Legge di Stabilità: un primo segnale di speranza
I due miliardi in più al Fondo Sanitario della Legge di Stabilità 2017 sono un segnale positivo che denota l’attenzione del Governo alle istanze portate avanti dalla professione. Un primo passo che fa sperare in una nuova stagione di dialogo tra esecutivo e medici per fronteggiare insieme le sfide della Sanità italiana.
Bari 19 Ottobre 2016. I due miliardi in più al Fondo Sanitario della Legge di Stabilità 2017 sono un segnale positivo che denota l’attenzione del Governo alle istanze portate avanti dall’Ordine e da tutta la professione medica negli ultimi mesi. Le stesse istanze che erano state sintetizzate nella recente campagna di comunicazione dell’OMCeO Bari sul disagio in ambito sanitario “Medico e Paziente. Due facce dello stesso disagio. Chiediamo più risorse per la salute. Insieme”.
Parte dei fondi aggiuntivi serviranno, nelle intenzioni dell’esecutivo, alla stabilizzazione dei medici precari, con una misura che, se non risolve condizioni lavorative fortemente lesive della dignità professionale, rappresenta comunque un primo passo ed una prima risposta da parte del Governo alle esigenze della categoria e più in generale dei cittadini, su cui ricadono le conseguenze della situazione critica in cui versa la Sanità italiana.
Un primo passo dunque, che fa sperare in una nuova stagione di dialogo tra esecutivo e professione per fronteggiare insieme le sfide della Sanità italiana.
Finalmente si parla di sblocco del turnover, una misura quanto mai urgente, non solo perché negli ultimi anni il numero di unità impiegate nel servizio sanitario nazionale si è contratto costantemente – secondo il MEF tra il 2010 e il 2014 il sistema ha perso quasi 25mila unità di personale stabile – ma anche perché si stima che nei prossimi 10 anni, soprattutto nelle regioni dei sud Italia, i 2/3 dei medici in servizio andrà in pensione, lasciando un vero e proprio “buco” nelle risorse umane della Sanità. Urge far fronte sin d’ora a quella che ormai si configura come una vera e propria emergenza legata al personale e a cui i nuovi fondi disponibili per il 2017 danno una risposta solo in parte.
Occorre inoltre non solo pensare al numero delle unità, ma anche alla loro organizzazione. Alla ristrutturazione della rete ospedaliera che regioni come la Puglia hanno conosciuto negli ultimi anni con la conseguente chiusura di molti ospedali, deve seguire finalmente la costruzione di una rete di servizi sanitari territoriali che vadano incontro alle esigenze dei pazienti. Manca infatti ad oggi una struttura della Medicina Generale diffusa capillarmente sul territorio, composta non solo da medici di famiglia ma anche da collaboratori di studio e infermieri e capace di offrire un’assistenza sempre più protesa verso i malati cronici e la domiciliarità.
L’intervento del Governo non può prescindere dal tema dell’equa distribuzione del Fondo Sanitario su tutto il territorio nazionale. Bisogna intervenire per garantire omogeneità nell’erogazione dei servizi ed equità nell’accesso alle cure in tutte le regioni italiane, organizzate in 21 sistemi sanitari diversi. Come Ordini dei medici del Sud ci siamo fatti portatori, attraverso un documento fatto proprio dalla Fnomceo, delle esigenze di una parte del paese che di fatto non ha opportunità di accedere alle cure uguali a quelle di cittadini di altri territori. Gli ultimi dati Istat e del Rapporto OsservaSalute documentano le persistenti iniquità che assillano il settore della sanità, penalizzando le regioni meridionali: tassi di mortalità più elevati, speranza di vita inferiore, spesa sanitaria pubblica pro capite inferiore, elevato tasso di mobilità sanitaria. Al momento le risorse vengono assegnate in base a fattori demografici come l’invecchiamento della popolazione, che penalizzano le regioni del sud – storicamente caratterizzate da una popolazione più giovane – e non tengono in considerazione il rischio ambientale, fattori socio-economici e la scarsa consapevolezza culturale. Temi di grande attualità alla luce del rapporto Caritas appena pubblicato, che evidenzia come la povertà in Italia aumenti col diminuire dell’età e colpisca ormai prevalentemente i giovani. È auspicabile che il Governo, come garante e promotore del diritto all’uguaglianza di tutti i cittadini, intervenga istituzionalmente sulle Regioni affinché si proceda ad una revisione dei criteri di ripartizione del Fondo per una più equa distribuzione delle risorse sanitarie.
In Puglia, in particolare, Brindisi e Taranto rappresentano una situazione di emergenza con un inquinamento che ha ricadute pesantissime sulla salute e picchi di incidenza tumorale drammaticamente superiori alla media nazionale. I cittadini pugliesi non possono aspettare i tempi lunghi della politica, è urgente quindi che l’esecutivo intervenga prevedendo delle deroghe al DM70 in condizioni speciali come quelle legate all’inquinamento e al rischio ambientale, in modo che in zone come Taranto si possano fare investimenti in salute.
Ufficio stampa OMCeO Bari Roberta Franceschetti
(Comunicato del 19.10.2016)
Autore: Redazione FNOMCeO