppo di potere economico quotato nella borsa di New York”.
Franco Stefanoni, giornalista, autore del libro “I veri intoccabili”, nel quale indica gli Ordini come “lobby del privilegio”, che in passato ha collaborato con Affari e Finanza di Repubblica e con Corriere Lavoro, oggi a il Mondo, sottolinea: “In Italia le lobby esistono, ultimo esempio, collegato alla manovra del Governo, l’azione dei farmacisti contro le liberalizzazioni”. Si chiede, Stefanoni, se gli Ordini davvero fanno le cose che dovrebbero fare o, se, piuttosto, non si possa oggi parlare di “Ordini polverosi che si azzannano tra loro, anche se –afferma- ogni professione va valutata di per sé”. In altre parole, non si può generalizzare, esistendo in Italia 28 Ordini professionali che dovrebbero tutelare gli interessi dei cittadini.
“Cerchiamo di capire le ‘ragioni nobili’ degli Ordini, ma proprio i meccanismi di accesso alle professioni sono in discussione: Università, specializzazione, iscrizione all’Ordine. Noi pensiamo a un superamento degli Ordini, ancorando le professioni a un Registro europeo dove ogni medico o odontoiatria si iscrive e lì ci saranno tutti i dati di ogni singolo professionista”. E’ il pensiero di Primo Mastrantoni, Presidente dell’ADUC, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. “Penso piuttosto ad Associazioni private di professionisti, non ad Ordini professionali, Associazioni private alle quali liberamente di si può iscrivere o no. Non ci dev’essere un obbligo di iscrizione, perché non serve per esercitare”.

LA RIFORMA E I POLITICI
Ma la parola spetta alla politica, che nei prossimi mesi sarà chiamata a decidere sulla riforma degli Ordini professionali, in Parlamento: “Proprio nei prossimi mesi si dovrà operare per riformare gli Ordini e sto difendendo la funzione degli Ordini in tutto il dibattito che già c’è stato in Parlamento”. Parla così Maurizio Gasparri, capogruppo del PdL a Palazzo Madama: “Siamo per la riforma degli Ordini, ma non per la demagogia sull’abolizione degli Ordini, in base all’idea della liberalizzazione. Qui il problema è un altro, è quello di trovare le convergenze, creare le condizioni per la solidarietà tra gli Ordini e i cittadini”.
E Giuseppe Renzo fornisce una conclusione di questo ragionamento: “Gli Ordini già oggi tengono l’anagrafica di medici e odontoiatri. Noi non vendiamo alcun prodotto, noi tuteliamo le prestazioni di qualità che forniamo ai pazienti, che non vogliamo che siano chiamati clienti. La figura dell’odontoiatra è stata definita nel 1980. Trent’anni dopo noi abbiamo autonomia organizzativa e amministrativa, non ci interessa un Ordine separato da quello dei medici. Noi non vogliamo questo, intendiamo rimanere nell’ambito della FNOMCeO, con la nostra autonomia”.

Autore: Redazione FNOMCeO

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