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“OKKIO ALLA SALUTE”… DEI BAMBINI OBESI

Il 4 maggio a Roma, presso l’Auditorium del Ministero della Salute “Biagio D’Alba”, è stata resa pubblica un’articolata sintesi dei dati più significativi rilevati attraverso il Sistema di Sorveglianza “Okkio alla Salute”: un’iniziativa promossa dal Ministero della Salute/CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie) e coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Questo progetto di indagine epidemiologica, attivo da dieci anni in Italia, fa parte del progetto dell’Oms-Europa “Childhood Obesity Surveillance Initiative” (“COSI”), un’iniziativa internazionale a cui partecipano più di 30 Paesi e che si propone di monitorare il peso nella popolazione infantile di 8-9 anni d’età. Non a caso la presentazione degli ultimi dati raccolti è stata anche giudicata l’occasione per dar vita al convegno “Dieci anni di OKkio alla SALUTE: i risultati della V raccolta dati e le sfide future” (vedi). La mole dei dati raccolti fino ad oggi fotografa quindi in maniera scientificamente corretta la diffusione del sovrappeso nella fascia d’età della popolazione italiana in cui si pongono molto spesso le basi dello stato di salute futura: un bambino obeso a nove anni avrà da adulto più problemi di un individuo normopeso ad avvicinarsi al proprio peso corporeo ideale e andrà più facilmente incontro alle malattie correlate all’obesità.

A corrente alternata, ovvero in oscillazione tra positività e negatività, i dati dell’ultimo rilevamento di “Okkio alla Salute”. L’aspetto più positivo (che fotografa la situazione nel 2016) è che in dieci anni è diminuito del 13% il numero dei piccoli italiani obesi e in sovrappeso. La rilevazione è stata effettuata arruolando 48.946 bambini di 8-9 anni e 48.464 genitori: questo campione era completamente rappresentativo della realtà italiana.

La rilevazione dell’obesità infantile in questa fascia d’età conferma la lenta ma costante diminuzione del fenomeno, ma non sposta sostanzialmente la posizione che occupa l’Italia tra le nazioni con i più elevati livelli di sovrappeso e obesità. In particolare, l’indagine coordinata dall’ISS mostra che la percentuale di bambini obesi di età compresa tra i 6 e i 10 anni scende dal 12% del 2008/09 al 9,3% del 2016, e quella dei bambini in sovrappeso passa dal 23,2% del 2008/9 al 21,3% del 2016.

La rilevazione 2016 conferma però la negatività di alcuni dati rilevati in precedenza. In particolare la grande diffusione tra i bambini di abitudini alimentari errate, anche se parzialmente compensate dall’aumentato livello di consumo di frutta e verdura e dalla contemporanea diminuzione del consumo di bevande zuccherate. Una dieta bilanciata rimane però per i bambini uno degli obiettivi più difficili da raggiungere.

Il commento di Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS e di Angela Spinelli del Centro Nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute

“L’obesità –come ha dichiarato Walter Ricciardi, Presidente dell’ISS alla presentazione dei dati della ricerca avvenuta il 4 maggio- è diventata uno dei maggiori problemi di sanità pubblica in Italia. Nonostante il miglioramento registrato dagli ultimi dati restano forti differenze geografiche tra Nord e Sud, a discapito di quest’ultimo.

La diminuzione del tasso di obesità nei bambini – ha continuato- è un segno che le politiche sanitarie messe in atto cominciano a dare i primi risultati ed è contemporaneamente il segnale che dobbiamo concentrare maggiormente gli sforzi in questa direzione. Tuttavia – ha concluso Ricciardi – resta molto da fare, soprattutto nella promozione della consapevolezza sui corretti stili di vita. I genitori devono fare la loro parte: infatti, questi dati ci dicono che circa il 40% delle madri di bambini in sovrappeso o obesi ritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma”.

“In Italia, l’8% dei bambini salta la prima colazione e il 33% fa una colazione comunque inadeguata, cioè sbilanciata in termini di carboidrati e proteine condizionando negativamente l’equilibrio calorico del resto dei pasti – ha aggiunto Angela Spinelli del Centro Nazionale Prevenzione delle Malattie e Promozione della Salute – e a metà mattina il 53% fa una merenda troppo abbondante”.

Si deve aggiungere che queste abitudini alimentari scorrette non sono di sicuro compensate dal rapporto che i bambini hanno con lo sport: il 23,5% dei bambini svolge infatti giochi di movimento non più di un giorno a settimana; il 33,8% dei bambini svolge attività fisica strutturata non più di un giorno a settimana e il 18% non aveva fatto attività fisica il giorno precedente l’indagine. Inoltre soltanto il 25% dei bambini arruolati nello studio si reca a scuola a piedi o in bicicletta ma il 44 % del campione ha la TV in camera e il 41% guarda la TV e/o gioca con i videogiochi/tablet/cellulari per più di due ore al giorno che è il tempo limite raccomandato dagli esperti.

A questo si aggiungono i risultati di una ricerca pubblicata in questi giorni dal Corriere della Sera: due ragazzi su tre non sanno fare una capriola (vedi). Questa novità “triste” possiede anche un risvolto inquietante, perché la maturazione psichica in età infantile è strettamente correlata all’appropriazione della propria corporeità. Sappiamo che è sempre scorretto separare la valutazione degli individui in “anima e corpo” ma nei bambini questi due aspetti sono interdipendenti in modo molto più strategico di quanto avvenga negli adulti perché i bambini di oggi saranno gli adulti di domani.

Che fare, dunque?

I relatori che hanno dato vita all’evento romano concordano sulla necessità di investire nella prevenzione, anche con il coinvolgimento attivo di settori della società esterni al sistema sanitario, sia istituzionali che della società civile, così come raccomandato dall’Unione Europea (UE) e dall’OMS, attraverso strategie e Piani d’azione.

Tutte le Regioni sono, inoltre, impegnate nella realizzazione del Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014-2018 che, secondo l’approccio del Programma “Guadagnare Salute” (vedi), interviene attraverso strategie di popolazione in specifici “setting”. Particolarmente importante a tal fine è il raccordo tra salute e scuola cui compete un ruolo educativo molto rilevante anche nel supportare e stimolare comportamenti salutari a partire dall’infanzia, coinvolgendo le famiglie e l’intera comunità scolastica.

Il PNP, in particolare, per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili mira al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

aumento del 25% dei bambini in allattamento materno esclusivo fino al sesto mese (180 giorni di vita)

incremento del 15% della prevalenza di bambini di 8-9 anni che consumano almeno due volte al giorno frutta e/o verdura

riduzione del 30% della prevalenza di soggetti di tre anni e più che non prestano attenzione alla quantità di sale e/o al consumo di cibi salati.

Autore: Redazione FNOMCeO

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